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mercoledì 23 dicembre 2015

Doni di fine anno.....


Un grazie speciale al settimanale di Abbiategrasso "Eco della città" per questa bell'intervista che mi ha concesso e donato. Grazie di cuore 

Emoticon heart (p.s: cliccando sulla foto si facilita la lettura).

Un sentito ringraziamento a Chiara Barbieri, amica e professionista, che ha realizzato
per me questo "book-trailer":


  


lunedì 21 dicembre 2015

Il gioco della vita - un racconto che ho scritto per Almax Magazine.


( CLICCARE SULL'IMMAGINE PER FACILITARE LA LETTURA INGRANDENDO )

Anche questo mese ringrazio Progetto Almax (Almax Magazine): rivista online con la quale collaboro da Aprile. Questo che vi indico è link della rivista sfogliabile, il mio racconto è a pag. 51: https://madmagz.com/magazine/657926
---------------- - ------------------- IL GIOCO DELLA VITA
E’ una giornata di Dicembre: sono solo, ma la compagnia di me stesso è persino numerosa per uno spirito che oggi ha il desiderio di ritrovare se stesso.
Seduto in riva al Ticino osservo le acque del fiume scorrere: un eterno mutamento, copioso nel movimento, ma mai identico a se stesso.
Una nebbia fitta quanto i miei pensieri si espande dallo specchio d’acqua ed il vapore acque sembra accarezzarmi il viso, seminascosto dalla sciarpa di lana arrotolata più volte.
Negli auricolari musica, come ogni giorno; come ogni volta in cui l’anima ha bisogno di un massaggio delicato.
Oggi ci sono loro: i Def Leppard, rock band con cui sono passato dall’età adolescenziale a quella adulta.
I miei timpani fanno spazio a questo verso, che si fa largo fra tutte le cellule: <<Sometimes I feel I don’t belong here, sometimes I just don’t feel. I feel so uninvited, a wound that never heals. I need a little shelter,
just for a little while. Sometimes I hide the sadness, behind a painted smile.>> ( A volte mi sento di non appartenere a questo, a volte proprio non lo sento. Mi sento così escluso, una ferita che non guarisce mai. Ho bisogno di un nascondiglio, anche solo per un momento. A volte nascondo la tristezza dietro ad un sorriso dipinto).
Il tramonto si intravede appena, quasi volesse esercitare la fantasia di ridipingerlo. Il tutto mi ricorda un quadro di Monet.
<< Ecco, lì c’è l’ovest >>, dice fra sé e sé la mente. La vista, invece, gode di ogni riflesso.
Come mai oggi sono qui? Perché ho scelto di scrivere queste parole?
Domande, sempre domande… le risposte giungono proprio quando cessiamo di voler comprendere ogni cosa e lasciamo che semplicemente tutto sia.
Il silenzio, in fondo, non è l’assenza di parole, bensì l’assenza di confusione nel cuore. E allora lascio che questo muscolo cardiaco faccia ciò che sa fare meglio, senza aver la presunzione di insegnargli un bel nulla.
Un’altra strofa della canzone apre il mio sorriso esattamente come quando le nuvole si aprono, lasciando spazio alla volta celeste: <<And there’s nothing left to chance, when there’s nothing left to lose.>> (E non c’è nulla lasciato al caso, quando non c’è nulla da perdere).
Ti ho ritrovato vecchio sorriso, nuovo ospite di questa arcata dentale.
Più ti cercavo e più ti sentivo lontano. Ora sei qui, spontaneo e così fedele a questo istante.
Sento che c’è solo un modo di poter essere felici: scegliere di esserlo senza inseguire la felicità, ma piuttosto capendo che si può essere la felicità.
E’ stato un anno a tratti lento e paludoso a tratti veloce come una stella cadente, ma ho capito che per poter ottenere la pace che si vuole occorre prima lasciar andare tutto ciò che non si vuole. Trattenere è spesso più doloroso del lasciar andare e può ferire come una corda tagliente afferrata con forza con le mani nude.
Saluto il tramonto, saluto il sorriso che mi ha trovato. 
Non sono mai stato un furbacchione quando si giocava a nascondino…ma sono quasi sempre stato uno che la vita sa anche lasciarla giocare.


ALESSANDRO DE VECCHI 


martedì 1 dicembre 2015

Dicembre ....eppure ancora si semina!

 

(clicca sulla foto per ingrandire e facilitare la lettura).

Rieccoci amici, il mese di Dicembre è giunto ed altro anno è all'epilogo. Tante sono le novità, i cambiamenti che ha portato e tanti ancora ne dovranno arrivare (come è naturale che sia).
Questo mese ho il piacere di mostrarvi l'articolo uscito su Almax Magazine ,  http://www.progettoalmax.it/
rivista online con la quale collaboro ormai da Aprile. E' un articolo che parla del mio romanzo e degli sforzi che sto compiendo per promuovere questo lavoro interamente auto-prodotto.
In questa ottica di diffusione ho pensato anche di preparare (e mettere su youtube) un video trailer del libro.

Buona visione e grazie a tutti voi che col vostro buon cuore vorrete aiutarmi a dare visibilità a questo scritto, che per me significa molto, poichè redo possa in qualche modo essere di beneficio a più persone.
Nuove iniziative di presentazione al pubblico seguiranno il prossimo anno, ma di questo ne parlerò a tempo debito. 

Buona vita!!! 
ALE





venerdì 23 ottobre 2015

"Le risposte del silenzio". il mio nuovo romanzo è finalmente pubblicato!


Cari amici, 

ho lavorato silenziosamente e minuziosamente per due anni a questa nuova "creatura". 
Ho visto prendere forma, mattone dopo mattone, giorno dopo giorno, parola dopo parola, ad un sogno che oggi è finalmente concreto e si chiama "Le risposte del silenzio".
La prefazione è stata curata da Barbara Tosi (di Le Maison-Lifestyle Magazine - San Marino) e Irene Ceneri (Almax Magazine). La copertina curata dalla fotografa e grafica Chiara Barbieri. 
Tutto il resto del lavoro è invece frutto della mia passione per la scrittura e dell'aiuto di persone a me care ed amici volenterosi, che si sono prestati nella rilettura delle bozze. Ringrazio tutti di cuore.
Da oggi il romanzo è consultabile e acquistabile al sito ilmiolibro.it (http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/197591/le-risposte-del-silenzio-3/)
e presto sarà disponibile anche presso il sito: lafeltrinelli.it
(http://www.lafeltrinelli.it/libri/de-vecchi-alessandro/risposte-silenzio/9788892301207)
Inoltre, per chi preferisse, il libro è altresì acquistabile ORDINANDOLO (SU PRENOTAZIONE) in qualunque libreria Feltrinelli.

Condivido con voi questa grande gioia e mostrandovi copertina e retro copertina (completa di prefazione), vi invito a sostenermi, nella speranza che questo scritto possa essere di beneficio a più persone possibili.
Un abbraccio forte a tutti quanti.


ALESSANDRO  DE VECCHI

giovedì 3 settembre 2015

il ballo del cambiamento....



« Il cambiamento non è mai sofferenza, solo la resistenza ad esso lo è ».
Questo insegnamento fu dato da Siddharta Gothama (più noto come “il Buddha”, ossia “il risvegliato"). Un uomo vissuto nella regione dell’attuale Nepal più di 2500 anni fa.
Tutto ciò che scoprì ed insegnò non aveva nulla a che vedere con la religione, la credenza in qualche essere superiore o la metafisica.
Si occupò pragmaticamente di ciò che riguardava la condizione umana, l’origine della sofferenza, donando un metodo tangibile per trasformare ogni condizione mentale difficile in concime per la felicità  interiore, quella non dettata da condizione esterne e transitorie.
Perché faccio questo preambolo? Semplicemente perché mi rimanda a ciò che sto vivendo qui ed ora, in questo preciso istante.
Sono disteso su di un prato che ho raggiunto pedalando con la mia bici in mezzo alla natura. C’è silenzio, uno di quei silenzi colmi di tutto, talmente pregni del mondo intero da bandire cuffie o immaginazione per sentirsi parte d’esso.
Una foglia gialla è caduta dall’albero dinanzi a me . E’ una della prime foglie ingiallite e sembra una pecora nera che spicca fra la preponderante macchia bianca circostante.
Quella foglia che cade mi comunica molto. Apparentemente può sembrare triste vederla distaccarsi dal ramo e fermare la sua corsa al suolo…ma andando a fondo mi accorgo di come in verità sia tutto il contrario. Nessuna fine, nessuna cessazione o annichilimento, solo trasformazione, evoluzione, vitale cambiamento.
Quella foglia si toglie per fare spazio ad una nuova che arriverà quando sarà tempo…e la  nuova arrivata sarà la conseguenza della precedente, presenterà un aspetto più fresco, luminoso e a sua volta farà il suo ciclo; ponendo le basi per ciò che nuovamente avverrà dopo di lei.
Mi fermo, afferro la foglia e sorrido: in essa vedo il cerchio della vita, un cerchio senza inizio né fine, una circonferenza dove perdersi significa ritrovarsi ogni giorno; diversi ed uguali al tempo stesso.
Tutto ciò vale per le nuvole che campeggiano ora sopra il mio capo: hanno forme divertenti, sembrano dipinti in movimento, ma fra poche ore avranno mutato aspetto e si saranno trasformate in altro. Nessuna fine, nessun funerale: la festa del vivere non risparmia neppure loro. Qualcuna diverrà pioggia e finirà per nutrire fiori e campi, qualcun’altra si rimanifesterà sotto forma di rugiada e farà compagnia agli assonati mattinieri.
Il cambiamento è salvezza, ordine, necessità. Einstein diceva che la specie che sopravvive non è la più forte, bensì quella che meglio si adatta ai cambiamenti.
Beh, tutte queste riflessioni partono da una banale foglia ma riguardano in prima persona anche me e riguardano ognuno di noi.
Mentre arrotolo un ciuffo d’erba fra le dita mi rendo conto di essere nel pieno di una fase di passaggio. Molte esperienze della mia esistenza sono terminate, giungendo al capolinea…spesso lasciandomi anche l’amaro in bocca per come si sono troncate. Altre invece sono in embrione e sento che stanno semplicemente maturando .
Improvvisamente la mia mascella non è più contratta, i pugni, che sentivo così chiusi e rigidi, si distendono ed il palmo della mano si fa più morbido, quasi pronto ad accogliere il futuro mentre tasta il terreno del presente. Senza più giudicare, senza più dannose aspettative.
Risalgo in sella alla bicicletta, la foglia si è incastrata fra i raggi delle ruote. L’afferro quasi ringraziandola della compagnia e del messaggio che mi ha portato.
Spingo forte sul pedale, come una dichiarazione d’intenti sento nascere una voce che mi dice: « Ho deciso d’imparare ad amarmi e rispettarmi finchè morte non mi separi da me stesso.
Ho deciso di mandare in pensione in fantasmi disoccupati che, senza invito, vengono a turbarmi.
Ho deciso di lasciarmi vivere e non limitarmi a sopravvivere ».

                                       ALESSANDRO  DE  VECCHI    



giovedì 16 luglio 2015

Sogni d'una notte di mezza estate....

Rieccoci! Dove ci eravamo lasciati? In realtà non ci siamo mai lasciati, poichè quotidianamente il dialogo e la condivisione va avanti su uno spazio facebook che funzionata molto bene: si chiama "La danza dei pensieri e dell'inchiostro" ed ancora una volta lo pubblicizzo anche qui
https://www.facebook.com/groups/300912529932150/?fref=ts
Sono felice di dirvi che la mia collaborazione con Almax Magazine, dopo l'intervista di Aprile, si è trasformata in un rapporto di collaborazione mensile. Ogni 25 del mese la rivista esce online, con contenuti interessanti. Fra essi vi è una rubrica che mi è stata affidata e che si intitola "Dentro il racconto - di Alessandro De Vecchi-
Qui vi mostro il racconto pubblicato il mese scorso (Clicca sulle foto per ingrandirle e facilitare la lettura)


Per chi volesse leggere la versione sfogliabile direttamente dal sito, cliccare su questo link : http://ita.calameo.com/read/00212463650b8e908b542

La bella notizia è che ogni mese mi occuperò di questa piccola rubrica nella rivista.
Ma non è tutto: come ogni sogno di una notte di mezza estate che si rispetti, ho altro da comunicarvi.
Ho da tempo terminato il romanzo "Le risposte del silenzio" e posso annunciarvi con grande gioia che questa volta il libro NON sarà auto-prodotto, bensì vedrà la luce (prima di fine anno), GRAZIE AD UN EDITORE CHE HA CREDUTO IN ME !
Al momento non posso dare più informazioni, ma credetemi, ci sarà di che gioire.
Un abbraccio forte a tutti,

a presto 

ALE




venerdì 3 aprile 2015

Meticcio della vita, cittadino del mondo...


Rieccomi ! Che bello rientrare e trovarvi tutti, così diversi ma uguali, così fieri della vostra unicità.Voglio augurare ad ognuno di voi un giorno all'altezza del vostro animo e lo faccio con alcune brevissime considerazioni, che mi ronzano per la mente, dopo aver messo i piedi per terra all'aeroporto. Ho vissuto pochi giornI lontano da casa (Barcellona), ma ho avuto la conferma che ogni luogo "è casa" se lo vivi come tale. Ho immagazzinato nei bulbi oculari, e nei meandri intimi, migliaia di ricordi. Non voglio enfatizzare nè idealizzare nessun luogo del mondo in particolare, ma semplicemente celebrare ciò che di umanamente prezioso ho visto... e che si può scorgere ad qualunque latitudine se si ha l'attitudine a farlo. Non esistono frontiere quando: chi incontri abbatte le difficoltà del linguaggio, andando oltre a spagnolo, inglese o italiano. Decidendo di comunicare con occhi, mani, sorriso e soprattutto cuore. Quando "l'altro" si prende cura di te, aiutandoti, ancor prima che tu glielo chieda in qualche lingua. Quando osservi persone che si precipitano a tendere la mano ad una donna caduta dalle scale della metro, anzichè ignorarla per la fretta. Quando la parola straniero è solo un'invenzione burocratica e il pensiero d'essere tutti  "cittadini del mondo" è invece la realtà più evidente. Tutto questo, ed altro ancora, mi invoglia a continuare a dare tutto ciò che è nelle mie possibilità a questa umanità..che sa essere grande; quando ricorda di esserlo. VI ABBRACCIO.

ALESSANDRO  DE VECCHI

mercoledì 25 marzo 2015

Grazie Amax Magazine per questa intervista


CLICCATE SULLE FOTO PER INGRANDIRE E FACILITARE LA LETTURA




Un sentito grazie a tutti coloro hanno reso possibile tutto questo...ed ora un augurio : IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE! 

- ALESSANDRO  DE  VECCHI -

giovedì 19 febbraio 2015

FUGHE DALLE SALE D' ATTESA



FUGHE DALLE SALE D’ATTESA ( Alessandro De Vecchi)
Ho speso parte della mia vita in sala d’aspetto. Attendevo ogni volta qualcuno o qualcosa.
Ho aspettato spesso, da ragazzino, il suono della campana a fine lezione.
Ho aspettato d’avere il piede abbastanza lungo per indossare le scarpe che anelavo, l’altezza giusta per i jeans che speravo di poter vestire.
Ho aspettato d’aver l’età buona per non essere più snobbato dalla ragazzine, puntualmente interessate a “quelli più grandi”. Gli anni giusti per poter salire sull’ascensore da solo. Quelli buoni per poter guidare il motorino e poi l’automobile. Quelli esatti per poter mettere una X su una scheda elettorale.
Ho aspettato risposte dopo colloqui di lavoro. Dopo 10, 100, 1000 “le faremo sapere”.
Ho aspettato d’avere il portafoglio meno magro ed in grado d’offrirmi quel viaggetto, quella sudata vacanza.
Ho aspettato il triplice fischio dell’arbitro, dopo partite sofferte coi denti stretti e il cuore spremuto.
Ho aspettato con determinazione ed ottimismo una guarigione cercata e voluta. Dopo aver assaggiato i ferri del primario.
Ho aspettato treni in ritardo, su vagoni freddi o arsi dal sole bruciante…privi una volta di riscaldamento e l’altra di aria condizionata.
Ho aspettato in fila, col numerino in mano e senza scavalcare nessuno.
Ho aspettato fiducioso promesse fattemi, talune rispettate, tal altre totalmente disattese.
Ho aspettato telefonate, incontri: alcuni giunti dopo essere stati pattuiti, altri mai materializzatisi.
Ho aspettato con rispetto i tempi del prossimo, anche quando questo deliberatamente non rispettava i miei.
Ho aspettato speranzoso che finisse quel ritornello da disco rotto: “ uno di questi giorni ci si vede…uno di questi giorni…uno di questi giorni “.
Ho aspettato con discrezione e silenzio che il tempo facesse capire al mio interlocutore che un “fanatismo” è sempre poco utile, specialmente quando “seriale”.
Ho aspettato sino a conoscere tante tonalità di ogni sala d’aspetto.
Ho aspettato sino a giungere alla conclusione che non ho più voglia di aspettare.
Fretta? Impazienza? No, nulla di tutto ciò.
Semplicemente ho compreso che la vita non è nell’attesa del futuro né nel ricordo del passato, e neppure nell’avere costanti aspettative.
Ho aspettato di capire che non c’è nulla da aspettare, quando vivi veramente solo nell’eterno presente.

martedì 20 gennaio 2015

quelli che....


Forse suonerà poco "politically correct", ma almeno è tremendamente sincero. Non ho mai avuto “feeling” con una categoria di persone: quelle “tutte d’un pezzo”. Quelle col “petto arrogantemente sempre gonfiato”. Quelle ciniche. Quelle del “morte loro vita nostra”. Quelle che non perdono mai l'occasione di ostentare la loro importanza e le loro imprese. Quelle che demoliscono chi non la pensa come loro e nel frattempo parlano tanto di “fanatismo”. Quelle che per presentarsi mostrano stellette, distintivi, medagliette e titoli gerarchici. Quelle che non piangono mai. Quelle che hanno una rigidità mentale degna d'un addestramento. Quelle che sono talmente brave da non aver mai bisogno d’ interrogarsi su se stesse. Quelle che stanno sempre con la “ragione” e mai col “torto”.

Amo quelle semplici: quelle dopo averti chiesto “come stai”? restano addirittura ad ascoltare anche la tua risposta. Quelle che sono talmente forti da non aver paura di mostrare anche le proprie debolezze. Quelle che ammettono le proprie fragilità. Quelle sanno ancora piangere, di gioia e di dolore. Quelle che non risparmiano sull’intensità di un abbraccio o su una parola in più d’affetto. Quelle che qualche sano dubbio ogni tanto ce l’hanno. Quelle che sanno mettersi nei panni di chi è meno fortunato. Quelle che non ronzano sempre intorno alle “zone di potere”, eppure si sentono felici. Quelle che le ami da subito, basta osservare come sorridono senza prendersi troppo sul serio. Quelle che non sai neanche perché, ma sono parte di te.

Dimenticavo: buona vita "anime scalze".
  
ALESSANDRO  DE VECCHI