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giovedì 29 dicembre 2011

Un nuovo anno: momenti di “cute anserina” (ovvero momenti di ciò che comunemente chiamiamo “pelle d’oca”)

Aloha amici! Ancora due giorni ed i nostri vecchi calendari finiranno in soffitta. Resteranno probabilmente sommersi da substrati di polvere sotto i quali ogni giorno stampato avrà ricordi ed aneddoti da raccontare al buio ed alle mura.
Solitamente nel porgere gli auguri per il nuovo anno preferisco ricordare che in fondo il 1 gennaio non è altro che il giorno successivo al 31 dicembre, nulla di più: a mio modestissimo parere non si possono azzerare emozioni, sensazioni ed insegnamenti che il passato ci ha dato…semmai si può fare la cosa (a mio avviso) più fruttuosa: vivere attimo per attimo e soprattutto vivere nell’istante corrente, con il massimo dell’intensità di cui siamo capaci.
Pochi giorni fa ho inaugurato su facebook un gruppo dove chiunque partecipa donando del suo,  qualsiasi  intervento è prezioso e condiviso piacevolmente. Il gruppo in questione si chiama “La danza dei pensieri e dell’inchiostro” (di seguito vi riporto il link per collegarvi): http://www.facebook.com/groups/300912529932150/
Oggi il mio caro amico  “Capitano Achab” ha scritto per noi un pensiero che mi ha fatto riflettere moltissimo, così come la riflessione che la mia amica Sofia ha postato alcuni giorni orsono. Li riporto qui entrambi per mostrarli con gioia e per il gusto di rileggerli e assorbirne l’essenza, come fossi una spugna che inzuppa incessantemente vita od un essere che per “osmosi” concentra nelle cavità emotive tutto il meglio che il quotidiano gli può offrire:

 << Immaginiamo di prendere un cubo con le facce diversamente colorate, prendiamo quattro persone che stanno davanti ad una faccia. Una dirà che il cubo è verde, la seconda che è giallo, la terza che è rosso, la quarta che è azzurro. Tutti e quattro vedono la verità dal loro punto di vista, ma la visione è limitata, loro vedono solo una parte della verità e credono che quella sia la sola verità. Se li facciamo ruotare, ognuno di loro vedrà un altro colore, se andiamo avanti tutti e quattro avranno una visione completa della realtà. La vita, l’amore hanno mille sfaccettature, dipende da dove li osservi. Chi ha avuto una vita agitata, chi ha sofferto sempre per amore ti verrà a raccontare di una vita assurda, ti dirà che l’amore è una fandonia; chi ha avuto una vita serena e un amore bello, affermerà con sicurezza che la vita, l’amore sono splendidi. Ognuno ha la sua verità che gli viene da quello che ha vissuto, ma il suo vissuto non è significativo rispetto al vissuto di miliardi di persone. La vita e l’amore vanno presi e vissuti, rinunciare a vivere e scappare via dall’amore, ti porta a fare invecchiare il cuore precocemente, un cuore vecchio, senza entusiasmo, serve solo a far circolare il sangue, allora basterebbe sostituire quel cuore con una pompa efficace, che non proverebbe emozioni, sentimenti, accelerazioni, sobbalzi. Ma che vita sarebbe in queste condizioni, io preferisco tenermi questo cuore, pieno di cicatrici, ma felice di vivere >>. (Capitano Achab)

<< Ho passato 20 anni ad attendere: un tram in ritardo, la prof che entrava in classe 15 minuti dopo, gli amici mai puntuali, una chiamata che non arrivava, un messaggio.. Ho aspettato le decisioni di qualcuno, la sua mano nella mia, un bacio, una carezza.. L'attesa di “quei giorni migliori che tanto prima o poi arrivano per tutti”, l'attesa del meglio.. Ho aspettato cosa?? Cosa c'è di così importante per cui valga la pena perdere il proprio tempo e la propria testa? Niente. Niente è all'altezza dei tuoi minuti. Niente è così prezioso da poter permettersi di impadronirsi dei tuoi pensieri. Sarà che sto crescendo e non ho più pazienza, sarà che l'attesa si è portata via anche la mia voglia di aspettare >>. (Sofia Arlotti)

Tutto ciò mi porta ad avere il piacere di contribuire con una mia considerazione, che estrapolo da un racconto facente parte del libro che sto lentamentissimamente (ma spassosamente) portando a termine. Nel rileggerla, prima di battere le mie dita sulla tastiera, mi sono accorto che, neppure a farlo apposta, essa sembra essere la naturale prosecuzione o la risposta ai due proponimenti precedenti… che dire? Piccoli miracoli dell’interdipendenza e del collettivo confronto umano :-)

<< Siamo tutti scioccamente immersi nel rivangare il passato o a fare grandi progetti per il futuro, al punto tale di trascurare la sola cosa che deteniamo e su cui possiamo attivamente agire: IL PRESENTE.
Finiamo troppo frequentemente col credere che solo quando avremo realizzato determinati propositi o raggiunto precisati traguardi saremo realmente felici, ma la verità è che spesso il piacere è già evaporato senza averlo assaporato, poiché giaceva nella bottiglia d’una bevanda chiamata ‘adesso’.
Per questa ragione ho imparato che dinanzi al contenuto più o meno colmo dei bicchieri che si presentano nella mia vita, piuttosto che spingermi ad accontentare il punto di vista e decantare se essi mi appaiano mezzi pieni o mezzi vuoti, il mio istinto preferisce accontentare il gusto: assaporando appieno ogni aroma di ciascun calice >> . (Alessandro De Vecchi)

Credo che non vi siano altre parole da aggiungere cari amici… se non un augurio sincero che mi sgorga senza possibilità di trattenerlo ad oltranza: buon istante!! Vi auguro un meraviglioso “adesso” !  tenete botta! ^_^
P.s:  << La vita è un mistero da vivere, non un problema da risolvere >> . (Osho)

- ALESSANDRO DE  VECCHI -

mercoledì 21 dicembre 2011

Un racconto popolare ed i miei auguri spontanei (non solo festivi)

LE LENZUOLA SPORCHE (Racconto anonimo, tramandato come saggezza popolare)

Una giovane coppia di sposi novelli andó ad abitare in una zona molto tranquilla della città. Una mattina, mentre bevevano il caffé, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria. Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina! Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo... Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola! Il marito guardò e rimase zitto. La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento. Dopo un mese, la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito: Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà fatto vedere come si fa? Il marito le rispose: Nessuno le ha fatto vedere; semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra ! Così è nella vita! Tutto dipende dalla pulizia della finestra attraverso cui osserviamo i fatti. Prima di criticare, probabilmente sarà necessario osservare se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore per poter vedere meglio. Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino....
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Ed ora cari amici mi faccio spazio qui fra queste righe per fare due chiacchiere con voi: le feste natalizie stanno per arrivare ed io ne voglio approfittare per porgere ad ognuno di voi i miei auguri più onesti e spontanei... ma onestamente non è mia intenzione fare degli auspici "standard" e conformi" come spesso si vede di questi tempi, dove basta un click per spedire un messaggio d'auguri "asettico" (e spesso con la formula del "copia-incolla") a più contatti possibili...no, non è questo il mio scopo. Io non so quale significato dia ognuno di voi a queste feste, ma tengo a precisare che per mia natura solitamente mal digerisco lo spirito forzato del "falso buonismo natalizio” o del "a  Natale si è tutti più buoni" (dimenticando poi quell'umanità e quella compassione per il prossimo per tutto il resto dell'anno).
A tal proposito Charles Bukowski diceva : << E’ Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese >>.
Ero dunque tentato di evitare un post d'auguri proprio per non incappare nell'acquitrino retorico di sorrisi su commissione e frasi confezionate come bigliettini dei baci Perugina... poi ho riletto questo racconto popolare ed ho capito che potevo condividerlo qui con voi e che questo poteva essere il messaggio più adatto per riflettere in questi giorni di vicinanza, di corse affannate all'acquisto. Stiamo vivendo un momento storico delicato (di cui con molta probabilità fra qualche lustro si  parlerà anche nei libri )... ma questa crisi non ci sta solo sottraendo risorse: se imparassimo infatti a guardare oltre la superficie delle cose ed alle apparenze, probabilmente scopriremmo che questa recessione ci sta donando un'opportunità irripetibile per chi saprà coglierla. Quella di re-inventarci, riscoprirci o forse scoprire per la prima volta chi siamo davvero.
Per fare ciò non penso possa bastare dare una sbirciata all'anagrafe o su un documento d'identità che ci mostra quale aspetto fisico abbiamo o quale professione svolgiamo. Sto cercando di parlare di qualcosa di ben più intimo e completo, sto accennando in maniera umile alla scoperta del nostro vero IO e sto facendo queste considerazioni in modo totalmente leggero, privo di "presunte verità assolute in tasca" e soprattutto in maniera LAICA.
<< I grandi momenti derivano da grandi opportunità. E’ questo è quello che avrete stasera >> disse Herp Brooks ai suoi atleti negli spogliatoi prima della storica partita olimpica di hockey denominata "the miracle". Ebbene, allora stasera, mentre rincaseremo dopo una giornata di lavoro, forse ognuno di noi avvertirà la piacevole possibilità di rieducare le proprie pupille ad osservare (e non più limitarsi a guardare). Magari mentre saremo in coda al semaforo, o alla cassa del centro commerciale, adageremo il nostro consapevole sguardo sulla donna o sull' uomo che solitamente tiene pulita la strada su cui staremo guidando o il pavimento su cui poseremo il nostro intero peso...ed a quel punto proveremo un attimo di gratitudine SPONTANEO, sentendoci parte del TUTTO. Sarà forse un frangente di riconoscenza veritiero, non “travestito” da babbo Natale e nemmeno affetto da filantropia forzata...sarà un istante liberatorio, nel quale ognuno di noi (io stesso per primo) ricorderà a se stesso che "ogni istante che passa è un occasione per rivoluzionare tutto completamente".

Buone Feste Amici, ma soprattutto Buona Vita!
P.s: L'uomo diventa spesso ciò che crede di essere. Se si continua a dire che si non riesce a fare una certa cosa, è possibile che alla fine si diventi realmente incapaci di farla. -Gandhi-

- ALESSANDRO  DE  VECCHI  - 
Segnalo la piacevole nascita di un gruppo facebook che ho inaugurato da qualche settimana: è uno spazio senza "padroni di casa", spalancato a tutti ! :-) eccolo :
La danza dei pensieri e dell'inchiostro:  http://www.facebook.com/groups/300912529932150/

giovedì 8 dicembre 2011

Sottosopra (per cambiare punto di vista)


Toc Toc! Ci siamo? Ebbene sì! ci sono e ci siamo …o per meglio dire: non sono e non siamo mai andati via.

L’ultima chiacchierata collettiva qui è stata quella di Novembre, con una serie di considerazioni ed una speranzosa voglia di futuro.
Nel frattempo è seguitato un periodo personalmente un po’ delicato: alcuni “colpi bassi” che di tanto in tanto il destino decide di sferrarti proprio per renderti più forte, mi hanno (per qualche giorno) fatto perdere un po’ l’equilibrio.
Lo confesso e lo racconto senza problemi né vergogna, poiché non amo recitare la parte di quello non si fa mai “scalfire” da nulla… anzi: ho la mia collezione smisurata di debolezze e difetti che non nascondo affatto! 
Vado però fiero del fatto di “metterci sempre la faccia” in tutto ciò che faccio o scrivo (nel bene e nel male) e soprattutto d’aver imparato che nella vita è importante essere innanzitutto una persona e non un personaggio. Essere quindi in pace con se stessi: questo è il primo passo individuale e personale per salire il primo gradino della scala che ci potrebbe portare in cima alla vetta di pace ed armonia comune.
Dicevo: ho preferito “mettermi” un po’ nell’angolino perché non è affatto necessario stare sotto un riflettore, anzi, le luci più intense sono quelle che puoi percepire negli occhi altrui.
In questo lasso di tempo mi sono crogiolato leggendo i vostri splendidi interventi e discorsi sulla “bacheca comune”
( http://alessandrodevecchi.blogspot.com/p/la-bacheca-comunespazio-discussione.html
per rendermi conto di quanta ricchezza emotiva e spirituale abbia potuto assimilare grazie alle vostre parole…ed è davvero un prodigio!
Mi sono ricaricato di energia vitale ed entusiasmo esattamente come un pannello fotovoltaico esposto al sole più pulito e radioso.. grazie amici, spero di poter essere sempre e costantemente così privilegiato da poter condividere con voi questa splendida avventura che è l’esistenza.. anche quando ci capovolge: scompigliandoci un po’ e lasciandoci coi piedi per aria, proprio per cambiare punti di vista divenuti troppo auto-referenziali e preconfezionati.
Sono stati giorni vissuti fuori dalle finestre adornate. Ho ritrovato un po’ il contatto con “la strada”, quel legame col catrame che avevo da ragazzino.
Ho passeggiato per ore, spesso solo, in compagnia solo del ritmico battere della suola degli anfibi sul marciapiede.. altre volte invece mi sono mischiato nella folla, fino a sparire in mezzo ad essa come una delle tante macchie di un leopardo.
Ho parlato con lo sconosciuto di turno, che mi ha fermato in stazione in cerca di due brevi chiacchiere ed un momento di cordialità umana e confessione.
Ho conosciuto un “maestro Lama” venuto qui in Italia dal Tibet e l’ho ascoltato incantato per ore, sorridendo pacificamente anche quando prima della traduzione (in inglese ed italiano), elargiva nella sua sconosciuta lingua tutta la sua saggezza. Mi sono sentito pervaso da un senso di limpida serenità ancora prima di capire cosa stesse dicendo, forse perché la voce, attraverso i suoi timbri caldi e le sue inflessioni, è in grado di superare qualunque ostacolo o torre di babele lessicale.
Ho scoperto cose di me che in oltre tre decenni non avevano ancora visto la luce, ma soprattutto mi sono lasciato travolgere dalla voglia di scoprire il prossimo, che fosse uno estraneo ( parola che man mano sto eliminando dal vocabolario del mio pensare ) o una persona più familiare.
Ho suonato le mie adorate chitarre e la loro voce mi è sembrata più chiara del solito, poiché forse erano i miei padiglioni auricolari ad essere più attenti ad ascoltare e non limitarmi a sentire.
Ho fatto scorpacciata di film in dvd,  di canzoni che mi han fatto affettuosa e preziosa compagnia.( “Fields of gold” di Sting mi ha letteralmente fatto da colonna sonora dall’alba al tramonto)
Ho mangiato lentamente, assaporando meglio ciò che le papille gustative mi proponevano e riconosciuto che una cosa è mangiare tanto per restare in vita e sostenere il proprio corpo, altra è godere del rito del cibo e del benessere interiore.
Ho riso insieme a Giorgio: un anziano signore, con il quale ho stretto amicizia casualmente in un parcheggio, tra una borsa della spesa da posare nel bagagliaio ed un suo ricordo legato alla sua gioventù, da ascoltare con rispetto e fervida curiosità.
Ho simpaticamente intuito che la signora Anna, la panettiera da cui mi reco da una vita, ha iniziato ad amare il color arancio. Tanto da voler addirittura riverniciare le pareti del suo negozio con quella vitale tinta.
Mi sono crogiolato nel piacere dei brividi che mi percorrono la testa rasata, indossando il cappellino di lana grigia  che una persona dall’indole incantevole mi ha regalato un paio d’anni fa, in occasione del Natale. Sono arrivato a pensare che quella piacevole sensazione paragonabile al calore di un intimo camino in pieno inverno, sia in realtà il magico fuoco fatuo di un meraviglioso ricordo, che non accenna minimamente a smorzarsi.
Ho conosciuto un gruppo di persone stupende, con le quali ho condiviso serate di meditazioni ed argomentazioni che forse pur non essendo palpabili sono molto più concrete ed utili di vaneggiamenti che ogni giorno riempiono i nostri media, finendo con lo spingerci inconsapevolmente verso folli rincorse all’oro od alle borse, alle speculazioni che lo “spred” (che termine orribile !) offre su un piatto d’argento, o a chissà quali cazzute baggianate che ci siamo auto-inflitti nel corso dei secoli. Una sola cosa pare certa in quella sciocca gara: il primo “vince” perdendo la sua dignità e dal secondo in giù non esiste più nulla, poiché è già stato rubato tutto;  significato del vivere compreso.
E’ un concetto di felicità distorto, totalmente effimero, falso come una banconota da 11 euro.
Ho appreso che nella lingua cinese il vocabolo “crisi” è sinonimo di “opportunità” e dal quel frangente ho cominciato a pensare a quali possibilità di crescita come uomo mi può offrire questo squarcio di tempo e questo capitolo storico.
Ogni serata trascorsa ad ascoltare il proprio corpo, con questi compari di “viaggio interiore”, mi ha insegnato che tutto ciò che abbiamo e che siamo è il qui e l’adesso, il vocabolo che più conta si chiama ORA… il passato è un maestro che ci mostra i nostri errori ed i nostri progressi, il futuro è paragonabile ad un feto che ancora nuota nell’utero chiamato presente.
Poco fa ho guidato per la città: udito il suono della sirena dei pompieri, il clamore dei clacson impazienti degli automobilisti in coda e abbassato volontariamente il volume dell’autoradio per ubbidire al richiamo delle gocce di pioggia sul parabrezza.
Mentre stringevo le mani attorno al volante mi sono soffermato ad osservare espressioni di panico dipinte su volti di esseri umani che non conosco: quegli occhi così spalancati e terrorizzati han finito per scavarmi dentro e riportarmi alla mente un uragano di fragilità che tanto somiglia al celebre quadro di Munch chiamato “l'urlo”.
Siamo tutti precari nella professione del vivere. Tutti equilibristi appesi ad un filo esile quanto un’aspettativa, talmente sottile ed affilato da essere in grado di penetrare l’epidermide dei nostri piedi impegnati nel bilico imprevedibile dei passi sopra il vuoto.
Viviamo un solo soffio vitale alla volta, una sola contrazione cardiaca alla volta, ma come diceva il saggio Socrate: << è il sentiero che conta non la sua fine >>. Perciò in questo preciso istante mi concentro con tutto me stesso solo sui polmoni: percepisco il diaframma che si allarga. L’aria che mi attraversa facendo il giro del mio intero corpo. Il sangue che pulsa irrorandomi come linfa che scorre in una foglia viva.
Proprio ora ho compreso meglio che probabilmente non siamo stati creati solo per essere dei buoni partner o dei focosi amanti, dei figli obbedienti o degli autorevoli genitori, degli onesti lavoratori o dei validi studenti, dei calorosi amici o dei semplici conoscenti… no, quelli sono semplicemente delle vesti che scegliamo o che nella peggiore delle ipotesi lasciamo scegliere per noi. Dobbiamo innanzitutto rimembrare a noi stessi di porgere al cosmo il meglio che ci caratterizza, per essere degni di far parte dell’umanità. Per non scordare, in ogni occasione, l’impegno più leggiadro ed affascinante: quello che ci fa dispensare esattamente il nostro meglio, nulla di più, nulla di meno… e se di tanto in tanto il mondo ci appare capovolto, probabilmente lo è solo per permetterci di raddrizzare lo sguardo del nostro cuore.
- ALESSANDRO  DE VECCHI  -

domenica 20 novembre 2011

Sms solidale al 45500 a favore della Protezione Civile per emergenza Liguria


I fondi raccolti con l'sms  solidale al 45500 saranno impiegati per far fronte all'emergenza in Liguria che come tutti stanno vedendo dai tg nazionali ha raggiunto livelli impensabili in una zona come quella delle Cinque Terre, da tempo dichiarata Patrimonio Mondiale dell'Umanita.
Questa  raccolta fondi terminerà il 27 novembre 2011.
Ogni SMS Solidale inviato al 45500 ha il costo di 2 euro.
( tratto da oknotizie.virgilio.it )

giovedì 17 novembre 2011

Le finestre appannate....

Rieccoci...
Novembre sta per concludersi e con esso vanno in scena gli ultimi atti di un intenso anno.
Non mi soffermerò a parlare di cosa è stato o non è stato questo 2011, nè allungherò  il collo per sbirciare le ipotetiche sfere di cristallo nel tentativo patetico di scorgere cosa ne sarà del prossimo: una delle poche cose che ho imparato in queste 34 primavere di vita è guardare solo all'oggi, vivere nel "QUI E ADESSO".
Una macedonia di emozioni, sapori ed immagini di questi istanti ve la voglio consegnare a modo mio, il succo è tutto qui: in una spremuta di percezioni che ho intitolato "le finestre appannate".
Buona lettura a chiunque ne ha piacere... 
Voglio infine donarvi i miei più sinceri rigraziamenti per i vostri interventi nel nuovo spazio "LA BACHECA COMUNE " (consultabile cliccando apounto sulla voce "bacheca comune", nella colonna a destra del blog.. sotto il titolo "menù")....è davvero straordinario il dialogo che in pochi giorni è spontaneamente nato e cresciuto  in questo spazio! Vi attendo quindi quotidianamente con gioia!!
<< LE  FINESTRE  APPANNATE>>


Mastico l’ultimo chewingum del pacchetto mentre mi accingo a spegnere il computer.
In lontananza mi giunge il rumore della ventola che frulla come il motore di un motoscafo… in effetti il mio p.c. è rimasto acceso tutto il giorno oggi, anche mentre ero fuori casa.
Accanto ad esso c’è il mio cellulare, una tazza di caffé bollente ed un block-notes colmo di appunti disordinati e azzoppati da centinaia di scarabocchi e cancellature.
Il mio manoscritto sembra vestito a festa ed irriconoscibilmente ordinato quando l’osservo li campeggiato sullo schermo. Clicco sul pulsante in basso alla schermata blu di windows, per mettere a riposo l’aggeggio elettronico.
Il riflesso della luce che il monitor ancora emana, attraversa la stanza nella sua interezza, sino a rimbalzare sul vetro della finestra in fondo alla sala.
Mentre il p.c. lentamente si spegne come un riflettore a fine spettacolo, vedo il drappello luminoso specchiarsi nel vetro. Incollo le mie mani aperte alla superficie e la scopro piacevolmente appannata.
Uno strato umido annebbia completamente la visuale, regalandomi una prospettiva simile a quelle che si riscontrano quando ad alta quota capita di camminare in un sentiero che attraversa una nuvola.
Provo ad aprire la persiana per osservare meglio la scenografia che la sera ha allestito ed i suoni che provengono dalla strada. Distinguo chiaramente le luci gialle dei lampioni antinebbia, i bagliori delle tv nella via, il rumorio del pentolame e delle stoviglie della famiglie adiacenti, l’abbaiare quasi musicale dei cani a passeggio con gli umani… ed infine le minuscole stille rugiadose che incorniciano le automobili.
Che prodigio lasciarsi sopraffare dalla quotidiana essenzialità. Siamo sempre così disattenti, così imprudentemente ciechi moralmente, da non accorgerci dell’apogeo naturale delle cose.
Rimango ancora per un istante in questa sorta di dipinto vivo: adoro percepire il fresco alito novembrino che mi si appiccica alle ciglia.
Richiudo la finestra e torno a scrutare l’esterno attraverso nuove lenti: è tutto così incredibilmente sfumato, tanto da apparirmi come una sorta d’allucinazione del creato ottenuta attraverso un caleidoscopio.
Il mio respiro riempie di macchie il centro della facciata ed io mi lascio andare ad un sorriso che si compiace, ingannandosi e convincendosi d’ammirare un’opera di Monet.
L’indice della mano destra si prende la libertà di scrivere sul vetro frasi spontanee, mentre con le dita della mano sinistra sottolineo ogni vocabolo.
<< Calore, contatto umano, felicità, sognare senza sosta, amare, domandare, cercare, rispondere, trovare, tenere botta, ubriacarsi di vita… >>
Come in un brainstorming alloggio a casaccio questi pensieri, concludendo il caotico tema con un simbolo che a mio parere è il padre di ogni successo: il punto interrogativo.
Se è vero che le risposte migliori giungono in seguito alle più dotate domande, il vero patrimonio umano sta nel chi formula gli interrogativi, in seguito ai quali occorre innescare un percorso di ricerca e scoperta per giungere ai responsi.
Che altro dire? Forse sono un uomo convinto…estremamente convinto dei propri dubbi, o probabilmente noi esseri umani siamo portatori sani di dilemmi.
Il potere ipnotico della musica mi richiama in cucina: la radio accesa in sottofondo sta trasmettendo “November rain” dei Guns ‘n’ Roses ed io mi ritrovo con le mani spoglie a mimare l’assolo di chitarra con il quale Slash ha impreziosito questa canzone, rendendola immune al tempo e all’oblio. 
Socchiudo gli occhi e penso: << Ci sono storie che non possono stare dentro ai 5 minuti di una canzone. Necessitano di spazi infiniti per raccontarsi, per questo si espandono tra cielo e terra sdraiandosi lungo il profilo dell’orizzonte >>.
Fabio mi chiama al cellulare: non trova parcheggio sotto casa mia, mi aspetterà in piazzetta.
Berremo una birra assieme e ci lasceremo trasportare da torrenti di parole intervallati da altrettanti silenzi importanti.
M’infilo la felpa viola col cappuccio, afferro giubbotto, chiavi ed i miei gingilli vari. E’ il turno del portafoglio: mentre lo inserisco in tasca vi trovo il biglietto del parcheggio sotterraneo del centro commerciale dove l’ultima volta io ed il mio amico ci siamo dati appuntamento.
Lo stendo sul palmo della mia mano e, come una bottiglia incapace di trattenere al proprio interno le bollicine, scoppio in una fragorosa manifestazione di gioia ed allegria.
Sul tagliando c’è stampato un disegno che raffigura due coccinelle in inequivocabile rituale d’amore ed accoppiamento… non sto sghignazzando solo per la comica rappresentazione grafica, lo sto facendo perché mi sento improvvisamente un tutt’uno con l’infinito. Perché apprendo solo ora d’aver fatto pace con me stesso ed aver sotterrato i guantoni coi quali facevo a pugni un giorno con l’intelletto ed il successivo con il sentimento.
La coccinella è da anni una specie di marchio a fuoco per me: è un simbolo che mi appartiene, che mi rimembra esperienze indelebili come le persone che han fatto parte d’esse.
Ogni mia singola molecola è felice di “dare del tu” a questa creatura così speciale nel mio immaginario.
La conoscono bene i miei globuli rossi e quelli bianchi. I litri di sangue che mi percorrono in lungo ed in largo ogni santo giorno. Le cornee dei miei occhi. L’ossigeno dei miei alveoli polmonari. Gli atri ed i ventricoli del mio cuore.
Le vuole tanto bene anche il mio smalto dentale, che ogni volta che vede quel simpatico insettino, trova l’occasione di mettersi in mostra come un divo scintillante.
La verità è che nel complesso fondale oceanico che è la vita, ognuno di noi ha bisogno di un punto di riferimento, di un ormeggio conosciuto al quale aggrapparsi per poi riprendere la coraggiosa nuotata subacquea.
Ebbene io ho appena pescato quell’arpione nella tasca dei miei jeans: l’ho benedetto con tutto me stesso, l’ho interpretato come un segno del fato ed al fato stesso ho sussurrato il mio amore e la mia gratitudine per avermi omaggiato di un altro sospiro di stupore.
Ora faccio il pieno d’ossigeno, ne necessiterò abbondanti quantità dato che desidero accarezzare il grazioso corallo marino che il mio vivere fiduciosamente attende.

- ALESSANDRO  DE  VECCHI -








lunedì 7 novembre 2011

COMUNICHIAMO PERCHE' VIVIAMO....

Buon giorno mondo! Ci sono due novità da oggi, vorrei tento potessero diventare un nuovo appuntamento per tutti voi…ho ideato una "BACHECA COMUNE", uno spazio che spero divenga pian piano “terreno fertile" di comunicazione con tutti voi e fra di voi:
Per poterla visitare e lasciare tutto ciò che desiderate, non servirà ogni volta cliccare sul link sopra indicato, ma basterà molto più semplicemente cercarla agevolmente nella colonna a destra del blog: sotto la voce in grassetto MENU'  si trovano le varie sezioni ( "home page",  "benvenuti",  "i miei libri","articoli e curiosità", "foto e frammenti sparsi di vita",ecc...) la seconda sezione è proprio "LA BACHECA COMUNE", cliccate in quel punto e si aprirà la pagina dove poter scrivere tutto ciò che avete voglia di condividere :) 
Oggi ho già lanciato "nelle acque dello stagno" il primo sasso....nella bacheca ho infatti alloggiato uno splendido racconto di saggezza popolare (di provenienza ignota).
Inoltre , come potete  vedere più in basso (sempre a destra ) c’è un nuovo spazio (un rettangolino) chiamato "CHIACCHIERE LIBERE" …è una sorta di “libro firme” sempre visibile, dove ognuno può salutare, scrivere, lasciare il proprio messaggio.
Ho voluto fortemente questi due nuovi elementi per rendere questo luogo sempre più nostro e vostro. L'ho immaginato proprio perchè sogno un luogo di ritrovo dinamico, un "laboratorio delle idee" dove la comunicazione non si limiti ai miei post (altrimenti finirebbe col diventare un qualcosa di auto-referenziale, cosa che vorrei assolutamente evitare).
Il mio obbiettivo è quello di arrivare un giorno ad accorgermi insieme a tutti voi  che questo sito sia nel frattempo divenuto una specie di piazza d’incontro. Dove chiunque, quando ne ha piacere, ascolta, racconta o anche semplicemente osserva… certo di poter scambiare reciprocamente parole, energia , vita…senza aver bisogno di megafoni, perché quando parli ad un amico egli è in grado di percepire anche il bisbiglio della tua mente.
Spero passerete da queste parti frequentemente, così come mi auguro di trovare il pavimento di questa “NOSTRA capanna” zeppo delle vostre tracce, preziose per ognuno di noi ! Vi attendo con gioia !.... il nostro blog vive anche e soprattutto grazie a vostri interventi :-)

- ALESSANDRO  DE  VECCHI -

 Lascio con piacere una mia piccola poesia...
<< TUTTO D’UN FIATO >>
Un bicchiere di vino rosso
che m’inebria in sensi ed il palato.
Questo tempo
che non ne vuol sapere di lasciarsi stare.
Il primo tuffo al mare,
con le onde che ti cullano amorevolmente,
dopo un anno di reciproca e sofferta lontananza.
Il profumo prepotente della Magnolia
che ridonda nella via sotto casa,
mentre estasiato parcheggio l’auto.
Il suono ipnotico della pioggia
che scorre per le strade,
sino ad eclissarsi nei tombini.
Il sapore variegato della goccia
che dalle tempie fradice ha raggiunto le mie labbra,
socchiuse ed impegnate in un sorriso nascosto.
La radio
che si commuove anch’essa mentre trasmette una canzone di Faber.
Le grida ruspanti dei ragazzini sudati al campetto.
Il respiro del mio gatto
che dorme sereno,
accucciato sui miei vestiti caldi appena stirati.
Due amanti
che ansimano passionalmente mentre fanno l’amore.
La sveglia
rigorosamente spenta la domenica mattina.
No, non ho terminato la lista della spesa del mio vivere:
datemi un altro foglietto immacolato, per cortesia.
Ebbene sì: sono un ingordo.
Bulimico di quest’esistenza così adultera,
a volte persino un po’ puttana….
…la lasci un istante in stazione
e la ritrovi fra le braccia di chiunque.
Non riesco proprio a negarmi,
è così vero: non ne ho mai abbastanza di lei.
Forza, fammi bene e male finchè ti pare.
Un altro giro in giostra,
prometto d’allacciare le cinture.
La morte può aspettare.
Spero abbia voglia di restare in sala d’attesa
ancora a lungo,
priva di qualsiasi fretta…
…mutilata d’orologio al polso.

( ALESSANDRO DE VECCHI )

martedì 1 novembre 2011

Una magnifica sorpresa !

La notte di Halloween è appena trascorsa, sebbene io non sia "cultore" di questa ricorrenza faccio mio, per un istante, il simpatico motivetto <<dolcetto o scherzetto?>>. 
E' stato un "dolce scherzetto" , un' inaspettata quanto gradevole sorpresa quella che ho "scovato" sul famoso e frequentato sito http://giopop.blogspot.com/ .
Giovanna Garbunio è colei che ha ideato il blog sopra citato, le cui peculiarità lo rendono davvero speciale ed unico nel suo genere. Un vero punto di riferimento per tutti coloro che vogliano affacciarsi ad un percorso di consapevolezza del sè e di crescita spirituale. Il trio "Josaya"  (del quale "Giò" fa parte) è autore di diversi e-book, ha allestito numerose pagine informative, nonchè scritto l'ottimo "La pace comincia da te", un libro sensazionale, che esplorando la natura umana ci dona uno strumento preziosissimo: Ho'oponopono. Quest'ultimo "protagonista" appena menzionato potrà apparire forse un vocabolo un po' bizzarro, ma "scavando" nella conoscenza si può facilmente entare a contatto con una filosofia di vita ed una pratica hawaiana antica di millenni ( Ho'oponopono in hawaiano significa letteralmente "mettere le cose al posto giusto"). Non mi soffermerò ulteriormente a descrivere tutto ciò, in primo luogo poichè vi sono persone che lo hanno già ampiamente fatto in modo esaustivo e seducente; in seconda analisi poichè non è questo lo scopo di questo mio intervento (perciò chiunque voglia soddisfare le proprie curiosità, può comodamente appagarle digitando "Ho'oponopono" all'interno di un qualsiasi motore di ricerca).
Tornando alla "sorpresa" di cui in origine riferivo, la racconto con sano entusiasmo: una sera della scorsa settimana stavo mettendo a punto alcuni particolari del mio blog, quando non senza una dose maxi di stupore, mi accorgo che una mia poesia tratta dal mio secondo libro ( "Cocktail di gioia infinita"- tratta da "Fuori dallo stormo") è stata inserita nel sito di cui ho abbondantemente proferito.
Descrivere quanta festosità mi abbia attraversato in quei frangenti è decisamente impossibile, poichè ogni tentativo di contenere tutta quella gioia  all'interno di un aggettivo, risulterebbe una prova vana. 
Adoro usare una metafora che mi dipinge come un fanciullo alle prese coi doni di Natale: l'espressione pregna di riconoscenza, gli occhi lucidi come pepite e carta colorata e fiocchetti che ti attorniano ovunque.
Che altro dire? Si dice che quando qualcosa di buono ci accade la riconoscenza sia la "calamita" più potente per attrarre ulteriore armonia...nel mostravi dunque il link che tanto mi ha " farcito" di felicità mi lascio andare ad una delle quattro esclamazioni  più prodigiose esistenti : G-R-A-Z-I-E  !

Ecco qui sotto il link su cui cliccare! un abbraccio a tutti...peace, love and justice for all :-)
- ALESSANDRO  DE VECCHI -
http://giopop.blogspot.com/2010/09/cocktail-di-gioia-infinita.html?showComment=1319478111383#c6980043120176002854


domenica 23 ottobre 2011

Le labbra curve verso il cielo

Ore 7,00: una tazza d’orzo caldo lancia segnali di fumo, un nuovo giorno è cominciato.
La fioca luce autunnale gioca a nascondino con le intercapedini delle veneziane.
Un orifizio si offre al raggio di sole pallido: ne filtra un riverbero timido, ma in grado di tormentare le mie pupille, ancora particolarmente sensibili dopo una notte spesa più a leggere che a dormire.
Accendo la tv mentre metto sotto i denti un paio di biscotti al mais, uno zapping sbrigativo è in grado di travolgermi con imponenti razioni di tossine.
Sono già tutti in prima fila i despoti di questo paese ferito, tutti risoluti a sparare sentenze, sciorinando ricette e promesse miracolose.
Dietro front: voglio godermi la colazione in modo rilassato, metto su un cd di buona musica…la tv l’ho ammutolita perché ero già stanco d’osservare ipocrite dentature sorridenti a “vista di telecamera”. Ci si secca in fretta degli assassini della libertà. Si preferisce a non adito a lor signori “sciacalli incravattati”, che banchettano coi cadaveri delle nostre amate ma sfortunate utopie.
Lo stereo mi fa riaccomodare nei meandri della pace. Ho ancora un quarto d’ora buono prima di recarmi a lavoro, perciò mi godo ogni singola nota della superba “ At my most beautiful” dei R.e.m.
Micheal Stipe sussurra: << I've found a way, a way to make you smile >>. (Ho trovato un modo, un modo per farti sorridere).
Sbircio furtivamente il mio volto riflesso nel portello di vetro del fornetto a micro-onde e scovo in effetti un sorriso, inaspettato, cristallino, semplice come un dipinto naif.
Una miscela di sapori discordi s’infiltra nelle mie arterie. Il retrogusto asprognolo si amalgama al dolce dei ricordi. Una voce perseverante mi ricorda che questa straordinaria band si è sciolta poche settimane fa, consegnandosi alla storia della musica, intesa più come arte che come show-business.
Mi sovviene ancora la mia incredulità, mentre leggevo lo scarno ma poetico comunicato per noi ammiratori: << Un saggio una volta disse che la cosa più importante quando si va a una festa è sapere quando è il momento di andare via. Abbiamo costruito qualcosa di straordinario insieme ed ora è tempo di abbandonarla. Abbandoniamo le scene con un grande senso di gratitudine, di realizzazione e di stupore per tutto quello che abbiamo realizzato. A tutti quelli che si sono emozionati con la nostra musica, i nostri più profondi ringraziamenti per averla ascoltata >>.
Così se n’è andato un altro pezzetto di quell’indescrivibile mosaico di vita che hai reso i miei anni ’90 qualcosa d’irripetibile, nella mia genuina sprovvedutezza.
Niente paura e bando alla retorica del “c’era una volta”. La lezione l’ho imparata da tempo: meglio non cedere alla “sindrome del torcicollo” che soventemente ci offusca la visione, occultandola nel tunnel dell’amarcord. Il mondo non si ferma per niente e nessuno, tutto si evolve e nulla è più certo del cambiamento.
Zaino in spalla, due mandate di chiave alla porta di casa, passo spedito ed immancabili auricolari ai timpani: il lieto risveglio musicale prosegue anche durante la mia marcia. “Back in your arms” di Bruce Springsteen e “Verranno a chiederti del nostro amore” di De André mi deliziano il tragitto.
Come in un copione perfetto giungo a destinazione proprio mentre quest’ultima canzone finisce, con lo struggente interrogativo di “Faber” che canta : << …O resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro, senza chiederti come mai? Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai? >>
Una corrente d'aria sembra volermi penetrare le ossa senza domandarmi neppure il permesso. M’infilo i guanti a “mezze dita” ai quali tanto sono affezionato.
Le prime foglie rosse cadute dagli alberi occupano l’asfalto, giostrando vorticosamente, muovendosi come un plotone calamitato ai bordi del marciapiede.
Sotto casa mia ho intravisto, come ogni giorno, quella Citroen verde coi copri cerchioni particolari. Da due anni a questa parte è parte del mio quadro visivo quotidiano. Ho trascorso un intero inverno a riflettere su come quest’auto fosse assurdamente simile in ogni minimo particolare alla macchina di Claudia. Spesso mi perdervo in queste coincidenze, proprio dopo aver lungamente chiacchierato al telefono con lei, disquisendo amabilmente di tutto: dal particolare più divertente e ridanciano al discorso più profondo.
Ora credo che le coincidenze in verità non esistano, sono consapevole che vi siano invece “segni” e conseguentemente la nostra abilità nel coglierli o meno.
Sarà una lunga giornata lavorativa, ma fortunatamente in questi giorni sono così vicino a casa da pater poi fare una sana passeggiata distensiva.
Ore 17,00: lo zaino torna ad essere incollato alla mia schiena come un simpatico Koala.
Devo passare in posta a svolgere alcune commissioni << Magnifico! >> penso reiteratamente tra me e me: << Quale occasione migliore per passare al Jolly Bar e bere un caffé con una deliziosa spolverata di cannella? >>.
All’ingresso m’imbatto in un tenero incontro: c’è un delizioso cagnolino privo di una zampa. L’accarezzo istintivamente, mentre lui festoso mi porge il muso facendo leva sulle sue robuste tre zampine. Il premuroso padrone mi descrive sapientemente quanto questa creatura sia, a suo modo, un esempio singolare di tenacia ed attaccamento alla vita. Infine mi saluta mettendomi a conoscenza del nome  di quella dolce creatura: << Il suo nome è Seth>> .
Sorrido ancora, le labbra si inarcano come questa mattina, quando ho preso alla lettera il consiglio che i R.e.m. mi hanno lasciato in eredità.
In lontananza osservo Seth camminare alla sua andatura: è  fiero, coraggioso, inarrestabile. Pronuncio sottovoce qualcosa che è lì, in bilico sulla mia lingua: << l'eccezione è il volto a cui do il mio interesse nella regola >>.
Mi sposto nel vialetto che giunge alla sede della posta. Una sconosciuta mi strizza l’occhio: il mondo oggi mi appare inspiegabilmente meno arduo del solito, a tratti persino semplice e vanigliato.
Fuori dall’ufficio delle poste mi faccio abbracciare da un vigoroso respiro di vento.
Apro le braccia per sentirlo circumnavigare il mio corpo e mi cullo nelle domande, sempre più convinto del fatto che le persone davvero sagaci non siano quelle che hanno tutte le risposte in tasca, quanto piuttosto quelle che sappiano porsi le domande giuste al momento opportuno.
Proseguo verso casa, spinto da una cieca fiducia, che a piene mani depongo nell’universo.
Al semaforo rivedo Seth, il quale abbaia per porgermi il suo saluto.
Mi volto: la Citroen verde coi copri cerchioni bizzarri è proprio dinanzi a me, la proprietaria del veicolo poggia la sua borsa sul sedile accanto poi raccoglie i fluenti capelli con un mollettone.
Somiglia in maniera clamorosa a Claudia, solo un po’ più matura d’età, ma la similarità è davvero sorprendente, al punto che arrivo a sorridere e pensare: << Perbacco, potrebbe essere lei tra una dozzina d’anni! >>.
La donna avvia il motore e prima di chiudere la portiera sinistra accende l’autoradio pasticciando un poco sui vari tasti come fossero graziosi soprammobili di una generosa bancarella. Lo specchietto retrovisore interno diviene per un istante il suo camerino personale: una ripassata al trucco con una matita per labbra color mattone ed un esperto ritocco alla graziosa riga nera sopra gli occhi…ed ecco che la canzone parte precedendo il mio stupore con fatalità disarmante.
Il ritmare dolce delle prime note al pianoforte precede un timbro vocale che riconosco al primo mormorio.
E’ un batuffolo di cotone soffice, una voce che mi lambisce come una carezza lungo l’intera epidermide, oramai totalmente in balia dell’emotività: << I've found a way, a way to make you smile >>.
I miei trentasei denti fanno nuovamente bella mostra di sé, incorniciati da labbra i cui vertici sembrano raggiungere prima le orecchie e poi il cielo.
C’è poco da fare: amo la vita e adoro le vite vissute fuori dai pentagrammi.

 - ALESSANDRO DE  VECCHI -


venerdì 14 ottobre 2011

Cosa bolle in pentola ? :))

Da oggi questo piccolo spazio ha due novità, le si può notare facilmente dando un'occhiata allo spazio sulla destra del blog. Due rubriche, una chiamata "il video del giorno" e l'altra "un aforisma al giorno". 
Lo spazio dedicato agli "aforismi storici e famosi" si aggiorna in automatico alla mezzanotte (per cui ogni giorno avremo una "perla nuova", di qualche grande filosofo o scrittore da leggere. Il video invece lo "carico" io (a mio piacimento o perchè no su consiglio di chiunque voglia)...e farò in modo di farlo in più spesso possibile compatibilmente coi miei impegni. 
Questi due semplici esperimenti li ho fortemente voluti proprio per rendere il blog sempre più attivo (e spero anche interattivo): in fondo è bello sapere che da qualche parte v'è qualcuno che viene a far visita in una "casa" che io definisco comune e nostra, per vedere quali novità e spunti di riflessione comuni possano esserci  :-))

Un abbraccio a tutti!
Vi lascio con un pensiero che mi è sgorgato spontaneamente poco fa : 
<< L'eccezione è il volto a cui do il mio interesse nella regola >>. ( ALESSANDRO DE VECCHI )

Buena vida!  :-)
 

lunedì 10 ottobre 2011

Controcorrente come i salmoni... ( il sogno prende forma)

Rieccoci qui, cari amici. Dove c'eravamo lasciati? A Settembre giusto? Un Settembre insolitamente caldo e pregno di pensieri. Ognuno di voi mi ha regalato un commento per me preziosissimo, un'impressione di vita che ha voluto condividere qui con me e con gli altri presenti.
Oggi stavo rileggendo e correggendo la prima stesura del libro al quale sto lavorando da un anno a questa parte. Lo sento sempre più parte integrante di me. Ogni giorno che passa, piccole gocce d'inchiostro si aggregano ed io realizzo quanto questa creatura (in stato ancora embrionale) stia vivendo di vita propria, qui all'interno del mio intimo, crescendo quotidianamente...proprio come un'entità che evidentemente non vede l'ora d'uscire e fare la propria strada nel mondo insieme a voi :-)
Da oggi questo sogno ha un nome ben preciso : << Controcorrente come i salmoni >> (storie di vite vissute fuori dai pentagrammi). 
Soffermandomi a riflettere sulla curiosa vita di questa specie acquatica ho compreso ancora di più il perchè questo titolo calzasse a pennello per il "prossimo nascituro". Il salmone è un essere vivente che rappresenta da sempre la natura "anticonformista", libera da paletti prefissati e percorsi prestabiliti da qualcun altro. Ma il suo modo di non conformarsi "supinamente e passivamente" non è mai fine a se stesso, nè tanto meno dettato dalla reazionaria voglia d'attirare attenzioni in maniera egocentrica. Egli segue in verità spontaneamente "il flusso della vita",  in modo indipendente e molto arguto: risale la corrente mostrando forza e determinazione insita in sè, per tornare dal mare alla sorgente d'acqua dolce, laddove è nato. Lì deporrà le uova e darà ai nuovi esemplari il miglior habitat possibile alla loro esistenza.
Quest'affascinante percorso inconsciamente ha ispirato anche me, che come tutti mi affanno a nuotare nelle acque agitate della vita, imparando a sbracciare anche contro corrente quando serve...ma sempre e solo per seguire il mio naturale flusso e deporre le "mie uova" ( che sono rappresentate nel mio caso da gesti, parole ed esperienze).
Oggi ho voluto unire tra di loro piccoli sprazzi di manoscritto. Prelevarli dai vari racconti diversi che lo compongono e farne un "piccolo collage". Una sorta di "tagli e cuci", buono per condividere con voi un piccolo riassunto che ci dia il gusto ed "il senso" di ciò che sta pian piano prendendo forma. Buona lettura come sempre a tutti coloro che ne hanno piacere, scambiare opinioni con VOI è per me un vero PRIVILEGIO. Vi abbraccio calorosamente!

 - ALESSANDRO  DE  VECCHI -

 ( Ringrazio di cuore la mia cara amica Emanuela Bianchi, che sta realizzando questa meravigliosa illustrazione . E'  "la bozza della copertina" - non ancora terminata - ma adoro appunto mostare le fasi di lavoro che precedono il risultato finale ).


........ (segue da narrazione antecedente)....la sera precedente, al pub, tra un piatto ed un bicchiere di vino, avevo intravisto sul bancone un pesciolino rosso. Un “apparentemente banale” pesce rosso, che stava dentro ad una minuscola e misera boccia di vetro. La cosa inspiegabilmente rapì la mia attenzione. Non lo so se per via di qualche bicchiere di troppo, o per la malinconia che albergava in me… sta di fatto che iniziai a provare compassione per quella creatura. Se ne stava li: in quello spazio angusto e insufficiente ad una dignitosa esistenza. Non faceva altro che nuotare in senso orario, consumando quei pochi centimetri di vita che aveva a disposizione, in pochi istanti. Ben presto mi face una pena pazzesca. Me lo immaginavo impazzire dalla voglia di fuori uscire da quella “galera”. Prendere la rincorsa per frantumare quella boccia e cominciare a vivere davvero, al di fuori di quel ridicolo catino da “attrazione circense”.
La verità è che mi sentivo anch’io esattamente come quel pesce. La mia boccia di vetro era rappresentata invece da una vita che mi andava oramai troppo stretta, addirittura al punto sentirmi “murato”, in una spazio senza speranze né barlumi luminosi.
Più in la nel tempo provai a realizzare che evidentemente quel pesce e quella sfera di vetro al pub forse neppure esistevano. Già, esattamente così: probabilmente come in un miraggio le avevo semplicemente immaginate e proiettate io… perché era sintomatico che quel triste pesciolino imprigionato, ero in realtà io: ostaggio di una vita di cui non ero più il timoniere.
Nell’esporre questo segreto ai miei amici avevo più volte usato il termine “esasperata prudenza”. Ebbene, ricordo che conclusi le mie confessioni con una considerazione basata su un’allegoria: sovente le cose dinanzi a noi sono “neutre”. E’ il nostro libero arbitrio, nonché l’uso che facciamo d’esse, a renderle positive o negative.
Penso alle sostanze chimiche: queste possono essere usate per curare malattie e migliorare lo stato salute, così come possono invece degenerare nel deleterio uso di droghe sintetiche.
Nella mia vita, proprio a causa di talune vicende, ultimamente mi capita di fare questi pensieri riguardo ad una sensazione: la prudenza.
Essa, a mio parere, non è un concetto solo ed univoco. Non esiste infatti una sola specie di “prudenza”: anche qui, i risultati dipendono da quale scelta compiamo.
Adoro fare una metafora che paragona la prudenza al colesterolo. Sappiamo che esiste il colesterolo “buono” (necessario all’organismo) e quello “cattivo” (nocivo alle arterie).
Così è anche per questo sentimento: vi è una prudenza “sana”, la quale, ad esempio, ci suggerisce saggiamente di non metterci al volante ubriachi o di sfrecciare a 200 km orari.
Vi è altresì invece una prudenza molto meno saggia:  è quella nemica del coraggio e della vita. E’ quella esasperata ed inconcludente che castra le emozioni sul nascere. Quella che ci impedisce di saltare l’asticella dell’ostacolo che abbiamo di fronte. Rimanendo così col rimpianto di non poter più conoscere quanta meraviglia avremmo potuto vivere dall’altra parte della salita, con un minimo di sacrificio e coraggio in più. Poiché le cose più belle, si sa, spesso hanno bisogno di sapere anche quanto siamo disposti a metterci in gioco per meritarle.
Per questo mi ritrovo sovente a parlar d’AMORE e non solo INNAMORAMENTO: ci tengo a sottolineare la differenza che intercorre fra questi due termini. 
Chiunque nella sua esistenza si può scoprire innamorato, amare è invece ben più profondo e raro. L’amore è l’essenza solida che rimane intatta quando le vampate eteree dei fuochi dell’innamoramento si smorzano.
Ho cercato spesso il mio gettone della felicità. Talvolta lo rintracciavo in una persona o un rapporto umano, altre volte in un luogo o un’idea.
Col tempo ho realizzato che invece d’inseguire monete da inserire nella slot machine della beatitudine era il caso d’estrarre dai miei abissi il vero tesoro: la chiave che mi permettesse di aprire lo scrigno della serenità.
Così ho scoperto che quel passepartout era in realtà già dentro di me…si chiama consapevolezza di sé.
(continua...)

ALESSANDRO  DE VECCHI

giovedì 29 settembre 2011

I pensieri del giorno: "bussole, rivoluzioni, tasche zeppe ed inebrianti chimere"

P.s: ciascun piccolo pensiero o aforisma che qui condivido è frutto di una mia sana "eclissi della razionalità" .
Ognuno d'essi è stato da me inserito in un contesto narrativo ben più ampio: ossia nei vari racconti che sto scrivendo per completare quel piccolo grande sogno che è il mio prossimo libro.
Oggi ho avuto il desiderio di liberarne qualcuno al vento e sentirne il bisbiglio insieme a voi :-)
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  << Anche oggi il colpo di pistola dello starter ha dato il via. Mentre tutti affannosamente corrono per conquistare la fetta di mondo apparentemente più dorata, io scelgo di camminare al mio passo, qui: vegliando sui sogni reali ed abbandonati da chi li ha bollati utopie >>.

<< Ho la schiena provata da estenuanti sale d'attesa. Le unghie consumate da speranzosi lanci di dadi. Le mani in tasca, a cercare caldo conforto e riparo dal vento tagliente. Ho anche qualche sassolino di troppo nelle scarpe, alloggiato lì: ad attendere solo l'ossigeno e la luce di un giorno radioso...che come una meticolosa bussola mi troverà >>.

<< La prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi: non puoi mutare nulla di ciò che percepisci al di fuori di te se prima non ti affacci al tuo interno, addentrandoti senza paura. Consapevole del fatto che ciò che hai visto all'esterno non è altro che la proiezione di uno dei tuoi tanti specchi nascosti >>.


 <<Sei felice? Se la tua risposta è sì continua su questa strada, se è invece no o non sai rispondere con certezza, smettila di trovare sempre un alibi per te stesso o per circostanze avverse…cambia rotta e non aver paura del mare che ancora non conosci. Non guardare fuori! Tutto ciò che vai cercando è già dentro di te, devi solo affondare la mano al tuo interno anche a costo di scavare ed avvertire inizialmente dolore, poiché ciò che vedi là fuori o allo specchio, non è altro che una proiezione di ciò che ti giace interiormente >>.

<< Vivere è un po come sfidare il mondo ogni giorno: puoi avere nel mazzo tutti gli assi che il fato ti concede, ma più che le carte che hai tra le mani, contano le tue stesse mani e l'abilità nel saper mescolar e giocare ogni carta al momento giusto >>.


ed infine il mio augurio per tutti voi :

<< Vi auguro tasche straripanti di sogni...tasche da svuotare e ricolmare con la costanza dell'alba >>.

- ALESSANDRO  DE  VECCHI -

martedì 20 settembre 2011

Perchè scrivo?....

A volte me lo domando con veemente curiosità...e la risposta non tarda mai a sussultarmi nel sangue, come un allegro folletto.
Forse il motivo per cui lo faccio è ricordare a me stesso che siamo nati liberi: come un "UNO" parte del "TUTTO". Audaci come leoni nella savana. 
Scioccamente ci siamo poi costruiti gabbie di cemento e mutui, con le quali mentiamo a noi stessi promettendoci vana sicurezza. Con l'illusione d'essa ci leghiamo a catene, sequestrandoci lo spirito: il lucchetto in una mano...la chiave spezzata nell'altra. 
( ALESSANDRO  DE VECCHI )

<< Perché scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile. >> ( FABRIZIO  DE ANDRE' )

giovedì 8 settembre 2011

* Piccola parentesi personale...( )

Capita di sentir dentro di noi pulsare l'esigenza di gettare due righe di carattere personale. Non è nelle "mie corde" e nel mio carattere "mettere in piazza" particolari del tutto confidenziali e riservati; perciò scriverò in modo privato e proseguirò mantenendo questa mia tradizionale riservatezza
Non so con certezza se la persona a cui spero che questo messaggio ben augurante arrivi, mi stia leggendo...ma io lo scrivo ugualmente con speranza e piacere.
Desidererei solo che la persona in questione sappia quanto il mio pensiero le è stato silenziosamente ed idealmente vicino in questo suo pomeriggio "delicato"... e che quel pensiero sarà altrettanto presente anche quando a fine mese dovrà sostenere un altro momento simile. Vorrei che sapesse che quel giorno sarò nuovamente qui: nel mio angolino, per non essere invadente. Ma  sarò emotivamente partecipe, sperando d'avere piacevoli notizie....e nella mia immaginazione, al termine, nascerà un sorriso sulle labbra di entrambi, ne son certo. 
:-)

martedì 6 settembre 2011

"IMPRESSIONI DI SETTEMBRE " (pensieri privi di guinzagli)

<< Il nuotare notturno merita una notte tranquilla,
non sono certo che tutte queste persone lo capiscano.
Non è come anni fa:
la paura di essere catturato,
della noncuranza e dell'acqua.
Loro non possono vedermi nudo,
queste cose scompaiono
rimpiazzate dalla vita di tutti i giorni.
Nuotare nella notte, ricordandosi di quella notte…
…Settembre arriverà presto
ed io mi sto struggendo per la luna >>.

Così recita un prodigioso verso dell’ammaliante canzone “Nightswimming” dei R.e.m.
Settembre è arrivato, presto, molto presto… così lesto da cogliermi impreparato, o per lo meno così mi è parso.
Non ho ancora archiviato in soffitta le infradito ed i gavettoni e già mi tocca fare i conti col calendario, che impietoso mi riporta all’ordine, manco fosse un colonnello dei marines.
Questo è un periodo dell’anno in cui solitamente ci metto un po’ per “carburare” nella quotidianità. Ho bisogno di prendere le “misure” e capire che autunno mi attenderà.
Forse è anche un po’ tempo di bilanci, dato che il mio compleanno è scoccato da meno di un mese. Esattamente così: quale occasione migliore dell’ennesimo “giro di boa” e “soffio sulle candeline” ci sarebbe per tirare le fatidiche somme? Complice il fatto che avrei bisogno ormai d’una bombola d’ossigeno per smorzare tutte fiammelle sul torta, mi arrendo alla pace con me stesso. Un armistizio saggio e armonico.
Nella partita della vita forse sto in pari col mondo, o forse no, ma poco m’importa: ignorando il risultato sto compiacendomi al massimo del privilegio di poter anche solo partecipare.
Per la verità mi accorgo di come, in questi frangenti, ho ben poca aspirazione di immettermi in conteggi e somme; lascerò dunque in sospeso giudizi ed aggettivi godendomi solo il momento presente.
Settembre dunque: il mese dei ritorni. Le mie solite passioni: il profumo del ghiaccio, lo stridere delle lame metalliche sopra d’esso, alle partite di hockey.
La chitarra suonata ai falò di addio all’estate.
La cioccolata calda.
Le alitate al vetro, mentre fuori il tempo manda in scena un meraviglioso temporale; con arcobaleno strappa-applausi.
Ed addentrandosi nel tempo: le foto che immortalano i primi tappeti di foglie rosse, come fulvo pelo di volpe.
A proposito di ricomparse: ho appena udito in me il ventre sibilare dal desiderio di scrivere. Ho un libro in sospeso, un libro con molti racconti, uno dei quali davvero lungo ed impegnativo.
Che dire? Scrivere non è affatto un’attività programmabile. Non è assolutamente concepibile il pianificare in quali giorni ed in quali ore sdoganare fluenti parole ed inchiostro.
Se vuoi scrivere non puoi sederti a tavolino ed aspettare l’ispirazione… semmai devi iniziare a camminare vagando, sino a quando non sarà l’ispirazione stessa a costringerti a sederti, per annotare ciò che è sbocciato nelle tue membra.
E’ rigorosamente questo ciò che fatto la scorsa notte: favoreggiato dalla mattinata libera che avrei avuto, mi sono concesso una camminata “a zonzo” nella prime ore della notte.
Ho accuratamente immortalato nel mio registratore mentale le luci dei pub.
Le risate delle compagnie di ragazzi coi calici tesi al firmamento ed impegnati nei brindisi.
I lampioni circondati da insetti, come in un’ipnotica danza inestinguibile.
Il suono delle suole delle mie scarpe da ginnastica, inzuppate nelle pozzanghere.
Il campanile che rintocca le ore piccole, inutile ed inascoltato monito a mandarti a nanna.
In quel flash temporale ho partorito queste riflessioni, utili a riprendere confidenza con il ruvido della carta ed il battere ritmico della tastiera.
Rincorro frequentemente i miei pensieri privi di guinzaglio.
Non mi lascio stare, ma neppure mi giudico. Getto gli occhi come bisacce sulla strada e sul mondo, poi li poso sull’amaca sospesa tra le nuvole.
Siamo briciole…briciole complete.
Mi lavo i denti, mi spoglio…vado a letto. No, ancora un istante: ho bisogno di udire ancora una volta il mio “carillon personale”, è incredibile come quell’oggetto sappia riportare alle mia memoria un ancestrale ricordo che mi dona la certezza d’aver qualcuno che da qualche parte, sotto lo stesso cielo che anch’io posso contemplare, mi può a suo modo donare la sua buona notte.
Terzo rintocco: sono le tre, il sonno non risponde all’appello. La scintilla della brama di cambiamento, invece, ha gran voce.
 - ALESSANDRO  DE  VECCHI -

venerdì 12 agosto 2011

" Il mormorio del carillon "

PREFAZIONE:
<< Cosa vuoi fare da grande? >>. Domanda ricorrente, che spesso da ragazzini formuliamo o ci sentiamo reiteratamente porgere da adulti e coetanei.
Oggi riflettevo proprio riguardo a questi interrogativi e sono giunto ad una mia personalissima conclusione: credo che il nostro percorso sia in qualche modo svincolato su duplici binari. Da una parte v’è la professione, il tangibile, ciò che facciamo per guadagnarci da vivere e dignitosamente galleggiare in un mare chiamato società. Dall’altro lato troviamo la nostra voce recondita, che ci suggerisce qualcosa di ben più complesso e profondo, ossia : << La tua esistenza non è assolutamente sintetizzabile in una fantomatica carta d’identità che svela quale professione svolgi, dove abiti, da quanti anni sei al mondo ecc…il nostro vissuto è molto, molto di più. Credo che ognuno di noi sia un essere unico ed irripetibile. Quel 2% di D.n.a che ci differenzia da ogni altro essere vivente è una risorsa infinita. In altri termini potrei avventare che in svariate situazioni sia proprio il nostro sub-conscio a scegliere per noi nella maniera più naturale e spontanea…il tutto mentre spesso i nostri pensieri aggrovigliati fanno a pugni tra di loro, pensando presuntuosamente di sapere sempre ciò che giusto e ciò che non lo è.  Pretendendo ogni volta il controllo totale di un corpo che si ribella e che, in modo inequivocabile, tramite i segnali, ci comunica cosa sente e cosa desidera realmente.
Così tornando alla fatidica domanda introduttiva: il mio corpo, le mie vene, il mio sommerso interiore, hanno scelto per me il mio vero ruolo in questo mondo. Hanno valutato qualche cosa che ovviamente non è riportato in alcun documento ufficiale. Mi hanno svegliato la coscienza e bisbigliato: << Fai lo Storyteller, il cantastorie…il tuo compito, dopo ovviamente aver provveduto con la tua professione a mantenerti, è quello di raccontare ciò che vedi la fuori ed ascolti da dentro. Raccontare, scrivere e comporre non è altro che sorreggere uno specchio: il lettore vedrà la sua immagine riflessa in un personaggio piuttosto che un altro, ti ringrazierà per averlo fatto riflettere…ma in verità tu saprai già che quelle riflessioni le ha compiute lui, tramite le sue risorse autonome. Tu gli hai unicamente offerto specchiera e lenti >>.
Premesso tutto ciò, oggi vorrei quindi raccontare. Qualche riga per chi avrà il piacere di specchiarsi, dunque. Un racconto? Sì, esattamente. Che sia frutto della fantasia o dell’esperienza reale poco importa, ciò che conta è che qualcuno leggendo si accorga di quanto ami ancora farsi sorprendere dalla vita…come pioggia che cade alla rovescia verso il cielo.
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Il frastuono della centrifuga mi desta. E’ a tratti fastidioso, così accosto la porta del bagno per attutire il fragore. Quella di questo pomeriggio è l’ultima lavatrice dopo il ritorno dal viaggio. Fortuna che nel mio bagaglio c’era davvero l’essenziale, ho ridotto il carico davvero al minimo pur di potermi portare appresso una delle mie inseparabili chitarre.
La estraggo dal fodero, una veloce accordatura. La corda del Sol è sempre parecchio scordata quando ripongo la chitarra e non la uso per qualche giorno.
Apro la scatolina dove custodisco i plettri. E’ una minuscola confezione di latta molto luccicante e dentro vi alloggiano una cinquantina di plettri colorati delle più svariate forme, dimensioni e spessore. La considero la mia collezione, ogni volta che entro in un negozio di musica non resisto alla tentazione di comperarne qualcuno. << L’unico modo per resistere ad una tentazione è cedervi >> diceva Oscar Wilde…evidentemente ho preso il consiglio alla lettera in questo caso.
Sono certo che la modalità più saggia di vivere che esista sia quella che ti fa arrivare alla fine dei giorni con un carico di rimorsi da doppio giro sulla bilancia, ma neppure un grammo di rimpianti.
La confezione metallica mi scivola dalle mani e cade sul pavimento. Tutti quei pezzettini triangolari di plastica si sparpagliano sul pavimento come biglie impazzite.
Li scruto a lungo uno alla volta, quasi volessi conoscerli meglio: ognuno di loro sembra ricordarmi un aneddoto, una situazione, che improvvisamente torna a galla e favoleggia di sé.
Taluni sono ricordi di giorni luminescenti e leggiadri, tal altri invece ben più cupi e torbidi. Li lascio filtrare tutti, senza pregiudizi di sorta. In fin dei conti il risultato di ciò che come persona  sono o non sono oggi è figlio d’ognuno d’essi, indistintamente.
Adoro una scena del film “ora e per sempre”, dove  Gioele Dix, parlando del sollievo del ricordo, afferma: << Perché il ricordo non è il rimpianto di quel che non c’è più, è la certezza gioiosa di ciò che c’è stato >>.
Così cammino a piedi scalzi sul pavimento, afferro il plettro che è finito sotto la sedia del tavolo e lo afferro con morbosa cura e dedizione.
Lo so bene, non è un plettro qualsiasi… è forse il primo che ho avuto tanti anni fa e gli sono esageratamente legato per ragioni affettive tutte mie. Ha la grafica della mitica chitarra di Eddie Van Halen e credo sia ormai “fuori produzione” da tempo.
Durante le vacanze ho avuto modo di suonare con Jim: un turista londinese nonchè abilissimo chitarrista blues. Mi ha insegnato miriadi di trucchi e tecniche musicali. Ogni volta che impugnava la chitarra io l’ascoltavo al limite fra l’incredulo e l’estasiato.
Ricordo una sera in agriturismo, dopo aver cenato assieme ad una ventina d’invitati, io lui e Chicco abbiam suonato davanti a tutta quella gente. Come abbia potuto vincere la mia proverbiale timidezza non ne ho la più pallida idea. So solo che i volti sorridenti e canterini mi hanno e ci hanno ripagato alla grande.
Repertorio misto ed improvvisato: uno spezzatino di canzoni italiane ed internazionali, per coinvolgere le famiglie italiane, quella inglese e quella belga lì presenti ed assetate di allegria… oltre che di buon vino locale.
Ebbene, nonostante i vapori della grappa artigianale, rimembro con lucidità le parole di Jim dopo aver rovistato nella mia collezione e scovato quel plettro: << Really nice! Collectible! I could not see one like it for years >> ( << Davvero bello! Da collezione! non ne vedevo uno simile da anni >> ).
Chicco si era avvicinato per osservarlo meglio e mi disse qualcosa tipo: << Ma è rotto a metà, non è più adatto a suonare, perché lo tieni insieme agli altri? >>
La mia risposta deve essergli sembrata così bizzarra da indurlo a sospettare che avessi sollevato un po’ troppo il gomito a tavola…ma posso garantire che ribadirei ogni singola parola con la medesima convinzione di quella sera.
<< Chicco, questo plettro non serve per suonare, lui suona da solo, come una carillon >>.
Ricordo lo sguardo incuriosito del mio amico mentre gli spiegavo ed aggiungevo: << Una persona per me importante possedeva una copia identica di questo oggetto. Glielo regalai io talmente tanti anni orsono da non ricordare più nemmeno quanti! Ogni volta che voglio percepire questa persona vicina, io avvicino al petto questo minuscolo pezzo di plastica colorata e ti assicuro che lo sento suonare, esattamente come un carillon. Quando la gente ha nostalgia del mare prende una conchiglia e l’avvicina all’orecchio udendo in essa la risacca delle onde. L’incantesimo è un po’ lo stesso, credimi, ma il timpano che ascolta, nel mio caso, è quello collocato al centro della mia gabbia toracica >>.
Flash back terminato, almeno per oggi. Tutti i plettri sono tornati “nella loro dimora”, all’interno della scatolina sfavillante. Tutti tranne uno: lo accarezzo, lo cullo ancora un poco. Mi pare di udire la melodia della splendida canzone “Ho messo via”, provenire dalla crepa centrale che vedo mentre l’osservo in controluce. Un raggio di sole l’attraversa, proiettando sulla parete della camera un inedito gioco di colori.
Lo infilo in tasca, ora sarà lui ad ascoltare ciò che gli suonerò e sono certo che l’armonia arriverà a chi di dovere.
Sol, Do, Mi minore, Do, Re :<< Ho messo via un bel po’ di cose ma non mi spiego mai perché, io non riesca a metter via te >>.

 - ALESSANDRO  DE  VECCHI  -

venerdì 29 luglio 2011

Prima di partire....nella valigia metto questo messaggio ....

...per voi tutti: lettori abituali, semplici curiosi o "bazzicatori" di questo piccolo nostro spazio.
Scrivo queste semplici righe mentre la valigia, alloggiata alla rinfusa sul pavimento, mi osserva col la zip ancora aperta. C'è uno spazio, un minimo pertugio: ho deciso che vi allogerò i miei saluti per ognuno di voi ed una mia poesia (tratta da "fuori dallo stormo", il  mio secondo libro pubblicato).
 Che sia una splendida estate ragazzi! A presto. Chiudo la valigia, parto. 
Sono convinto che al ritorno troverò una sterminata quantità di motivi in più per sorridere insieme a voi, pronti a raccontarci l'ennesimo sogno: quello più bello ancora del precente e, se possibile, meno del prossimo che verrà. 
Che le più belle storie del mondo siano con voi....

 “ SEMPLICE  COME  L’ IMPOSSIBILE “


Assorto,
appoggiato ai miei pensieri intrisi del tuo nome.
In equilibrio precario
sul vibrar della mia chitarra.
I calli delle mie dita,
indomiti,
proseguono la loro danza sulle corde.
Scriverti una canzone.
Farlo “di pancia”,
d’istinto;
poi con la sua melodia ballare nel buio.
Sono stato troppo cerebrale,
troppo razionale.
Al punto di scordare
che si volteggia meglio
senza tradire la semplicità.
Quella d’un aquilone fuggito dalle mani.
O quella d’una fetta di pane,
divenuta una scialuppa
per la morbida marmellata;
nel mare d’una tazza di latte.
So farmi trovare sempre nei miei blu jeans,
da chi come te m’aspetta ancora qui:
in un mondo tutto nostro,
che non ne vuol sapere di farsi etichettare.
Rido divertito mentre ti gonfi il petto
al motto di “io non piango mai”.
Sei in verità così vulnerabile
alla paura di soffrire.
Lasciati prender per mano.
Lasciati portare sotto le note di questo temporale.
Bagnamoci il viso.
Lasciamoci scorrere il tutto sulla pelle.
Infine chiniamoci sulla terra umida:
hai mai odorato
il profumo selvatico che ne scaturisce?
Ecco la magia di cui parlavo!
Non concluderò ancora questa canzone,
ne conserverò gli ultimi accordi solo per te.
Ora che sei pronta.
Ora che hai capito quanto l’amare sa esser semplice…
…Semplice come l’impossibile.

 - ALESSANDRO  DE  VECCHI -