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Il cambiamento non è mai sofferenza, solo la resistenza ad esso lo è ».
Questo
insegnamento fu dato da Siddharta Gothama (più noto come “il Buddha”, ossia “il
risvegliato"). Un uomo vissuto nella regione dell’attuale Nepal più di 2500 anni
fa.
Tutto
ciò che scoprì ed insegnò non aveva nulla a che vedere con la religione, la credenza
in qualche essere superiore o la metafisica.
Si
occupò pragmaticamente di ciò che riguardava la condizione umana, l’origine
della sofferenza, donando un metodo tangibile per trasformare ogni condizione
mentale difficile in concime per la felicità
interiore, quella non dettata da condizione esterne e transitorie.
Perché
faccio questo preambolo? Semplicemente perché mi rimanda a ciò che sto vivendo
qui ed ora, in questo preciso istante.
Sono
disteso su di un prato che ho raggiunto pedalando con la mia bici in mezzo alla
natura. C’è silenzio, uno di quei silenzi colmi di tutto, talmente pregni del
mondo intero da bandire cuffie o immaginazione per sentirsi parte d’esso.
Una
foglia gialla è caduta dall’albero dinanzi a me . E’ una della prime foglie
ingiallite e sembra una pecora nera che spicca fra la preponderante macchia
bianca circostante.
Quella
foglia che cade mi comunica molto. Apparentemente può sembrare triste vederla
distaccarsi dal ramo e fermare la sua corsa al suolo…ma andando a fondo mi
accorgo di come in verità sia tutto il contrario. Nessuna fine, nessuna
cessazione o annichilimento, solo trasformazione, evoluzione, vitale
cambiamento.
Quella
foglia si toglie per fare spazio ad una nuova che arriverà quando sarà tempo…e
la nuova arrivata sarà la conseguenza
della precedente, presenterà un aspetto più fresco, luminoso e a sua volta farà
il suo ciclo; ponendo le basi per ciò che nuovamente avverrà dopo di lei.
Mi
fermo, afferro la foglia e sorrido: in essa vedo il cerchio della vita, un
cerchio senza inizio né fine, una circonferenza dove perdersi significa ritrovarsi ogni giorno; diversi ed uguali al tempo stesso.
Tutto
ciò vale per le nuvole che campeggiano ora sopra il mio capo: hanno forme
divertenti, sembrano dipinti in movimento, ma fra poche ore avranno mutato
aspetto e si saranno trasformate in altro. Nessuna fine, nessun funerale: la
festa del vivere non risparmia neppure loro. Qualcuna diverrà pioggia e finirà
per nutrire fiori e campi, qualcun’altra si rimanifesterà sotto forma di
rugiada e farà compagnia agli assonati mattinieri.
Il
cambiamento è salvezza, ordine, necessità. Einstein diceva che la specie che sopravvive
non è la più forte, bensì quella che meglio si adatta ai cambiamenti.
Beh,
tutte queste riflessioni partono da una banale foglia ma riguardano in prima
persona anche me e riguardano ognuno di noi.
Mentre
arrotolo un ciuffo d’erba fra le dita mi rendo conto di essere nel pieno di una
fase di passaggio. Molte esperienze della mia esistenza sono terminate, giungendo
al capolinea…spesso lasciandomi anche l’amaro in bocca per come si sono troncate.
Altre invece sono in embrione e sento che stanno semplicemente maturando .
Improvvisamente
la mia mascella non è più contratta, i pugni, che sentivo così chiusi e rigidi,
si distendono ed il palmo della mano si fa più morbido, quasi pronto ad accogliere
il futuro mentre tasta il terreno del presente. Senza più giudicare, senza più
dannose aspettative.
Risalgo
in sella alla bicicletta, la foglia si è incastrata fra i raggi delle ruote. L’afferro
quasi ringraziandola della compagnia e del messaggio che mi ha portato.
Spingo
forte sul pedale, come una dichiarazione d’intenti sento nascere una voce che
mi dice: « Ho deciso d’imparare ad amarmi e rispettarmi finchè morte non mi
separi da me stesso.
Ho
deciso di mandare in pensione in fantasmi disoccupati che, senza invito,
vengono a turbarmi.
Ho
deciso di lasciarmi vivere e non limitarmi a sopravvivere ».
ALESSANDRO DE
VECCHI
È sempre un piacere leggerti anima scalza...
RispondiEliminaTi abbraccio con affetto...
Marina
Grazie di aver commentato anche qui...oltre che su facebook....ti abbraccio forte forte!
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