Finalmente ho preso coraggio. Oggi ho realizzato i primi due video di una iniziativa che ho chiamato ''nulla da insegnare, molto da condividere''. In questo e nei prossimi video semplicemente mi proporrò come CONDIVISORE( NON sono un insegnante ), che proporrà ciò che a mia volta mi è stato trasmesso riguardo temi spirituali, utili al quotidiano. Mi auguro di essere un mezzo utile a chi lo desidera. Un abbraccio sincero
Auto-definirsi può essere illusorio, per cui preferisco semplicemente immaginarmi come un ‘libero pensatore’. Un ‘autodidatta della vita’, che affida i suoi versi alla sua penna o sviscera accordi alla chitarra, per l´urgenza con cui cuore stomaco e cervello lo spingono a farlo. (Facebook:https://www.facebook.com/alessandrodevecchi.autore www.facebook.com/groups/ladanzadeipensieriedellinchiostro)
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sabato 20 aprile 2019
martedì 2 aprile 2019
DIALOGHI CON LA LUNA, L’ALTRA META’ DI ME
In anteprima il breve racconto che porterò a "Maggio dei libri" per la manifestazione letteraria indetta dalla biblioteca di Magenta (MI), Venerdì 24 Maggio, ore 18.
DIALOGHI
CON LA LUNA, L’ALTRA META’ DI ME
« If you believed they put a man on
the moon, man on the moon. If you believe there's nothing up his sleeve, then
nothing is cool.» (Se hai creduto che hanno messo un uomo sulla luna, un uomo
sulla luna. Se credi che non nascondo niente, allora niente è divertente.»)
Questa
strofa, cantata da Michael Stipe dei R.e.m, riecheggia nei pochi metri quadrati
del mio salotto, mentre lascio che il mio naso e gli occhi possano andare in
gita, oltre la cortina di ferro della finestra, aperta come un gabbia i cui
canarini sono scappati tutti in una sera d’estate.
Nessuna
nuvola in cielo, pochi lampioni nel viale, palcoscenico ideale per lei: la
prima donna del manto celeste esige d’essere accolta così, a maggior ragione
oggi.
Oggi
non è una sera comune, no… non lo è affatto, oggi è il plenilunio più
spettacolare dell’anno.
La
grande argentata è perigeo: la distanza minima dalla Terra, e lei, sorniona, si
è rifatta il look. Neanche la più sexy della rockstar può tenerle testa, e, a proposito
di quest’ultima, credo di averla persa da un pezzo, fra uno scatto fotografico
e il successivo, nel disperato tentativo di catturare un momento magico. Uno di
quello che vorresti raccontare anche a distanza di anni.
Tempo,
epoche; anni. Anni. Quasi 50 ne sono trascorsi da quel 20 Luglio 1969 e da quei
tre uomini a tu per tu con la nostra protagonista. Si era in piena guerra
fredda e la sfida di lasciare le impronte sul nostro satellite, era una
faccenda di prestigio, una sfida fra due capofila, capaci di dividere l’umanità
in due fazioni. Il trionfo del cieco dualismo, opposto al senso del comune
bisogno collettivo.
Oggi
sono crollati muri, scemate ideologie novecentesche, eppure il mondo è
perennemente frazionato in mille pezzi di un puzzle che non riesce, o peggio
non vuole, completare l’immagine di unità e buon senso.
Eppure
siamo tutti qui sotto, simili a figli di quella stessa luna che ci fa da madre
e di quell’unico sole che ha comune paternità dei suoi 7 miliardi di affannati
esseri, in contesa sleale per un raggio più caldo e luminoso.
Ma
torniamo a noi: qui non ci sarà nessun nuovo allunaggio, nessuna passeggiata
sui crateri, eppure c’è qualcosa di mistico a prescindere, perché lei sa
regalarci questo ed altro: eclissi, energia e polarità femminili. Sa
influenzare le coltivazioni, le maree, la crescita dei capelli e delle barbe…
e, dulcis in fundo, dicono persino i nostri stati umorali.
Roba
da creduloni? Non saprei, mi tengo aperto, da buon sperimentatore, alle
possibilità.
Quante
volte abbiamo sentito frasi come “sei lunatico”, “hai la luna inversa?”.
Quanto
c’è di vero in tutto ciò? Misteri umani, che l’uomo stesso cerca di comprendere
dalla notte dei tempi, ma che forse, più che compresi, vanno semplicemente
vissuti per quello che sono: magnifici e ineluttabili.
Un
altro scatto mi riporta con la memoria a quasi un anno addietro: 27 Luglio
2018, l’eclissi lunare più scenografica degli ultimi decenni.
Ricordo
con entusiasmo quella ricorrenza: social networks in delirio per l’occasione,
visite planetarie quadruplicate e sciami di ragazzi, e non più ragazzi, in
marcia verso la campagna.
Zaini,
bici, macchine fotografiche al collo, candele, torce elettrice, tappetini da
yoga, stuoie, sacchi a pelo. Una piccola Woodstock casereccia prese forma in
modo spontaneo. Il tam tam passava di bocca in bocca dal centro di
Abbiategrasso al canale scolmatore che giunge sino a fiume Ticino: «Raggiungeteci
al canale, l’eclissi totale è fra pochi minuti».
Questa
frase era diventata una sorta di tormentone telefonico, scritto, inviato,
parlato, fotografato, sussurrato, strillato.
Portai
con me tre candele che dovevano rappresentare il passato, il presente ed il
futuro. Un omaggio di luce alla regina della luce, che in quell’occasione ci
mostrava il suo lato oscuro.
Quante
coppiette, quanti sogni, quante speranze vidi negli occhi di quella immensa
macchia di fauna umana in viaggio verso quell’appuntamento.
Nelle
filosofie orientali si dice che quella lunare sia una polarità di tipo “yin”,
ovvero un archetipo del “lato femminile” presente in ogni essere. La sua
funzione è “fare da specchio”, mostrarci il riflesso nascosto e recondito del
nostro interno più profondo, spesso non conosciuto e neppure immaginato.
Se
solo potessimo vedere parte dell’iceberg emotivo sommerso nei nostri pensieri
meno consci, la nostra vita sarebbe completamente votata alla consapevolezza.
Se
il sole illumina di luce propria e rappresenta l’aspetto estroverso, “maschile”,
volto al donarsi esteriormente è pur vero che tale azione non sia sufficiente
per colmare di auto conoscenza il proprio essere. E’ necessaria l’altra ala per
volare: l’oscuro, il sommerso nel mari di Nettuno, il “dark side” di cui
parlavano della loro celebre opera i Pink Floyd.
Una
staffetta di torce si improvvisò davanti ai miei occhi, che tentavano di
abituarsi all’assenza di luce, poi il suono si prese tutte le attenzioni di
presenti: un “ohh” di stupore passò di lingua in lingua, come un coro da
stadio. La vincitrice era ancora una volta lei, il suo argento, che lentamente
svaniva in una alone nero, non era secondo a nessuno.
Mi
sentii per un attimo nel ventre della grande madre e per vedere il volto del
grande padre sapevo che avrei dovuto aspettare l’alba.
Familiarizzai
con chi c’era al nostro fianco, voleva sapere qualcosa in più sulle mie tre
candele e sul mio rito propiziatorio. Che dire? Momenti che solitamente
appartengono a sciamani, streghe buone e animali allo stato brado, ma quella sera
tutto era possibile, esattamente come stasera.
Chiudo
la finestra, il mio naso e gli occhi rientrano all’interno del perimetro di
sicurezza, ma il cuore rimane lì: sulla macchia più grande del disco lunare che
sembra volermi avvolgermi e non lasciarmi andare via, non prima di aver detto
“grazie”. Grazie alla vita che sa sorprendermi ancora, come quando ero un
bambino.
Ora
forse ne so qualcosa in più di corpi celesti, raggi argentati e distanze
planetarie. Ora forse ho messo anch’io, a modo mio, il mio piede sulla luna.
Ma
credo che l’altra metà di me, la metà femminile, resterà ancora un mistero, che
tanto mi attrae e di cui mai ne saprò abbastanza.
ALESSANDRO DE VECCHI
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