Pochi giorni fa stavo ripensando ad un'esperienza che ho vissuto circa un anno fa. Il 25 Aprile dello scorso anno ho infatti assistito ad uno spettacolo teatrale, in omaggio al compianto De Andrè , organizzato dell'ottima compagnia teatrale "FavolaFolle". Inutile parlare delle emozioni che ho provato, quelle le custodisco nel mio muscolo cardiaco e credo che qualsiasi aggettivo sarebbe inadatto a contenere una simile esperienza; poichè finirebbe con lo sminuirne l'intensità.
Ecco cosa scrissi quel giorno dopo la manifestazione:
Evitando gli aggettivi, posso però parlare di ciò che questo pomeriggio mi ha lasciato in dote. Chi mi conosce almeno un poco, probabilmente conosce il mio amore per la scrittura e la musica: ebbene è bastata un'ora. Una semplice tacca d'orologio (densa di aneddoti, canzoni e reading poetici) riguardanti "Faber", per catapultarmi in una dimensione nuova. Rincasato, non ho fatto altro che compiere i soliti apparentemente abituali gesti quotidiani: mangiare un gelato, scrivere una della mie storie al pc, leggere qualche poesia ed ascoltare buona musica. Eppure dentro di me c'era una consapevolezza diversa: quella di cui pensa: "è altamente improbabile che io possa mai arrivare a campare scrivendo libri, ma in fondo chi se ne importa? Scrivere, osservare il mondo, narrarlo attraverso le mie lenti è ciò che amo fare.. ed è ciò che continuerò a fare con genuina passione e certosina cura"
Chiunque abbia un po' di dimestichezza con la storia dei cantautori italiani, saprà che "Faber" nacque in un ambiente ed in una famiglia "altolocata". Egli viene spesso descritto però come la "pecora nera" del nucleo, costantemente in contrasto col potere (da lui considerato una sorta di piaga dell'umanità). Fece disparati lavori saltuari e precari, proprio per non mettere "radici" così profonde da impedire alla sua geniale curiosità di spingerlo verso la prima nave al porto nella "sua" Genova. Osservare il "mondo reale": quello lontano dall'ipocrisia e dal finto perbenismo. La "proibita" Via del campo, per intenderci, (stradina deserta e anonima durante il giorno, teatro invece di minoranze etniche e personaggi ai margini dell'umanità, durante la notte). La sua arte, perennemente in bilico fra musica e poetica, lo ha reso come tutti sappiamo non solo uno dei più grandi cantautori del novecento, ma anche un poeta (nell'accezione più pura del termine).
Di idee politiche anarchiche, diede una voce ed un suono inconfondibili, al desiderio di libertà e pacifismo della sua irrequieta indole anticonformista.
Le sue canzoni sono vere e propri spaccati di vita che narrano di emarginati, prostitute, ribelli e personaggi considerati "scarti della società" ( dalla borghesia benpensante e di quei tempi). Fabrizio non giudica mai costoro, non li addita come la maggioranza dei moralisti. L'umanità per lui va semplicemente compresa, non giudicata. Non esistono solo il bene ed il male, il bianco ed il nero, bensì milioni di sfumature che occorre quanto meno cercare di capire e riconoscere.
In una sua famosa canzone giunge a scrivere "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior".
Stanotte ho preso il mio block-notes ed ho iniziato ad annotarmi i primi pensieri di una storia che mi è nata in testa senza preavviso. Guardavo fuori dalla mia finestra giusto poco fa ...e seguitavo a scrivere "di pancia", "d'istinto" ciò che, con la mia penna vorrei raccontare questa volta.
Ho osservato la "colorita fauna umana", se pur in un brevissimo lasso di tempo. Ho scorto sguardi perplessi, volti tirati e preoccupati, tesi ad inseguire una felicità materiale tipica d'una folle, quanto inutile, corsa verso il nulla. Ho visto anche l'innocenza dipinta sulla bocca ancora sporca di pappine d'un bimbo in carrozzina. Pareva così apparentemente ignaro di questo mondo e questa realtà.. poi ho compreso quanto invece probabilmente fosse maggiormente cosciente di chi lo circondava. Esattamente così! cosciente riguardo al senso di questo "esserci" e riguardo quanto la vita stessa, sia fatta per essere "naturalmente semplice" (semmai è l'uomo stesso che stupidamente sa renderla "fottutamente complicata").
Ci sono vite fatte per essere vissute ogni giorno come se fosse l'ultimo. Queste sono le esistenze di chi non vive "nel domani", nè "nello ieri", ma unicamente "nell'oggi"... proprio in questo preciso instante.
Costoro hanno compreso quanto i bicchieri di cristallo, deposti della dispensa a prendere polvere, aspettando un' occasione valida per estrarli, siano un'assurdità…poichè ogni giorno è il motivo valido intrinseco per festeggiare ciò che siamo. Ora. adesso.
Probabilmente, questi individui, sono gli stessi che con la propria retina oculare riescono a cogliere tutte quelle sfumature che stanno tra il bianco il nero di cui si parlava poc’anzi. Sono quelle persone che intuiscono come a volte non si possa etichettare ogni cosa in un due banali categorie ("giusto" , "sbagliato","buono" ,"cattivo" e così via). Come vi siano situazioni che sfuggono a qualsiasi assurda definizione umana e non son nè male, nè bene, ma semplicemente VITA, da vivere e comprendere strada facendo. Esattamente come un'automobile coi fari puntati nell'oscurità: questa non ha bisogno di vedere la strada dinanzi a sè nel prossimi km.. per proseguire è sufficiente che i fari illuminino i 50 metri successivi di volta in volta.
Vite spesso al limite della stremo fisico, certo: non è facile andare ogni giorno controcorrente, poichè le braccia pesano ed il fiato si fa corto. Ma quando comprendi che l'alternativa al bivio è una vita di disperata quiete o di lenta ed inesorabile "morte tranquilla", ecco che i polmoni si allargano nuovamente.
Non vuoi finire così: Fabrizio in "bocca di rosa" parlava di quella ragazza "tacciata d'essere di facili costumi".. ebbene pare che successivamente si sposò con un uomo apparentemente "per bene", mettendo a tacere le malelingue del paese, ma finendo col rimpiangere persino la sua precedente condizione. In una lettera indirizzata a Fabrizio (il quale giaceva oramai sul letto di morte), pare lei gli abbia rivelato: << sono passata dalla padella alla brace, dall'essere schiava della strada, all'essere schiava di me stessa e di un'infelice quotidiana morte tranquilla >>.
<< Esistono vite fatte di disperata quiete >>, diceva Robin Williams nella strepitosa pellicola "L'attimo fuggente".. o ancora racconta Fabio Volo: << Non voglio ritrovarmi a vivere con l'illusione dell'autista del tram: sembra che l'autista guidi il tram, che sia padrone del mezzo, in realtà è uno che semplicemente frena e accelera, perché segue solo il binario…al massimo può decidere la velocità, ma nemmeno questo perché le fermate sono comunque prestabilite e devono rispettare un orario, Così succede anche a noi: scuola, università, lavoro, matrimonio, figli, capolinea. Ognuno decide solo quanto tempo metterci, e tutta la STRAORDINARIETA' della vita ridotta a due funzioni: accelerare o frenare"….con la triste illusione di guidare la nostra vita.>>
E allora guariamoci allo specchio, cerchiamo e scrutiamo l'immagine della nostra anima e dal quel confronto col proprio riflesso lavoriamo per uscirne a testa alta.. questo è ciò che conta: essere degni di sè stessi. Ricordiamoci di non valutare mai la qualità del tempo che ci verrà concesso quaggiù in base al numero di respiri che faremo, bensì agli istanti che quel fiato ce l'avranno tolto.
Ebbene, cominciamo ad inspirare ed espirare.. poi preparasi ad immagazzinare tant'aria: è necessaria per continuare a nuotare in direzione ostinata e contraria (e felice, aggiungo io)
- ALESSANDRO DE VECCHI -
Auto-definirsi può essere illusorio, per cui preferisco semplicemente immaginarmi come un ‘libero pensatore’. Un ‘autodidatta della vita’, che affida i suoi versi alla sua penna o sviscera accordi alla chitarra, per l´urgenza con cui cuore stomaco e cervello lo spingono a farlo. (Facebook:https://www.facebook.com/alessandrodevecchi.autore www.facebook.com/groups/ladanzadeipensieriedellinchiostro)
Visualizzazioni totali
Collaboratori
sabato 21 maggio 2011
"IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA" (riflessioni su una vita anticonformista...)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Una corsa contro il tempo....leggendo queste tue parole, mi viene in mente questa frase, ma un momento...forse non ha senso...forse non lo capisco. ecco, penso che per la prima volta in vita mia, mi sento meno sola,tante e troppe volte mi sono nascosta, e sempre lo faccio, per quel fiato che sempre mi manca, per quelle fortissime e ingestibili sensazioni, che ne so, immorali, che mi appagano, e senza alle quali non posso fare a meno. poi c'è la fede ma shshshshs, silenzio, non si può esprimere ciò che si nasconde dietro quei miei folli pensieri, estenuanti desideri.... "Ricordiamoci di non valutare mai la qualità del tempo che ci verrà concesso quaggiù in base al numero di respiri che faremo, bensì agli istanti che quel fiato ce l'avranno tolto". Dio mio, quanto mi sono sentita appagata leggendo questa frase, quanto mi sento più bella e più simile a un essere umano....e degna dunque, di esserci, di respirare, e perdere quel respiro... e sai che tutti giudicano questa tua "ignoranza"?.... grazie...infinitamente grazie.... per ora mi sento di commentare solo cosi, ma quante parole ancora, vorrei poter spendere... Anny
RispondiEliminaLeggerti mentre racconti quello che la tua Anima vive, è musica, riesci a dare voce a quello che hai dentro.
RispondiEliminaRimango illuminata quanto ti leggo,
scrivi con il cuore, con il coraggio di esprimere le più personali ed intime emozioni,
paure, gioie e soddisfazzioni.
Io non ho letto i tuoi due libri, li ho bevuti tutto di un fiato.
Mi hanno dato energia, forza, e mi hanno riscaldata come quando sei fuori al freddo ed entri in un posto ben riscaldato. Quel posto è il tuo Cuore Ale...Grazie, continua ad emozionarmi! Ti voglio bene...Kiki
Che dire Ale mi piace vivere di emozioni e leggerti mi fa sentire bene...poi tra scrittori ci s'intende...
RispondiElimina"Il muscolo cardiaco trattiene qualsiasi emozione, anche le ferite più profonde".