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venerdì 21 dicembre 2018

Lettura natalizia alla biblioteca di Albairate(MI)

Una bella serata, insieme ai compagni dell'associazione G.A.L.A'108 Giardinieri delle parole.
Siamo stati ospiti della biblioteca di Albairate e ognuno di noi ha condiviso un breve racconto tratto dal proprio repertorio personale.
Ecco le foto della serata e il breve racconto da me proposto.
Un caldo augurio di pace a tutti. ALESSANDRO DE  VECCHI

















DIECI PASSI ED OLTRE
Metti una sera a cena dai tuoi.
Gironzoli con “passo ciondolante” in quella che fino a qualche anno fa era la tua cameretta.
Osservi ogni soprammobile, scruti le pareti coi poster rimasti lì attaccati: esattamente come li avevi lasciati qualche anno prima, quando ancora in quel bunker dall’aspetto così rassicurante ed intriso di ricordi, ci abitavi.
La voce di tuo padre ti richiama in cucina: << A tavola! E’ pronto! >>.
Ti pare di fare un piccolo tuffo indietro nel passato, quel poco che basta per tornare a sorridere teneramente…poiché inconsciamente sai bene che il tempo non si può fermare e probabilmente è giusto e meglio che sia così. Cosa sarebbe il nostro esistere se la meraviglia di farsi sorprendere dalla vita non avesse un ruolo da protagonista? Cosa diverrebbe senza i suoi continui cambiamenti: a volte sfacciatamente gioiosi, altre volte invece dannatamente taglienti?
Niente macchine del tempo dunque: << Qui non è Hollywood >> direbbero i Negrita, e ne avrebbero ben donde.
Qualche settimana fa, a tal proposito, stavo scrivendo sul diario un’asserzione che m’albeggiava da giorni:
<< Anche oggi il colpo di pistola dello starter ha dato il via. Mentre tutti affannosamente corrono per conquistare la fetta di mondo apparentemente più dorata, scelgo di camminare. Al mio passo, qui: vegliando sui sogni reali ed abbandonati da chi li ha bollati utopie >>.
Poco fa l’ho riletta ed ho compreso una cosa: forse ho iniziato a fare i primi passi buoni come ‘tirocinante nella palestra della vita’…e tali orme mi raccontano di come, in questo percorso privo di bussole e stelle polari, l’insegnante migliore sia proprio la pratica.
A proposito di passi ed andatura: quella sera a cena dai miei mi sono ritrovato a riflettere sul significato del vocabolo “avanzare”.
Il merito di queste bizzarre riflessioni lo devo a mia madre, spesso decisamente loquace.
Mentre silenziosamente portavo la forchetta alla bocca lei ha iniziato a raccontarmi un aneddoto che mi riguarda. Dice di averlo in qualche modo incanalato nei suoi pensieri dopo aver visto una fotografia che mi ritraeva in tenera età.
Ebbene, col suo solito piglio in quel frangente ha iniziato a raccontarmi di come ho imparato ad andare in bici: << Tuo padre ti tolse una rotella alla volta per insegnarti gradualmente a condurre la bici con sicurezza >>.
Così ha cominciato a conversare, mentre versandomi del vino, l’ascoltavo incuriosito.
<< Il giorno in cui ti ha levato anche la seconda rotella avevi molta ansia…chiedevi al papà di seguirti e tenere la sella con le mani. Il babbo ti rassicurava dicendoti che era alle tue spalle e ti stava sostenendo. In realtà tu, senza saperlo, stavi già guidando la bici da solo! Ma eri tranquillo perché sentivi la voce di papà provenire da dietro ed immaginavi le sue manone pronte ad afferrarti in caso di ‘mancato decollo’ >>.
Questo piccolo ed apparentemente banale ricordo, mi ha illuminato la serata. Suonerà bizzarro, forse anche un poco singolare, ma ora posso dire di aver davvero capito cosa significhi “avanzare”. Quella minuscola bicicletta in verità è una metafora, un’allegoria del nostro quotidiano “farci strada”. Per poter stare in equilibrio occorre pedalare, sempre.
Le rotelle mancanti e l’ansia le ho ritrovate in ogni altra occasione, in ogni “notte che precedeva un esame”...e la commissione giudicante si chiamava “futuro”.
Oggi sono qui: la segnaletica non esiste. Non troveremo mai un cartello che ci indichi qual è la via buona.  Spesso avremo a che fare con sentieri scoscesi e dolori ai tendini, a forza d’alzarsi sui pedali per affrontare le salite più ripide o i tornanti più erti.
La vetta non è mai visibile ad occhio nudo. A volte ho come l’impressione che inoltrandomi fiducioso, essa dispettosamente diventi inafferrabile, come un’utopia. Ma in fondo è bello che sia così.
Karl Otfried Muller diceva: << Niente deve andar perduto per te e nessuno sciocco timore di perderti deve trattenerti dalla gioia di vagare >>.
Dimenticavo: buon viaggio a tutti, ricordate di non subire mai la vita…costruitevela.

ALESSANDRO DE VECCHI




giovedì 6 dicembre 2018

Nuovo video per "Quanta felicità puoi sopportare?"

L' avevo promesso: un video di fine anno per festeggiare un anno speso a presentare il romanzo #QuantaFelicitàPuoiSopportare? , insieme a voi. Ora ci si prepara ad un' altro giro di incontri e....l'anno prossimo arriverà la pubblicazione del seguito, la chiusura della trilogia.

Buona visione! - ALESSANDRO DE VECCHI - 





domenica 2 dicembre 2018