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venerdì 7 febbraio 2014

Privo di pre-giudizi, colmo di comprensione



Buon giorno mondo!

Rieccomi: oggi voglio donare a tutti coloro che passeranno di qui un racconto che mi ha molto colpito. Si tratta di un passo tratto dal libro “apri il tuo cuore alla felicità”, scritto dal monaco Ajahn Brahm  

Non avendo qui con me la copia del libro ed avendo appreso tale lettura unicamente attraverso l’ascolto di un maestro Zen (che ho avuto il piacere di incontrare lo scorso mese al centro “Monastero il Cerchio - Enso-Ji di Milano”) riporterò il tutto a “modo mio”  e con “le mie parole”, tentando di riscrivere ciò che ricordo di questo splendido racconto… cercando di mantenerne intatto almeno il significato ed il messaggio profondo profuso dall’autore.

Buona riflessione a tutti: ciò che proviene dal cuore non può che toccare ad attraversare un altro cuore. 

    -ALESSANDRO DE  VECCHI-  
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“….Mi trovavo al tempio, di fronte a me i numerosi praticanti che da anni veniva a meditare con noi ed ascoltare i miei insegnamenti.

Quel giorno però sentivo il bisogno di fare una confessione, come se sentissi l’urgente necessità di liberarmi da quel peso emotivo. Così presi coraggio, inspirai lentamente e cercai di emettere i primi suoni vocali. Niente: le parole mi si bloccavano all’altezza della gola.

Ritentai nuovamente: - Cari amici, ho una confessione da farvi - Nuovamente la voce tremò in preda alla paura.

- Volevo dirvi che…- Ecco di nuovo l’angoscia ricomparire ed impossessarsi della corde vocali.

Un colpo di tosse per schiarirmi la gola, riattaccai: - Amici miei, sono stato tra le braccia di una donna ed è stato uno dei momenti più belli della mia esistenza -

Osservai i volti che avevo di fronte, le espressioni iniziarono ad incupirsi, proprio come avevo immaginato, ma ormai non potevo fermarmi, dovevo portare a termine quella dichiarazione.

- Non è tutto amici, è vero: sono stato tra le braccia di una donna, è stato dolce, tenero e c’è di più…lei era la moglie di un mio caro amico -

Rigettai gli occhi sui volti della gente: vidi persone che portavano le proprie mani alla bocca sconcertate, altre che mi osservavano con disgusto ed indignazione.

Avevo già proiettato un film immaginario nella mia mente: gente che si sarebbe precipitata all’uscita in un battibaleno, senza più voler avere nulla a che fare con me, coi miei insegnamenti e le mie meditazioni.

La situazione reale non  sembrava discostarsi gran che da quel che avevo supposto.

Poche persone erano rimaste sedute, la maggior parte dei presenti stava volgendo verso l’uscita.

Udii considerazioni severe e pregne di disprezzo: - Questo è adulterio! Inaccettabile anche per un laico, figuriamoci per un monaco che dovrebbe aiutarci nel cammino spirituale! –

Le imprecazioni verso la mia persona non cessavano. Sorrisi e con un filo di voce dissi un’ultima cosa: - Amici, prima di uscire devo raccontarvi un ultimo particolare. E’ vero, sono stato tra le braccia di una donna e quella donna era la moglie di un mio caro amico. Quell’amico era mio padre.

Sono stato quindi tra le braccia di mia madre ed è stato effettivamente uno dei momenti che ricordo con più tenerezza -

Sorrisi nuovamente e il gruppo scoppiò in una fragorosa e distensiva risata, riprendendo il proprio posto fra i cuscini nel tempio. Gli sguardi erano ora così distesi, visibilmente pentiti di quella reazione incontrollata ed affrettata.

- Vedete amici cari, vi ho raccontato questa storia proprio per farvi capire quanto spesso, in preda ai veleni mentali saltiamo a conclusioni affrettate, ricorriamo al pre-giudizio. Ci ergiamo a giudici supremi senza neppure che l’altro abbia la possibilità di portare a termine le proprie ragioni.

Ogni volta che ci sentiamo così dovremmo semplicemente respirare, aspettare, ascoltare fino in fondo l’altro senza giudicare e pensare che ogni uomo ha diritto ad una replica, esattamente come la pretendiamo noi -