Una frase in queste ore mi risuona nell’inconscio come una canzone dal ritornello quasi ipnotizzante: << La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti >> (John Lennon).
Colto dal piacere di farmi sorprendere, scopro che quasi del tutto spontaneamente la mia mente aggancia a quest’aforisma una sua considerazione: << La vita è anche ciò che si rivela solo al di fuori delle campane di vetro… è ciò che accade fuori dagli acquari, all’esterno delle finestre e degli oblò…la dove c’è la possibilità di scottarsi o procurarsi anche botte e cicatrici, certo, ma coscienti di come esse siano forse il rischio da pagare per vedere sbucare nel nostro animo fiori veri e non pallidi surrogati ottenuti in serra >>.
Probabilmente il nostro vivere è paragonabile ad un moto perpetuo, una specie di puzzle infinito, dove la ricerca dei pezzi non cessa mai.
Una cosa CREDO di averla pian piano fiutata e compresa: non si possono avere gli strumenti per amare nessuno se non si è capaci di amare innanzitutto se stessi. Chi non sta bene con sé stesso, chi non si rispetta per ciò che è, chi non si dona al mondo con atteggiamento costruttivo anziché disfattista, difficilmente potrà offrire qualcosa di positivo all’umanità.
Volersi del bene e prendersi cura del proprio essere non è sintomo d’egoismo. L’egoismo semmai è pensare solo ed esclusivamente al proprio tornaconto, cercare nell’altro una stampella emotiva o qualcosa che colmi il proprio vuoto.
Penso che quest’ultimo modo di agire infatti non possa essere amore, poiché è legato al bisogno, ed il bisogno non è mai dettato da sentimenti incondizionati e puri, ma da mere necessità.
Tornando all’utilità dell’amor proprio e dell’accettazione di se stessi (come segreto per donare luce e calore vitale), adoro fare un paragone: non prendere in considerazione questi valori è un po’ come avere la pretesa di procurare del piacere all’epidermide altrui con un massaggio delicato, ma accingersi ad effettuare il massaggio con mani ruvide, tagliate o addirittura sanguinanti. E’ evidente che curare le proprie mani, ammorbidirle ed avvolgerle nel caldo olio profumato prima di iniziare a massaggiare il derma altrui, è necessario e terapeutico per entrambi gli individui coinvolti.
Credo che così si possa divenire completi: non delegando la nostra felicità. Quando si intuisce che l’altra metà della mela non è qualcun altro, bensì è la fetta vagante della nostra consapevolezza, si è compiuti…a quel punto finalmente si può porgere con gioia il frutto intero al prossimo, amando ORA Sì in modo totale e più appagante.
Tutte queste considerazioni mi portano inevitabilmente a parlare della paura: un sentimento naturale, a volte sensato e necessario alla sopravvivenza (quando giustificato), altre volte invece purtroppo distruttore e deleterio… soprattutto quando ci si lascia sopraffare da essa e ci si preclude della scoperta del “nuovo”, della gioia che ci attenderebbe al di fuori della famosa “campana di vetro” che ci siamo costruiti illudendoci di viver meglio.
La scrittrice Mabel Katz ci insegna a liberarci dalla paura di agire e di metterci in gioco dicendo: << Siamo tutti dipendenti dalla paura, dalla sofferenza. A volte preferiamo soffrire perché ci è familiare. Sappiamo come ci fa sentire la sofferenza e nonostante tutto ci sentiamo a nostro agio con essa perché l’abbiamo appunto conosciuta: è una cosa consueta, quotidiana.
Quando prendiamo il coraggio di affrontarla e superare i vari timori, raggiungiamo l’altro lato del tunnel, vediamo la luce ed oltre a sentirci trionfanti e molto felici di noi stessi ci guardiamo indietro e scopriamo che ciò che ci spaventava non era così terribile >>.
Io sono convinto che la paura di vivere situazioni ed emozioni nuove, di cui non abbiamo sicurezza, derivi dall’ impossibilità di controllare tutto (cosa che noi pretendiamo inutilmente e goffamente di fare con qualsiasi cosa ci si presenti). Tutto ciò scaturisce in una sorta di “sindrome del comodo agli arresti domiciliari”.
Colui che ha il terrore di “tuffarsi” in una nuova avventura che potrebbe dargli tanto, finisce col restare inerme come uno spaventapasseri, ma non lo fa per cattiveria o masochismo, è semplicemente bloccato in questa sorta di “gabbia dorata” dove tutto sommato crede di non stare così male: ha una centinaio di metri quadrati in cui muoversi, una finestra da cui guardare il mondo ed acqua e cibo delizioso quotidianamente, senza fatica alcuna, senza doversi porre domande né mettersi in discussione. Arriva persino ad auto convincersi che tutto ciò sia il suo bene e la sua fortuna e che non occorra uscire là fuori per vivere, ma sia sufficiente spiare la vita attraverso quella finestra o magari da un patetico spioncino che gli mostra come sarebbe la vita di cui tanto parla quando di tanto in tanto si lamenta.
Non ha alcuna palla al piede né manetta al polso, molto peggio: il suo lucchetto è privo di chiavi poiché è mentale. Un famoso adagio dice: << dimmi cosa pensi e ti dirò chi sei >>. I pensieri plasmano la nostra realtà per la semplice ragione che sono composti da energia e come si sa l’energia non si crea né si distrugge…passa da una forma all’altra appunto, divenendo pian piano realtà. Convinciti di essere destinato a quel tipo di vita da “comodo recluso” e finirai col sperimentarla nella realtà. Potrai anche di tanto in tanto lamentarti, borbottare e sfogarti con l’amico, l’amica o il conoscente di turno dicendo: << sono sfortunato, il mio destino è questo, non ho la vita che voglio...ecc…>>, ma la verità è che il desiderio di cambiare quella situazione è del tutto assente in quelle inutili parole di rito e prive di convinzione atta all’azione.
E’ troppa la resistenza dello stato comfort, l’abitudine consolidata, al punto che si preferirebbe restare a vita in quella sorta di “limbo dalle mura apparentemente accoglienti” (dove però purtroppo non si evolve, non si cresce, né si cambia mai).
Ogni giorno il “comodo recluso” trova tutti gli oggetti e le sicurezze conformiste di cui si è persuaso d’aver bisogno, nella medesima posizione in cui l’ha lasciata la sera precedente… finita l’abbuffata magari ha anche la possibilità di dedicarsi al giardinaggio curando piante comprate in una serra. Osserva ciò che accade al di fuori di quel vetro, ma non conoscerà l’ebbrezza di abbandonare quei “vasi da vivaio” e rotolarsi in un grande prato di violette con qualcuno che con amore lo prenda per mano.
Eppure basterebbe così poco: la semplice consapevolezza che il mondo è in quel che ancora non conosciamo… è oltre quella persiana, al di fuori di quel recinto mentale che tanto ricorda la “finta vita” di cui era vittima Jim Carrey nel film “The Truman Show”.
Sarebbe sufficiente la coscienza che una volta superato quel senso di vuoto che si prova dopo il lancio, ci attende la meraviglia di vincere la “paura di essere felici”. Già, perché così come la paura di soffrire (alla quale ci si abitua e si finisce col farne amicizia) esiste anche e soprattutto la paura di assaggiare la felicità e diventarne indissolubilmente protagonisti attivi.
Colto dal piacere di farmi sorprendere, scopro che quasi del tutto spontaneamente la mia mente aggancia a quest’aforisma una sua considerazione: << La vita è anche ciò che si rivela solo al di fuori delle campane di vetro… è ciò che accade fuori dagli acquari, all’esterno delle finestre e degli oblò…la dove c’è la possibilità di scottarsi o procurarsi anche botte e cicatrici, certo, ma coscienti di come esse siano forse il rischio da pagare per vedere sbucare nel nostro animo fiori veri e non pallidi surrogati ottenuti in serra >>.
Probabilmente il nostro vivere è paragonabile ad un moto perpetuo, una specie di puzzle infinito, dove la ricerca dei pezzi non cessa mai.
Una cosa CREDO di averla pian piano fiutata e compresa: non si possono avere gli strumenti per amare nessuno se non si è capaci di amare innanzitutto se stessi. Chi non sta bene con sé stesso, chi non si rispetta per ciò che è, chi non si dona al mondo con atteggiamento costruttivo anziché disfattista, difficilmente potrà offrire qualcosa di positivo all’umanità.
Volersi del bene e prendersi cura del proprio essere non è sintomo d’egoismo. L’egoismo semmai è pensare solo ed esclusivamente al proprio tornaconto, cercare nell’altro una stampella emotiva o qualcosa che colmi il proprio vuoto.
Penso che quest’ultimo modo di agire infatti non possa essere amore, poiché è legato al bisogno, ed il bisogno non è mai dettato da sentimenti incondizionati e puri, ma da mere necessità.
Tornando all’utilità dell’amor proprio e dell’accettazione di se stessi (come segreto per donare luce e calore vitale), adoro fare un paragone: non prendere in considerazione questi valori è un po’ come avere la pretesa di procurare del piacere all’epidermide altrui con un massaggio delicato, ma accingersi ad effettuare il massaggio con mani ruvide, tagliate o addirittura sanguinanti. E’ evidente che curare le proprie mani, ammorbidirle ed avvolgerle nel caldo olio profumato prima di iniziare a massaggiare il derma altrui, è necessario e terapeutico per entrambi gli individui coinvolti.
Credo che così si possa divenire completi: non delegando la nostra felicità. Quando si intuisce che l’altra metà della mela non è qualcun altro, bensì è la fetta vagante della nostra consapevolezza, si è compiuti…a quel punto finalmente si può porgere con gioia il frutto intero al prossimo, amando ORA Sì in modo totale e più appagante.
Tutte queste considerazioni mi portano inevitabilmente a parlare della paura: un sentimento naturale, a volte sensato e necessario alla sopravvivenza (quando giustificato), altre volte invece purtroppo distruttore e deleterio… soprattutto quando ci si lascia sopraffare da essa e ci si preclude della scoperta del “nuovo”, della gioia che ci attenderebbe al di fuori della famosa “campana di vetro” che ci siamo costruiti illudendoci di viver meglio.
La scrittrice Mabel Katz ci insegna a liberarci dalla paura di agire e di metterci in gioco dicendo: << Siamo tutti dipendenti dalla paura, dalla sofferenza. A volte preferiamo soffrire perché ci è familiare. Sappiamo come ci fa sentire la sofferenza e nonostante tutto ci sentiamo a nostro agio con essa perché l’abbiamo appunto conosciuta: è una cosa consueta, quotidiana.
Quando prendiamo il coraggio di affrontarla e superare i vari timori, raggiungiamo l’altro lato del tunnel, vediamo la luce ed oltre a sentirci trionfanti e molto felici di noi stessi ci guardiamo indietro e scopriamo che ciò che ci spaventava non era così terribile >>.
Io sono convinto che la paura di vivere situazioni ed emozioni nuove, di cui non abbiamo sicurezza, derivi dall’ impossibilità di controllare tutto (cosa che noi pretendiamo inutilmente e goffamente di fare con qualsiasi cosa ci si presenti). Tutto ciò scaturisce in una sorta di “sindrome del comodo agli arresti domiciliari”.
Colui che ha il terrore di “tuffarsi” in una nuova avventura che potrebbe dargli tanto, finisce col restare inerme come uno spaventapasseri, ma non lo fa per cattiveria o masochismo, è semplicemente bloccato in questa sorta di “gabbia dorata” dove tutto sommato crede di non stare così male: ha una centinaio di metri quadrati in cui muoversi, una finestra da cui guardare il mondo ed acqua e cibo delizioso quotidianamente, senza fatica alcuna, senza doversi porre domande né mettersi in discussione. Arriva persino ad auto convincersi che tutto ciò sia il suo bene e la sua fortuna e che non occorra uscire là fuori per vivere, ma sia sufficiente spiare la vita attraverso quella finestra o magari da un patetico spioncino che gli mostra come sarebbe la vita di cui tanto parla quando di tanto in tanto si lamenta.
Non ha alcuna palla al piede né manetta al polso, molto peggio: il suo lucchetto è privo di chiavi poiché è mentale. Un famoso adagio dice: << dimmi cosa pensi e ti dirò chi sei >>. I pensieri plasmano la nostra realtà per la semplice ragione che sono composti da energia e come si sa l’energia non si crea né si distrugge…passa da una forma all’altra appunto, divenendo pian piano realtà. Convinciti di essere destinato a quel tipo di vita da “comodo recluso” e finirai col sperimentarla nella realtà. Potrai anche di tanto in tanto lamentarti, borbottare e sfogarti con l’amico, l’amica o il conoscente di turno dicendo: << sono sfortunato, il mio destino è questo, non ho la vita che voglio...ecc…>>, ma la verità è che il desiderio di cambiare quella situazione è del tutto assente in quelle inutili parole di rito e prive di convinzione atta all’azione.
E’ troppa la resistenza dello stato comfort, l’abitudine consolidata, al punto che si preferirebbe restare a vita in quella sorta di “limbo dalle mura apparentemente accoglienti” (dove però purtroppo non si evolve, non si cresce, né si cambia mai).
Ogni giorno il “comodo recluso” trova tutti gli oggetti e le sicurezze conformiste di cui si è persuaso d’aver bisogno, nella medesima posizione in cui l’ha lasciata la sera precedente… finita l’abbuffata magari ha anche la possibilità di dedicarsi al giardinaggio curando piante comprate in una serra. Osserva ciò che accade al di fuori di quel vetro, ma non conoscerà l’ebbrezza di abbandonare quei “vasi da vivaio” e rotolarsi in un grande prato di violette con qualcuno che con amore lo prenda per mano.
Eppure basterebbe così poco: la semplice consapevolezza che il mondo è in quel che ancora non conosciamo… è oltre quella persiana, al di fuori di quel recinto mentale che tanto ricorda la “finta vita” di cui era vittima Jim Carrey nel film “The Truman Show”.
Sarebbe sufficiente la coscienza che una volta superato quel senso di vuoto che si prova dopo il lancio, ci attende la meraviglia di vincere la “paura di essere felici”. Già, perché così come la paura di soffrire (alla quale ci si abitua e si finisce col farne amicizia) esiste anche e soprattutto la paura di assaggiare la felicità e diventarne indissolubilmente protagonisti attivi.
- ALESSANDRO DE VECCHI -
P.S: qui sopra un ricordo che porto con me con piacere: una serata come ospite di una "radio libera" di Milano (Kristall Radio), esperienza che mi ha insegnato quanto le parole, soffiate in quel microfono e poi lasciate andare nell'etere, possano essere foriere d'eternità.
seguo sempre questo blog e le tue riflessioni e questa volta sono rimasta colpita ancora più fortemente dal messaggio ! hai parlato di come si può e si dovrebbe vivere davvero al di fuori di quella stupida campana di vetro ed hai fatto centro !
RispondiEliminaC. P.
La liberta è sacra, fa parte dell'uomo e nessuno può privarsene o privare altri. Grazie Ale.
RispondiEliminaGianfranco
Ho letto.....ho letto tutto d'un fiato e mi sono ritrovata dentro...dentro ogni cosa che hai descritto.....cose che ho vissuto sulla mia pelle...grazie Ale...... sempre fantastico :-)
RispondiEliminalusingatissimo e rosso dall'emozione cara Silvia!
Eliminaquello che hai scritto si rispecchia perfettamente con tante cose Buddiste, sono buddista da un po' di tempo, e sto leggendo un sacco di libri.....e francamente ciò che hai scritto si rispecchia moltissimo....with compliments!!!!
RispondiEliminada 3 anni ho iniziato 1 percoso spirituale .. è come se mi fossi risvegfliato e avessi capito che tutte quelle initile corse verso affanni di cui ci preoccupiamo fossero in realtà sciocchezzuole dinanzi al vero senso dell'essere qui :) grazie Paolo!
EliminaSono io che ti ringrazio, Ale......leggerti mi dà la possibilità di osservare e riflettere con maggiore attenzione e consapevolezza sentimenti e le emozioni che che mi hanno accompagnato in questi ultimi anni e al bisogno che ho sentito dentro, nonostante tutte le paure, di fare le scelte che ho fatto...
RispondiEliminaTroppo ho amato e troppo amo, tutti sicuramente più di me stessa...e adesso che il tempo stringe faccio fatica a prendermi cura di me, perchè non conosco neppure quale balsamo sia più indicato per le mie mani, quale massaggio per la mia pelle...Ho avuto sempre paura di chiedere aiuto, orgogliosa per non dover poi dire grazie, ma adesso credimi la stampella la vorrei...Credo serva la via di mezzo. L'amore è vero, non chiede, l'amore dona e si prende cura, ma arriva il momento della raccolta, è vitale, è energia rinnovabile...
RispondiEliminaVDC
stai seminando bene Vale..è il tuo autunno, la tua stagione della semina.. arriverà la primavera e i frutti del tuo amare il prossimo si vedranno rigogliosi + che mai .. ne sono certo :-))
EliminaHai scritto delle cose stupende, concordo con te che prima di tutto dobbiamo amare noi stessi, nella filosofia buddhista è una regola.
RispondiEliminaMi ricordo sempre questa frase di mia madre:
"alla mattina guardati allo specchio e ripeti che ti vuoi bene!"
eh si..spesso penso a quella frase, quando sono molto triste.
Ti auguro una buona settimana!
grazie Giglio! bellissima questa frase che mi hai donato.. conosco (o meglio , stò conoscendo 1 po grazie ad alcune serate passate con Lama venuti dall'oriente) ciò di cui parlano in questa filosofia...io mi ritengo semplicemente un "panteista" (cioè credo che il divino sia in tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che ci circonda sia di origina divina ) ma adoro qualsiasi diquisizione di questo tipo, perchè mi può donare tanta tanta conoscenza (e quella è davvero senza prezzo!) buona settimana a te! :-)
EliminaChe bello quello che hai scritto fa riflettere .....
RispondiEliminaTroppo spesso capita di essere testimoni di lamentele sterili…lamentele inchiodate sul punto dell’insoddisfazione …si dovrebbe gridare di gioia, di dolore, di fame e di sete d’amore e invece si sentono solo lamentele. ….la gente ne produce sciarpe interminabili con cui avvolgere le proprie insoddisfazioni, ne produce talmente di lunghe e avvolgenti che ci si ricopre bene da soli, in due, tre, a gruppi e questo è un male….
Comode, calde avvolgenti sciarpe di ogni filato, di ogni colore e di ogni dimensione …….che non riscalderanno MAI le ali…..
Grazie!!!!!!!!!!!!!!
sempre estasiato nel leggerti Giuly! ;-) credimi!!!
EliminaHai descritto benissimo di come si soffre , e la sensazione che si prova ad essere intrappolati sotto una campana di vetro! L’impressione di non essere lì, sentirsi anestetizzati, estraneità da dal proprio corpo e dal mondo circostante...una sorta di anestesia generale nei confronti degli altri e del mondo!
RispondiEliminaConquistare la libertà, saltare fuori dalla campana diventa l'obiettivo più importante della vita.
Grazie Ale, riesci sempre ad emozionarmi!
L'altra notte, in accettazione ho riletto "Meravigliosamente Imperfetto".
Emozionata come la prima volta che l'ho divorato!
Aspetto il tuo nuovo libro!
Un abbraccio al tuo cuore.
Con affetto Kiki
Kiki!!! grazie cara!!!! :-)) emozioni sempre coi tuoi commenti! ti do una bella notizia: il nuovo libro è terminato nella stesura ed anche la copertina è pronta...ora me lo stanno correggendo ^_^ un bacione!
EliminaCiao Ale ... passo di rado nei blog a lasciare commenti,(causa tempo), ma leggo sempre tutto ... oggi un piccolo intervento era doveroso perchè le tue parole sono intelligenti, e oltremodo profonde. Sarebbe giusto, perchè no, che tante persone adottassero una filosofia di vita simile, ma nel tuo post, con il quale mi trovi in perfetta sintonia, spieghi bene, "ai buoni intenditori", il motivo per il quale tante persone non riescono a vivere felici ... diceva un grande:"Non è la libertà che manca ... mancano gli uomini liberi"! ... si riferiva al fatto che l'unico vero carnefice dell'uomo è se stesso! Bellissimo Ale, complimenti.
RispondiEliminaCiao Stefy!! stupenda la citazione che mi hai lasciato! wow!!!!!!!!!!! a prestissimo!! :))
EliminaCome al solito caro Ale sei insuperabile, riesci sempre ad entrare nel quotidiano di ciascuno di noi e ci dai la possibilità leggendoti di fermarci un attimo e riflettere!!! BRAVO!!!!
RispondiEliminaa parte il contenuto, a parte il fatto che scrivi bene e mi piace e mi è piaciuto sin dal primo post che lessi quasi un anno fa, in questo tuo sfogo noto un cambiamento interiore ma anche come scrittore, il tuo modo di scrivere migliora di giorno in giorno, il tuo stile si stà perfezionando, stà prendendo forma e ti si stà tatuando nei polpastrelli delle dita che usi per dare sfogo al tuo estro intellettuale e creativo e che usi anche per suonare, credo che la tua anima si trovi proprio lì per buona parte della tua giornata, in quei polpastrelli delicati. Questo post per me si intitolerà "Speranza" se per te va bene.
RispondiEliminaGrazie
Un abbraccio
Lorelyna
che dire? sono semplicemente rosso dall'emozione ^_^ troppo buona!
EliminaGrazie Ale!
RispondiEliminaCon tutto il cuore, con tutta l'anima.
Ciao Palma!!! che sorpresa!! un bacione grande! ;-)
EliminaCaro Alessandro, è davvero bello leggerti.
RispondiEliminaTutto qui.
Verrò a trovarti, mi piaciono le tue riflessioni e chicche di saggezza. Vaty
aloha Vaty! ^_^ sarà un piacere leggerti.. fra l'altro il tuo blog è davvero carinissismo! a presto!
Eliminaè da poco che ho imparato a leggere, ma faccio ancora tanta fatica a non soffermarmi troppo sulle parole... e così perdo il filo e il senso di quanto sto leggendo.
RispondiEliminasono prolissa di mio, ma cercherò di dirti in breve....amare è forse quello che tu affermi e non lo si può fare se prima non si ama se stessi.
per me, e lo affermo con convinzione, spero che continui ad essere sempre e costantemente dare....lo sguardo di chi ti è difronte quando riesci a cogliere quanto desidera materialmente o solo moralmente in quel momento mi riempie mi appaga, riuscire a dire quanto serve in quel momento, trasmettere con uno sguardo tutta la tua comprensione. mi rendo conto di non essere riuscita a dirti quanto avrei voluto. mi piace cmq quanto affermi. ma sopratutto ....farfalla
ciao Farfalla!! ;-) hai paura di non riuscire a comunicare ed invece ti faccio i miei complimenti e ti assicuro che quanto da te espresso è arrivato diretto ... per quanto mi riguarda hai detto bene: l'amare è soprattutto dare, poi per quanto riguarda il discorso amare sè stessi -amare gli altri, anch'io ritengo che le due cose sia interdipenti: chi si vuol del bene(ovviamente in modo non egoistico) finirà per amare il prossimo, così come amare il prossimo è un modo per fare del bene inconsciamente ed indirettamemnte anche a se stessi.. lue due cose sono connesse, poichè tutti gli esseri viventi sono legati e il nostro "essere" inizia dove inizia quello del nostro prossimo
Elimina. Buon volo libero Farfalla!
devo confessarti che ti ho conosciuto tramite un'amica comune, e avevo dubbi perplessità incertezze su quanto lei mi descriveva di te di come riuscissi a confortarla insomma di quanto fossi in gamba...io alle persone virtuali non credo molto e non mi sono ricreduta totalmente le scottature prese sono troppe ..ma devo ammettere che mi ha colpito sia che tu mi abbia dedicato del tempo e sia che tu abbia compreso e condiviso.
Eliminagrazie e a presto.
Farfalla, che piacevole sorpesa!! a volte bastano due parole così delicate per restare piacevolmente "spiazzati" :) che dire? sarà il colmo per un "aspirante scittore" (parolone) , ma mi hai lasciato davvero senza parole con le quali replicare.. per cui mi limito ad offrirti quanto di più sincero ho: un abbraccio e la promessa di "ritrovarci" presto! buona giornata! :-)
EliminaMolta verità nel tuo post.
RispondiEliminaCiao Cav!!! ;-)) buona giornata!!!!
EliminaQuante cose si potrebbero dire sul coraggio di vivere, sull'imparare a vivere e sul lasciarsi vivere! Bel post, molto intenso!
RispondiEliminagrazie Carolina!!!!!!!!!!!!! pienamente d'accordo.. si potrebbero scrivere davvero chissà quante e quali magnifiche cose a riguardo ;-) a presto!!
Eliminami ritrovo in molti concetti e pensieri che hai descritto...è molto bello...un abbaccio
RispondiEliminaCiaoooooooo Giorgia! che piacere ritrovarti anche qui ;-) un bacione!
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