“Ce ne siamo andati dalla classe
dovevamo allontanarci da quegli indottrinati.
Abbiamo imparato più da un disco di tre minuti
che da tutto quello che abbiamo studiato sui banchi.
Stanotte mi arriva il suono della batteria del mio vicino
posso sentire il mio cuore che inizia a pulsare
tu dici che sei stanca e vuoi solo chiudere gli occhi
e seguire i tuoi sogni fino in fondo.
dovevamo allontanarci da quegli indottrinati.
Abbiamo imparato più da un disco di tre minuti
che da tutto quello che abbiamo studiato sui banchi.
Stanotte mi arriva il suono della batteria del mio vicino
posso sentire il mio cuore che inizia a pulsare
tu dici che sei stanca e vuoi solo chiudere gli occhi
e seguire i tuoi sogni fino in fondo.
Abbiamo fatto una promessa
abbiamo giurato che l’avremmo mantenuta
nessuna ritirata, credimi, nessuna resa”.
abbiamo giurato che l’avremmo mantenuta
nessuna ritirata, credimi, nessuna resa”.
Così cantava ringhiando e trasudando coraggio “the Boss”
Bruce Springsteen, nella celebre “No surrender”.
Ed ancora: “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me
stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse… E il mondo
appare diverso da quassù. Non vi ho convinti??? Venite a vedere voi stessi!!
Coraggio!! E’ proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla
da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete
provare. Ecco, quando leggete per esempio, non considerate soltanto l’autore,
considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la
vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non
trovarla affatto. Thoreau dice che molti uomini hanno vita di quieta
disperazione.
No! Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi!
Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno!
Osate cambiare. Cercate nuove strade.”
No! Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi!
Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno!
Osate cambiare. Cercate nuove strade.”
Questa è invece l’autorevole esortazione che il professor
Keating (Robin Williams ne “l’attimo fuggente”) rivolge ai suoi giovani e
promettenti studenti.
La strada come maestra di vita, come università
dell’esperienza diretta: questo è il concetto più volte menzionato fra quelle
parole o fra le evocazioni di innumerevoli artisti, autori e registi che
sull’anticonformismo, nonché sulla personale ricerca, hanno eretto il proprio tempio
interiore.
Ho ricordato questi esempi poiché sono giorni che ripenso ad
un’esperienza capitatami quest’estate.
Mi trovavo in vacanza in Toscana, a Pomaia (frazione di Santa Luce, in
provincia di Pisa), avevo assistito nelle precedenti giornate a significativi
insegnamenti donatici da importanti maestri orientali ed occidentali.
L’ultima serata di quel soggiorno fummo ospiti di Walter ed
Antonella: una coppia di amici davvero
straordinari che possiede un grazioso appartamento a Castellina, nei pressi del
borgo citato precedentemente.
L’atmosfera quella sera era particolarmente giovale e
rilassata: si argomentava di questioni semplici ed apparentemente banali,
quando ad un certo punto la discussione, non ricordo per quale strana ragione, virò
sulle extra-sistole cardiache e sulle fastidiose ripercussioni che queste
implicano sulla qualità della vita. Antonella mi raccontò di aver spesso a che
fare con questo problema. Le extra-sistole sono un fenomeno di alterazione del
battito cardiaco (nella maggior parte dei casi benigno e assolutamente non
grave, ma comunque in grado di renderti la vita difficile e di spaventarti
moltissimo). Il ritmo del muscolo cardiaco improvvisamente “perde” un battito
procurandoti per meno di un secondo una sensazione di “vuoto” e “tuffo al
cuore”, durante il quale l’impressione che si avverte è la mancanza di respiro
e l’esagerata paura d’un imminente arresto cardio-circolatorio.
Antonella mi raccontò come le prime volte in cui provò
queste sensazioni fu letteralmente in preda al panico e la cosa mi rimandò ai
miei trascorsi.
Le raccontai infatti che 13 anni orsono (quando avevo 23
anni), a seguito di alcuni svenimenti, dovetti sottopormi ad un esame invasivo
al cuore e li feci la scoperta di avere una malformazione congenita. Fu
necessario un intervento di ablazione con una sonda che attraversando
la vena safena della mia gamba destra giunse al cuore, intervenendo con
radiofrequenza dove il problema congenito risiedeva. Da allora la problematica è
risolta, anche se spesso soffro anch’io di queste fastidiose extra-sistole,
specialmente di notte, in alcuni periodo dell’anno mi rendono il sonno un vero
incubo!
La discussione continuò con un reciproco rassicurarsi
tramite consigli mai banali (evita la caffeina e il tabacco, ecc..). Ad un
certo punto Walter intervenne con un suo aneddoto che mi affascinò al punto
tale da essere ancora in questo preciso momento fonte di ispirazione e di un
serafico sorriso, uno di quelli così larghi e spontanei in grado di farti
fare pace con la vita.
Con un candore insospettabile infatti Walter prese la
“matassa” del discorso e si lasciò ad una confessione che ricordo ancora in
ogni singolo vocabolo…disse: << Sapete, anche a me una sera è capitata
una cosa simile ed ho avuto la sensazione di morire lentamente e in modo consapevole. Ero sdraiato sul divano con il mio cane Axl che dormiva al mio
fianco. Ero tuttavia ancora cosciente e non del tutto addormentano: tutto ad un
tratto sentii un forte senso di occlusione al petto legato alla fatica di
respirare liberamente, pensai tra me e me :‘sto avendo un infarto’. Il dolore
al centro del petto aumentava e non avevo neppure la forza di svegliarmi ed
afferrare il telefono.
Poi mi lasciai andare e arrivai a pensare: ‘ se per caso sto morendo devo ammettere d'esser sereno, ho avuto una vita splendida,
una compagna meravigliosa, una figlia di cui sono fiero ed un cane che amo, non
rimpiango nulla e sono grato di aver vissuto un’esistenza così fortunata e
significativa’. Pochi istanti dopo il dolore svanì, ma quella sensazione di
pace e serenità mi accompagnò tutta la notte >>.
Poche parole, nulla di filosoficamente sconcertante, eppure
quella lezione è rimasta nella mia intimità come una scheggia d’oro che non
intendo estrarre né rimaneggiare. La lascio lì, a ricordo di una serata come
tante, che mi ha donato però qualcosa a cui non si può dare prezzo.
Ho osservato Walter con occhi nuovi: la mia non era invidia,
l’invidia è un sentimento negativo. La mia era ammirazione… sincera, veritiera,
vigorosa. La mia era la capacità di aver realizzato che lo scopo dell’esistenza è tutto condensato qui: in questi pochi pensieri di chi se fosse arrivato l’ultimo atto sarebbe
pronto a dire: “sono sereno e pieno di gratitudine”.
-ALESSANDRO DE VECCHI-