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domenica 9 settembre 2012

Il nostro appuntamento con la vita è oggi ( il maestro Thich Nhat Hanh a Milano)





Sabato 8 Settembre: Teatro Dal Verme, Milano. Ore 15,00: la fila di persone in coda all’ingresso dell’edificio è davvero notevole. Pare d’osservare uno sciame d’animi venuti a cercar rifugio e semplicità, proprio nel cuore pulsante della caotica e cosmopolita metropoli meneghina, che tanto sa donare ma altrettanto inghiotte in termini di stress ed energie mentali.
L’evento si chiama “Il nostro appuntamento con la vita è oggi” e la personalità che dona insegnamenti è niente meno che Thich Nhat Hanh: l’86enne famosissimo maestro zen vietnamita, fondatore del movimento non-violento “piccoli corpi di pace”. Candidato a premio Nobel per la pace nel 1967 proprio da Martin Luther King, nonché autore di oltre 100 saggi spirituali e libri di poesia.
Mi ritengo un privilegiato nell’aver potuto assistere, nell’arco di appena 2 mesi, a questa manifestazione ed a quella del XIV Dalai Lama.
“Thay”, termine vietnamita che significa “maestro” (così è affettuosamente chiamato dai suoi studenti del “Plum Village” in Francia, dov’è esule dai tempi della guerra U.s.a-Vietnam.) ha snocciolato una serie di saggi compendi, alternati a momenti di leggerezza e genuini sorrisi serafici.
Il pomeriggio ha avuto inizio con una meditazione guidata, dove tramite il supporto del respiro e di pochi ma efficaci vocaboli, la folla è rimasta immersa in un ineffabile stato di autentica gioia.
Un altro istante di grande impatto emotivo è stato il “canto di Avalokitesvara”, durante il quale monaci e monache hanno amalgamato le proprie voci a violini, chitarre, violoncelli, campane tibetane e percussioni, la cui fusione ha dato come risulto un’alchimia in grado di commuovere anche il più composto del presenti.
Tutto il messaggio di “Thay” ruota attorno ad un semplice cardine: << Il solo istante di cui dobbiamo occuparci è il presente, il passato ed il futuro sono rispettivamente cenere ed incognita, solo gioire del ‘qui ora’ può gettare i semi più propizi >>.
Partendo da queste considerazioni e dalla sua celebre: << Non c’è una via per la pace, la pace stessa e la via >>, il maestro ha riassunto quanto segue:
-Se non siamo in pace coi noi stessi non potremo mai esserlo neppure con gli altri.
-La nostra sofferenza riflette quella dell’intero mondo di cui noi non siamo affatto l’ego-centro.
-Abbiamo paura d’essere sopraffatti dalla sofferenza toccandola, per cui scioccamente facciamo di tutto per fingere che non esista o metterla a tacere invece d’abbracciarla e curarla.
-L’insoddisfazione, se accolta e trasformata anziché “coperta” ed ignorata, si trasforma in consapevolezza e meraviglia di saper cogliere ogni aspetto che diamo per scontato.
- Aiutare gli altri significa aiutare anche se stessi, così come prendersi cura di sé significa fare il primo passo per aiutare il prossimo…questo perché siamo tutti inter-conessi e nessuno può vivere in maniera del tutto autonoma senza acqua, aria, cibo e cure e relazioni umane.
-Noi respiriamo sempre, ma lo facciamo in maniera inconsapevole e ci accorgiamo di quanto sia importante respirare solo quando il fiato ci manca. Bastano 3 o 4 secondi respiro consapevole (inspiro e sono consapevole di vivere, espiro e gioisco dell’esistere) per tornare nella nostra “vera casa”, non attaccandoci a rinvangare il passato (sul quale non abbiamo più potere), ne perdersi troppo nel futuro, finendo col non vivere il presente. (Non preoccuparti troppo del domani, lascia che il domani si prenda cura di sè stesso).
- La vera LIBERTA’ sta nell’assaporare vividamente ogni frammento della nostra quotidianità. Rispondere alla domanda: << Qual è il momento più bello della tua vita? >> con un sicuro:
<< l’istante che sto vivendo ora >>.
- Abbiamo il dovere morale ed il piacere di rendere speciale ogni nostro respiro, ogni nostra azione: in macchina, a lavoro, a casa, mentre dormiamo, mentre mangiamo. Il "miracolo" consiste nell’essere semplicemente consapevoli di camminare, di avere un naso per respirare, un olfatto per godere dei profumi, due occhi per potere contemplare. Sembra tutto semplice ma l’uomo ha difficoltà a mettere in pratica proprio ciò che è più semplice e naturale.
-Non occorre necessariamente aderire ad alcun credo filosofico o religioso per potere essere una persona completa e spirituale, basta praticare mentalmente un promemoria che ad ogni respiro ci ricordi quanto è prezioso essere vivi, perché chi non ha consapevolezza ha già cessato di vivere senza rendersene conto.

Una grassa risata generale si leva fra le volte del teatro quando Thich ironizza: <<
Quando qualcuno vi loda mostrandovi quanto siete bravi e capaci, il vostro mantra più importante dovrebbe essere: << caro\cara…questa è solo la metà della verità” … allo stesso modo, però potreste usare il medesimo mantra quando qualcuno vi attacca facendoci sentire stolti, inadeguati. Anche in quel caso (dato che in ognuno di noi ci sono ombre, ma fortunatamente anche luci), la risposta più adatta sarà: << caro\cara …questa è solo la metà della verità >>.
Una grafia da lui dipinta in maniera molto spontanea e minimalista fa da monito finale: è il noto cerchio vuoto dello zen al cui interno “Thay”, con due pennellate rapide, ha scritto al suo interno: “respira, sei vivo.”
Un bel respiro… eccoci: siamo vivi.

p.s: eccovi il video che ho girato durante il canto (liccate sul link sottostante) buona visione! 
http://www.dailymotion.com/video/xthjhe_thich-nhat-hanh-canto-di-avalokitesvara_lifestyle

- ALESSANDRO DE VECCHI -