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domenica 27 gennaio 2013

Giornata della memoria...per gridare tutti insieme "mai più!"

Giornata della memoria, per non dimenticare e tutti insieme ribadire al mondo << Mai più! >>, poesia tratta dal mio libro "Fuori dallo stormo" http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=350633

mercoledì 9 gennaio 2013

<< DIALOGO IMMAGINARIO CON GLI ANNI E CON LA PROPRIA COSCIENZA >>




- Pronto? Ciao, come stai? Tutto bene?
- Ciao vecchio anno appena passato! Tu come stai? Io mi sto riprendendo dopo trascorsi non facili, mi sono accadute un po’ di cose e ho dovuto rimboccarmi le maniche… ma sto reagendo. Non hai saputo nulla?
- No, mi dispiace, ma tu sei forte… piuttosto, volevo chiederti un favore: sai, da quando è arrivato il 2013 tutti gli occhi sono puntati su di lui ed io non riesco più ad ottenere nulla da nessuno.
- Hey! Perdonami se t’interrompo subito. Non averne a male, ma io non saprei aiutarti, per due ragioni: la prima è che per me il nuovo anno è il futuro e tu sei il passato. Io non mi occupo né di uno né dell’altro, ma solo ed esclusivamente del momento presente. Istante per istante, con consapevolezza solo nel frangente che fa parte del “qui e adesso”. La seconda ragione è che ho smesso.
- Smesso cosa?
- Smesso di dar per scontato che quello che abitudinariamente reputo "fare il bene" sia poi effettivamente tale.
Ho smesso di pensare che sia incondizionatamente corretto e sano "esserci" e "darsi" completamente a prescindere.
Vuoi un esempio? Raccogliere e ri-pulire ripetutamente il ciuccio di un bimbo che intenzionalmente lo getta per terra dispettosamente non è affatto educativo ...allo stesso modo non è né utile né fruttuoso offrirsi sempre e ingenuamente con chi con te invece c’è a “intermittenza”, come una lucina del presepe natalizio. Oppure quando gli conviene, quando ne ha voglia. Quando non ha di meglio da fare con sorelle, cugini, nipoti, amici, parenti, suoceri, colleghi, piante del giardino, arredamento nuovo, vacanze e chi più ne ha ne metta.
Ho smesso di aprire il mio cuore ed i miei timpani a chi parla come un libro stampato ma non ascolta neppure per un minuto. Chi menziona solo di sé e dei propri problemi o dei propri successi, come se i suoi fossero sempre il fulcro del mondo e ritiene invece quelli altrui alla stregua di quisquilie.
Ho smesso di credere agli alibi di chi non risponde ai tuoi messaggi perché: “Oh, scusa, ma non ho avuto tempo neanche stavolta”. (Mi pare d’intuire che il tempo medio per rispondere a un sms occupi qualcosa come 30-40 secondi nell'arco delle 24 ore a disposizione, evidentemente si tratta solo di priorità e dell’effettiva importanza data).
Ho smesso di giustificare bonariamente chi attende sempre che sia l'altro a “fare il primo passo”  ed a quel punto ti risponde con una filastrocca pre-confezionata al pari delle frasi dei baci perugina: “mi hai anticipato, ti avrei chiamato io prima o poi, anche se non mi faccio sentire spesso lo sai che  ti penso sempre”.
Ho smesso di rimandare a data da definire i propositi di vita, di pensare frequentemente: “ prima o poi la ruota girerà”, dimenticando che quel “domani” è divenuto oramai lo “ieri” di parecchi anni fa e la muffa del “qui ora”.
Ho smesso di farmi ipnotizzare da quel vecchio ritornello che troppo a lungo mi è stato canticchiato: “un giorno dobbiamo bere un caffè insieme o mangiare un pizza insieme per sostenerci e capirci reciprocamente”. Ho scoperto che attendendo quel giorno ho svoltato invano più pagine di calendari che incroci stradali.
Ho smesso di dare “quarte, quinte, seste, settime possibilità”, perché la prima volta che qualcuno ti ferisce puoi attribuirne (sebbene in maniera piuttosto superficiale) la causa ad altri al di fuori di te. Anche la seconda volta, magari. Ma dalla terza in poi probabilmente dovresti interrogarti, essere un po’ meno indulgente con te stesso e capire che “la colpa” a quel punto è anche e soprattutto tua, dal momento che lo hai permesso reiteratamente.
Ho smesso, capisci?
- Certo, capisco, sei giustamente amareggiato, è comprensibile, ma io volevo…
- Amareggiato? Ti sbagli amico mio e te lo dico con simpatia. Guarda il mio sguardo: è sereno, pacifico, persino lieto di tutto ciò che nella buona o nella cattiva sorte ho avuto l’opportunità d’imparare e vivere. Non ti preoccupare: nessun astio, nessun sentimento d’ostilità o rancore alberga in me. Non ce l’ho con nessuno, anzi: col sorriso sulle labbra ho imparato che non sono affatto il centro del mondo e sto  abituandomi a gioire del sole altrui persino nei casi in cui quest’ultimo coincide con l’ombra dalle mie parti. Mi alleno ad augurare a chiunque tutto il meglio che la vita possa donargli. Semplicemente però ho messo da parte un po’ di mie antiche abitudini deperite come medicinali scaduti, i quali, come si sa, diventano pericolosi per la propria salute.
Ho abolito quel continuo non volermi bene abbastanza.
Ho sepolto l’abitudine di non rispettare un minimo anche la mia persona.
Mi chiedevi come ho iniziato l’anno nuovo, giusto? Tutti fanno propositi con lui appena si affaccia, come vedi anch’io non sono diverso in questo. Ma non ho fatto una lista di cose da iniziare, ho preferito piuttosto cominciare da un bel po’ di cose da cessare…
…come dici? Non te l’aspettavi? Bhè, forse hai ragione, ma vedi, il punto è proprio questo: sono tante le cose che ho smesso.
Dimenticavo: un abbraccio di cuore, caro mio anno passato, salutami il nuovo titolare.

- ALESSANDRO DE VECCHI -