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giovedì 29 dicembre 2011

Un nuovo anno: momenti di “cute anserina” (ovvero momenti di ciò che comunemente chiamiamo “pelle d’oca”)

Aloha amici! Ancora due giorni ed i nostri vecchi calendari finiranno in soffitta. Resteranno probabilmente sommersi da substrati di polvere sotto i quali ogni giorno stampato avrà ricordi ed aneddoti da raccontare al buio ed alle mura.
Solitamente nel porgere gli auguri per il nuovo anno preferisco ricordare che in fondo il 1 gennaio non è altro che il giorno successivo al 31 dicembre, nulla di più: a mio modestissimo parere non si possono azzerare emozioni, sensazioni ed insegnamenti che il passato ci ha dato…semmai si può fare la cosa (a mio avviso) più fruttuosa: vivere attimo per attimo e soprattutto vivere nell’istante corrente, con il massimo dell’intensità di cui siamo capaci.
Pochi giorni fa ho inaugurato su facebook un gruppo dove chiunque partecipa donando del suo,  qualsiasi  intervento è prezioso e condiviso piacevolmente. Il gruppo in questione si chiama “La danza dei pensieri e dell’inchiostro” (di seguito vi riporto il link per collegarvi): http://www.facebook.com/groups/300912529932150/
Oggi il mio caro amico  “Capitano Achab” ha scritto per noi un pensiero che mi ha fatto riflettere moltissimo, così come la riflessione che la mia amica Sofia ha postato alcuni giorni orsono. Li riporto qui entrambi per mostrarli con gioia e per il gusto di rileggerli e assorbirne l’essenza, come fossi una spugna che inzuppa incessantemente vita od un essere che per “osmosi” concentra nelle cavità emotive tutto il meglio che il quotidiano gli può offrire:

 << Immaginiamo di prendere un cubo con le facce diversamente colorate, prendiamo quattro persone che stanno davanti ad una faccia. Una dirà che il cubo è verde, la seconda che è giallo, la terza che è rosso, la quarta che è azzurro. Tutti e quattro vedono la verità dal loro punto di vista, ma la visione è limitata, loro vedono solo una parte della verità e credono che quella sia la sola verità. Se li facciamo ruotare, ognuno di loro vedrà un altro colore, se andiamo avanti tutti e quattro avranno una visione completa della realtà. La vita, l’amore hanno mille sfaccettature, dipende da dove li osservi. Chi ha avuto una vita agitata, chi ha sofferto sempre per amore ti verrà a raccontare di una vita assurda, ti dirà che l’amore è una fandonia; chi ha avuto una vita serena e un amore bello, affermerà con sicurezza che la vita, l’amore sono splendidi. Ognuno ha la sua verità che gli viene da quello che ha vissuto, ma il suo vissuto non è significativo rispetto al vissuto di miliardi di persone. La vita e l’amore vanno presi e vissuti, rinunciare a vivere e scappare via dall’amore, ti porta a fare invecchiare il cuore precocemente, un cuore vecchio, senza entusiasmo, serve solo a far circolare il sangue, allora basterebbe sostituire quel cuore con una pompa efficace, che non proverebbe emozioni, sentimenti, accelerazioni, sobbalzi. Ma che vita sarebbe in queste condizioni, io preferisco tenermi questo cuore, pieno di cicatrici, ma felice di vivere >>. (Capitano Achab)

<< Ho passato 20 anni ad attendere: un tram in ritardo, la prof che entrava in classe 15 minuti dopo, gli amici mai puntuali, una chiamata che non arrivava, un messaggio.. Ho aspettato le decisioni di qualcuno, la sua mano nella mia, un bacio, una carezza.. L'attesa di “quei giorni migliori che tanto prima o poi arrivano per tutti”, l'attesa del meglio.. Ho aspettato cosa?? Cosa c'è di così importante per cui valga la pena perdere il proprio tempo e la propria testa? Niente. Niente è all'altezza dei tuoi minuti. Niente è così prezioso da poter permettersi di impadronirsi dei tuoi pensieri. Sarà che sto crescendo e non ho più pazienza, sarà che l'attesa si è portata via anche la mia voglia di aspettare >>. (Sofia Arlotti)

Tutto ciò mi porta ad avere il piacere di contribuire con una mia considerazione, che estrapolo da un racconto facente parte del libro che sto lentamentissimamente (ma spassosamente) portando a termine. Nel rileggerla, prima di battere le mie dita sulla tastiera, mi sono accorto che, neppure a farlo apposta, essa sembra essere la naturale prosecuzione o la risposta ai due proponimenti precedenti… che dire? Piccoli miracoli dell’interdipendenza e del collettivo confronto umano :-)

<< Siamo tutti scioccamente immersi nel rivangare il passato o a fare grandi progetti per il futuro, al punto tale di trascurare la sola cosa che deteniamo e su cui possiamo attivamente agire: IL PRESENTE.
Finiamo troppo frequentemente col credere che solo quando avremo realizzato determinati propositi o raggiunto precisati traguardi saremo realmente felici, ma la verità è che spesso il piacere è già evaporato senza averlo assaporato, poiché giaceva nella bottiglia d’una bevanda chiamata ‘adesso’.
Per questa ragione ho imparato che dinanzi al contenuto più o meno colmo dei bicchieri che si presentano nella mia vita, piuttosto che spingermi ad accontentare il punto di vista e decantare se essi mi appaiano mezzi pieni o mezzi vuoti, il mio istinto preferisce accontentare il gusto: assaporando appieno ogni aroma di ciascun calice >> . (Alessandro De Vecchi)

Credo che non vi siano altre parole da aggiungere cari amici… se non un augurio sincero che mi sgorga senza possibilità di trattenerlo ad oltranza: buon istante!! Vi auguro un meraviglioso “adesso” !  tenete botta! ^_^
P.s:  << La vita è un mistero da vivere, non un problema da risolvere >> . (Osho)

- ALESSANDRO DE  VECCHI -

mercoledì 21 dicembre 2011

Un racconto popolare ed i miei auguri spontanei (non solo festivi)

LE LENZUOLA SPORCHE (Racconto anonimo, tramandato come saggezza popolare)

Una giovane coppia di sposi novelli andó ad abitare in una zona molto tranquilla della città. Una mattina, mentre bevevano il caffé, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria. Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina! Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo... Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola! Il marito guardò e rimase zitto. La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento. Dopo un mese, la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito: Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà fatto vedere come si fa? Il marito le rispose: Nessuno le ha fatto vedere; semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra ! Così è nella vita! Tutto dipende dalla pulizia della finestra attraverso cui osserviamo i fatti. Prima di criticare, probabilmente sarà necessario osservare se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore per poter vedere meglio. Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino....
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Ed ora cari amici mi faccio spazio qui fra queste righe per fare due chiacchiere con voi: le feste natalizie stanno per arrivare ed io ne voglio approfittare per porgere ad ognuno di voi i miei auguri più onesti e spontanei... ma onestamente non è mia intenzione fare degli auspici "standard" e conformi" come spesso si vede di questi tempi, dove basta un click per spedire un messaggio d'auguri "asettico" (e spesso con la formula del "copia-incolla") a più contatti possibili...no, non è questo il mio scopo. Io non so quale significato dia ognuno di voi a queste feste, ma tengo a precisare che per mia natura solitamente mal digerisco lo spirito forzato del "falso buonismo natalizio” o del "a  Natale si è tutti più buoni" (dimenticando poi quell'umanità e quella compassione per il prossimo per tutto il resto dell'anno).
A tal proposito Charles Bukowski diceva : << E’ Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese >>.
Ero dunque tentato di evitare un post d'auguri proprio per non incappare nell'acquitrino retorico di sorrisi su commissione e frasi confezionate come bigliettini dei baci Perugina... poi ho riletto questo racconto popolare ed ho capito che potevo condividerlo qui con voi e che questo poteva essere il messaggio più adatto per riflettere in questi giorni di vicinanza, di corse affannate all'acquisto. Stiamo vivendo un momento storico delicato (di cui con molta probabilità fra qualche lustro si  parlerà anche nei libri )... ma questa crisi non ci sta solo sottraendo risorse: se imparassimo infatti a guardare oltre la superficie delle cose ed alle apparenze, probabilmente scopriremmo che questa recessione ci sta donando un'opportunità irripetibile per chi saprà coglierla. Quella di re-inventarci, riscoprirci o forse scoprire per la prima volta chi siamo davvero.
Per fare ciò non penso possa bastare dare una sbirciata all'anagrafe o su un documento d'identità che ci mostra quale aspetto fisico abbiamo o quale professione svolgiamo. Sto cercando di parlare di qualcosa di ben più intimo e completo, sto accennando in maniera umile alla scoperta del nostro vero IO e sto facendo queste considerazioni in modo totalmente leggero, privo di "presunte verità assolute in tasca" e soprattutto in maniera LAICA.
<< I grandi momenti derivano da grandi opportunità. E’ questo è quello che avrete stasera >> disse Herp Brooks ai suoi atleti negli spogliatoi prima della storica partita olimpica di hockey denominata "the miracle". Ebbene, allora stasera, mentre rincaseremo dopo una giornata di lavoro, forse ognuno di noi avvertirà la piacevole possibilità di rieducare le proprie pupille ad osservare (e non più limitarsi a guardare). Magari mentre saremo in coda al semaforo, o alla cassa del centro commerciale, adageremo il nostro consapevole sguardo sulla donna o sull' uomo che solitamente tiene pulita la strada su cui staremo guidando o il pavimento su cui poseremo il nostro intero peso...ed a quel punto proveremo un attimo di gratitudine SPONTANEO, sentendoci parte del TUTTO. Sarà forse un frangente di riconoscenza veritiero, non “travestito” da babbo Natale e nemmeno affetto da filantropia forzata...sarà un istante liberatorio, nel quale ognuno di noi (io stesso per primo) ricorderà a se stesso che "ogni istante che passa è un occasione per rivoluzionare tutto completamente".

Buone Feste Amici, ma soprattutto Buona Vita!
P.s: L'uomo diventa spesso ciò che crede di essere. Se si continua a dire che si non riesce a fare una certa cosa, è possibile che alla fine si diventi realmente incapaci di farla. -Gandhi-

- ALESSANDRO  DE  VECCHI  - 
Segnalo la piacevole nascita di un gruppo facebook che ho inaugurato da qualche settimana: è uno spazio senza "padroni di casa", spalancato a tutti ! :-) eccolo :
La danza dei pensieri e dell'inchiostro:  http://www.facebook.com/groups/300912529932150/

giovedì 8 dicembre 2011

Sottosopra (per cambiare punto di vista)


Toc Toc! Ci siamo? Ebbene sì! ci sono e ci siamo …o per meglio dire: non sono e non siamo mai andati via.

L’ultima chiacchierata collettiva qui è stata quella di Novembre, con una serie di considerazioni ed una speranzosa voglia di futuro.
Nel frattempo è seguitato un periodo personalmente un po’ delicato: alcuni “colpi bassi” che di tanto in tanto il destino decide di sferrarti proprio per renderti più forte, mi hanno (per qualche giorno) fatto perdere un po’ l’equilibrio.
Lo confesso e lo racconto senza problemi né vergogna, poiché non amo recitare la parte di quello non si fa mai “scalfire” da nulla… anzi: ho la mia collezione smisurata di debolezze e difetti che non nascondo affatto! 
Vado però fiero del fatto di “metterci sempre la faccia” in tutto ciò che faccio o scrivo (nel bene e nel male) e soprattutto d’aver imparato che nella vita è importante essere innanzitutto una persona e non un personaggio. Essere quindi in pace con se stessi: questo è il primo passo individuale e personale per salire il primo gradino della scala che ci potrebbe portare in cima alla vetta di pace ed armonia comune.
Dicevo: ho preferito “mettermi” un po’ nell’angolino perché non è affatto necessario stare sotto un riflettore, anzi, le luci più intense sono quelle che puoi percepire negli occhi altrui.
In questo lasso di tempo mi sono crogiolato leggendo i vostri splendidi interventi e discorsi sulla “bacheca comune”
( http://alessandrodevecchi.blogspot.com/p/la-bacheca-comunespazio-discussione.html
per rendermi conto di quanta ricchezza emotiva e spirituale abbia potuto assimilare grazie alle vostre parole…ed è davvero un prodigio!
Mi sono ricaricato di energia vitale ed entusiasmo esattamente come un pannello fotovoltaico esposto al sole più pulito e radioso.. grazie amici, spero di poter essere sempre e costantemente così privilegiato da poter condividere con voi questa splendida avventura che è l’esistenza.. anche quando ci capovolge: scompigliandoci un po’ e lasciandoci coi piedi per aria, proprio per cambiare punti di vista divenuti troppo auto-referenziali e preconfezionati.
Sono stati giorni vissuti fuori dalle finestre adornate. Ho ritrovato un po’ il contatto con “la strada”, quel legame col catrame che avevo da ragazzino.
Ho passeggiato per ore, spesso solo, in compagnia solo del ritmico battere della suola degli anfibi sul marciapiede.. altre volte invece mi sono mischiato nella folla, fino a sparire in mezzo ad essa come una delle tante macchie di un leopardo.
Ho parlato con lo sconosciuto di turno, che mi ha fermato in stazione in cerca di due brevi chiacchiere ed un momento di cordialità umana e confessione.
Ho conosciuto un “maestro Lama” venuto qui in Italia dal Tibet e l’ho ascoltato incantato per ore, sorridendo pacificamente anche quando prima della traduzione (in inglese ed italiano), elargiva nella sua sconosciuta lingua tutta la sua saggezza. Mi sono sentito pervaso da un senso di limpida serenità ancora prima di capire cosa stesse dicendo, forse perché la voce, attraverso i suoi timbri caldi e le sue inflessioni, è in grado di superare qualunque ostacolo o torre di babele lessicale.
Ho scoperto cose di me che in oltre tre decenni non avevano ancora visto la luce, ma soprattutto mi sono lasciato travolgere dalla voglia di scoprire il prossimo, che fosse uno estraneo ( parola che man mano sto eliminando dal vocabolario del mio pensare ) o una persona più familiare.
Ho suonato le mie adorate chitarre e la loro voce mi è sembrata più chiara del solito, poiché forse erano i miei padiglioni auricolari ad essere più attenti ad ascoltare e non limitarmi a sentire.
Ho fatto scorpacciata di film in dvd,  di canzoni che mi han fatto affettuosa e preziosa compagnia.( “Fields of gold” di Sting mi ha letteralmente fatto da colonna sonora dall’alba al tramonto)
Ho mangiato lentamente, assaporando meglio ciò che le papille gustative mi proponevano e riconosciuto che una cosa è mangiare tanto per restare in vita e sostenere il proprio corpo, altra è godere del rito del cibo e del benessere interiore.
Ho riso insieme a Giorgio: un anziano signore, con il quale ho stretto amicizia casualmente in un parcheggio, tra una borsa della spesa da posare nel bagagliaio ed un suo ricordo legato alla sua gioventù, da ascoltare con rispetto e fervida curiosità.
Ho simpaticamente intuito che la signora Anna, la panettiera da cui mi reco da una vita, ha iniziato ad amare il color arancio. Tanto da voler addirittura riverniciare le pareti del suo negozio con quella vitale tinta.
Mi sono crogiolato nel piacere dei brividi che mi percorrono la testa rasata, indossando il cappellino di lana grigia  che una persona dall’indole incantevole mi ha regalato un paio d’anni fa, in occasione del Natale. Sono arrivato a pensare che quella piacevole sensazione paragonabile al calore di un intimo camino in pieno inverno, sia in realtà il magico fuoco fatuo di un meraviglioso ricordo, che non accenna minimamente a smorzarsi.
Ho conosciuto un gruppo di persone stupende, con le quali ho condiviso serate di meditazioni ed argomentazioni che forse pur non essendo palpabili sono molto più concrete ed utili di vaneggiamenti che ogni giorno riempiono i nostri media, finendo con lo spingerci inconsapevolmente verso folli rincorse all’oro od alle borse, alle speculazioni che lo “spred” (che termine orribile !) offre su un piatto d’argento, o a chissà quali cazzute baggianate che ci siamo auto-inflitti nel corso dei secoli. Una sola cosa pare certa in quella sciocca gara: il primo “vince” perdendo la sua dignità e dal secondo in giù non esiste più nulla, poiché è già stato rubato tutto;  significato del vivere compreso.
E’ un concetto di felicità distorto, totalmente effimero, falso come una banconota da 11 euro.
Ho appreso che nella lingua cinese il vocabolo “crisi” è sinonimo di “opportunità” e dal quel frangente ho cominciato a pensare a quali possibilità di crescita come uomo mi può offrire questo squarcio di tempo e questo capitolo storico.
Ogni serata trascorsa ad ascoltare il proprio corpo, con questi compari di “viaggio interiore”, mi ha insegnato che tutto ciò che abbiamo e che siamo è il qui e l’adesso, il vocabolo che più conta si chiama ORA… il passato è un maestro che ci mostra i nostri errori ed i nostri progressi, il futuro è paragonabile ad un feto che ancora nuota nell’utero chiamato presente.
Poco fa ho guidato per la città: udito il suono della sirena dei pompieri, il clamore dei clacson impazienti degli automobilisti in coda e abbassato volontariamente il volume dell’autoradio per ubbidire al richiamo delle gocce di pioggia sul parabrezza.
Mentre stringevo le mani attorno al volante mi sono soffermato ad osservare espressioni di panico dipinte su volti di esseri umani che non conosco: quegli occhi così spalancati e terrorizzati han finito per scavarmi dentro e riportarmi alla mente un uragano di fragilità che tanto somiglia al celebre quadro di Munch chiamato “l'urlo”.
Siamo tutti precari nella professione del vivere. Tutti equilibristi appesi ad un filo esile quanto un’aspettativa, talmente sottile ed affilato da essere in grado di penetrare l’epidermide dei nostri piedi impegnati nel bilico imprevedibile dei passi sopra il vuoto.
Viviamo un solo soffio vitale alla volta, una sola contrazione cardiaca alla volta, ma come diceva il saggio Socrate: << è il sentiero che conta non la sua fine >>. Perciò in questo preciso istante mi concentro con tutto me stesso solo sui polmoni: percepisco il diaframma che si allarga. L’aria che mi attraversa facendo il giro del mio intero corpo. Il sangue che pulsa irrorandomi come linfa che scorre in una foglia viva.
Proprio ora ho compreso meglio che probabilmente non siamo stati creati solo per essere dei buoni partner o dei focosi amanti, dei figli obbedienti o degli autorevoli genitori, degli onesti lavoratori o dei validi studenti, dei calorosi amici o dei semplici conoscenti… no, quelli sono semplicemente delle vesti che scegliamo o che nella peggiore delle ipotesi lasciamo scegliere per noi. Dobbiamo innanzitutto rimembrare a noi stessi di porgere al cosmo il meglio che ci caratterizza, per essere degni di far parte dell’umanità. Per non scordare, in ogni occasione, l’impegno più leggiadro ed affascinante: quello che ci fa dispensare esattamente il nostro meglio, nulla di più, nulla di meno… e se di tanto in tanto il mondo ci appare capovolto, probabilmente lo è solo per permetterci di raddrizzare lo sguardo del nostro cuore.
- ALESSANDRO  DE VECCHI  -