Visualizzazioni totali

sabato 20 ottobre 2018

La descrizione di un attimo

La descrizione di un attimo. Una pagina di ciò che sto descrivendo nel mio romanzo #AMenoCheNonVincanoTutti

Salito sulla sua 500, ebbi una serie di flash back interminabili. Un “brainstorming” destinato a non cessare allorché avessi capito quanto quella donna mi fosse entrata nelle vene e galleggiasse, impunita, fra i miei globuli bianchi e quelli rossi.
Impressi nel ricordo ci sono ancora dei fotogrammi che ho vissuto su quel sedile e sono piantati lì: come un affresco millenario, che né l’incedere del tempo, né la fragilità dell’ossatura della memoria, possono screpolare.
Da qualche parte avevo sentito dire che gli affreschi sono così: o gli si dà una mano di bianco commettendo il delitto di cancellare un capolavoro, o li si restaura con amore e pazienza, tramandandoli preziosamente ai posteri.
Ci fu un bacio che svolse questo compito, lasciando l’unico posto possibile al restauratore di affreschi e mandando pre-pensionamento l’imbianchino.
Smanettavo sull’autoradio, felice e sorpreso di aver scovato, nel vano porta oggetti, un cd che avevo masterizzato e regalato anni prima a Patty. Era ancora al suo posto, pronto a raccontare ballate un po’ ruffiane e “pomicione”.
Il cd delle occasioni speciali, quello in cui ogni canzone è selezionata con lo scopo di creare una sorta di detonatore che pare avvisare: «Al mio segnale tutti in brodo di giuggiole e gli unici ‘corpo a corpo’ che voglio vedere, saranno quelli sotto le lenzuola.»
Skippai un po’ di brani fino ad arrivare a quello che, come bene sapevo, le piaceva da impazzire: “Come musica” di Lorenzo Jovanotti. Non che c’andassi matto, ma sacrificavo i miei “santi” dell’alternative rock, per far felice la mia donna. Insomma, Eddie Vedder poteva perdonarmi, se per una volta lo tradivo con il nazional popolare! Gli occhi sognanti di Patrizia valevano bene quel prezzo!
Il pezzo era già partito quando incautamente Patty toccò dentro ai tasti con un gomito e selezionò, per sbaglio, la radio Fm: la canzone si interruppe ed al suo posto capimmo che stavano trasmettendo “Completamente”, dei - The Giornalisti –
Il resto è una specie di ricordo confuso, come un sogno che tenti di ricordare al mattino ma ti godi nel pieno della notte
C’erano le nostra braccia ormai strette ai corpi sudati. Le labbra incollate, come bi-adesivi a presa rapida. La mia camicia, mezza sbottonata e la sua: abbottonata solo per metà. Il suo rossetto, totalmente spalmato sul mio collo e le casse che gonfiavano questo verso: «Oserai andarci sotto maledetta? E Provare robe forti un’altra volta. E spararti tutto ciò che provo in faccia…»

(ALESSANDRO DE VECCHI)

giovedì 11 ottobre 2018

Trattori che arano parole...

Avete mai visto quei contadini che col proprio trattore arano e seminano i campi? A volte sembra che ripetano la medesima fatica ogni giorno, per mesi, senza che nulla intorno cambi. Senza che niente cresca e dia segno tangibile del frutto del lavoro.
Ebbene, il mestiere del vivere (e dello scrittore in particolare), è simile: mesi di semina di parole, ore piccole chini sul monitor, a spremere le meningi, cercando di tradurre in vocaboli un tesoro nascosto nei meandri del cuore.
Poi tutto d'improvviso ecco che la coltre bianca delle nevi lascia il posto ala fioritura. 
Il Buddha diceva: non basta che i semi siano buoni, occorre anche scegliere il terreno più fertile.
Ecco cosa sto facendo a fari semi-spenti: a volte tutto pare fermo, ma in realtà la terra sta girando su se stessa e nulla è realmente mai inerte.
Il romanzo  #AMenoCheNonVincanoTutti  prosegue goccia dopo goccia e anche questo mese ve ne voglio proporre qualche sgocciolio.
Con amore - ALESSANDRO DE  VECCHI - 

                        CLICCA SULLE FOTO PER FACILITARE LA LETTURA