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giovedì 3 settembre 2015

il ballo del cambiamento....



« Il cambiamento non è mai sofferenza, solo la resistenza ad esso lo è ».
Questo insegnamento fu dato da Siddharta Gothama (più noto come “il Buddha”, ossia “il risvegliato"). Un uomo vissuto nella regione dell’attuale Nepal più di 2500 anni fa.
Tutto ciò che scoprì ed insegnò non aveva nulla a che vedere con la religione, la credenza in qualche essere superiore o la metafisica.
Si occupò pragmaticamente di ciò che riguardava la condizione umana, l’origine della sofferenza, donando un metodo tangibile per trasformare ogni condizione mentale difficile in concime per la felicità  interiore, quella non dettata da condizione esterne e transitorie.
Perché faccio questo preambolo? Semplicemente perché mi rimanda a ciò che sto vivendo qui ed ora, in questo preciso istante.
Sono disteso su di un prato che ho raggiunto pedalando con la mia bici in mezzo alla natura. C’è silenzio, uno di quei silenzi colmi di tutto, talmente pregni del mondo intero da bandire cuffie o immaginazione per sentirsi parte d’esso.
Una foglia gialla è caduta dall’albero dinanzi a me . E’ una della prime foglie ingiallite e sembra una pecora nera che spicca fra la preponderante macchia bianca circostante.
Quella foglia che cade mi comunica molto. Apparentemente può sembrare triste vederla distaccarsi dal ramo e fermare la sua corsa al suolo…ma andando a fondo mi accorgo di come in verità sia tutto il contrario. Nessuna fine, nessuna cessazione o annichilimento, solo trasformazione, evoluzione, vitale cambiamento.
Quella foglia si toglie per fare spazio ad una nuova che arriverà quando sarà tempo…e la  nuova arrivata sarà la conseguenza della precedente, presenterà un aspetto più fresco, luminoso e a sua volta farà il suo ciclo; ponendo le basi per ciò che nuovamente avverrà dopo di lei.
Mi fermo, afferro la foglia e sorrido: in essa vedo il cerchio della vita, un cerchio senza inizio né fine, una circonferenza dove perdersi significa ritrovarsi ogni giorno; diversi ed uguali al tempo stesso.
Tutto ciò vale per le nuvole che campeggiano ora sopra il mio capo: hanno forme divertenti, sembrano dipinti in movimento, ma fra poche ore avranno mutato aspetto e si saranno trasformate in altro. Nessuna fine, nessun funerale: la festa del vivere non risparmia neppure loro. Qualcuna diverrà pioggia e finirà per nutrire fiori e campi, qualcun’altra si rimanifesterà sotto forma di rugiada e farà compagnia agli assonati mattinieri.
Il cambiamento è salvezza, ordine, necessità. Einstein diceva che la specie che sopravvive non è la più forte, bensì quella che meglio si adatta ai cambiamenti.
Beh, tutte queste riflessioni partono da una banale foglia ma riguardano in prima persona anche me e riguardano ognuno di noi.
Mentre arrotolo un ciuffo d’erba fra le dita mi rendo conto di essere nel pieno di una fase di passaggio. Molte esperienze della mia esistenza sono terminate, giungendo al capolinea…spesso lasciandomi anche l’amaro in bocca per come si sono troncate. Altre invece sono in embrione e sento che stanno semplicemente maturando .
Improvvisamente la mia mascella non è più contratta, i pugni, che sentivo così chiusi e rigidi, si distendono ed il palmo della mano si fa più morbido, quasi pronto ad accogliere il futuro mentre tasta il terreno del presente. Senza più giudicare, senza più dannose aspettative.
Risalgo in sella alla bicicletta, la foglia si è incastrata fra i raggi delle ruote. L’afferro quasi ringraziandola della compagnia e del messaggio che mi ha portato.
Spingo forte sul pedale, come una dichiarazione d’intenti sento nascere una voce che mi dice: « Ho deciso d’imparare ad amarmi e rispettarmi finchè morte non mi separi da me stesso.
Ho deciso di mandare in pensione in fantasmi disoccupati che, senza invito, vengono a turbarmi.
Ho deciso di lasciarmi vivere e non limitarmi a sopravvivere ».

                                       ALESSANDRO  DE  VECCHI