Volevo che questo romanzo avesse un seguito naturale, e sono riuscito a scrivere la trama di un nuovo romanzo dove il protagonista altri non è che il cugino del protagonista precedente. Il nuovo lavoro si intitolerà "Quanta felicità puoi sopportare?", un titolo che già nella sua particolarità contiene tante sfumature e sorprese,
Stò affrontando la fase finale delle correzioni del testo, poi lavorerò alla copertina e all'impaginazione. Lo pubblicherà in Estate, ma nel frattempo vi lascio una "chicca": eccovi il commento-prefazione donatomi da Edmondo Masuzzi (professore, giornalista, scrittore; nonché mio insegnante di scrittura creativa).
A prestissimo anime scalze!
ALESSANDRO DE VECCHI
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Il secondo romanzo di Alessandro De Vecchi, autore di “Le risposte del
silenzio”, ti avvince ed incuriosisce già a cominciare dal titolo, “Quanta
felicità puoi sopportare?” Un titolo che ha il gusto del paradosso, ma è
soprattutto il punto di partenza per un discorso sul concetto di felicità e
della sua percezione.
La sfida, per Alessandro, - una sfida che ha comportato un nuovo lungo
lavoro di ricerca e documentazione - questa volta consiste nel
descrivere... un’altra sfida. La sfida
che Davide, il protagonista della storia, si trova ad affrontare ogni giorno
della sua vita: Davide, infatti, non possiede il dono della parola. E’ muto
(non sordomuto, però) e nonostante questo, anzi, proprio per questo, ha
imparato a compensare il proprio handicap in ogni modo possibile: sviluppando
una comunicatività naturale e una grande spontaneità nell’instaurare rapporti
umani, e acquisendo una perfetta padronanza del linguaggio dei segni, tanto che
lavora per una emittente televisiva come “interprete” delle notizie nel linguaggio
dei sordomuti.
La sua estrema sensibilità, però, trova il modo di esprimerla soprattutto
nella scrittura, scrivendo rapidamente sul suo ‘fido’ block-notes, nelle
conversazioni, frasi ben cesellate, ma anche utilizzando con sicurezza i mezzi
tecnologici per comunicare col suo prossimo.
“Quanta felicità sai sopportare?” è la storia di un amore che nasce piano
piano e diventa sempre più forte, vincendo le paure iniziali di Davide, dovute
alla propria condizione e ad un’esperienza negativa precedente.
E’ un amore totale, fisico e mentale, fatto di cose grandi e piccole, come
quando Davide e Stella leggono separatamente ma in contemporanea uno stesso
libro, per poi discuterne insieme, o il ballo insieme, o il ritratto di lei.
E’ una storia di amicizie, quelle vere, che fanno accettare l’altro per
quello che è, senza volerlo cambiare, e non ti costringono a mostrare di te
stesso solo la faccia migliore.
E’ in un certo senso anche l’inizio di una saga familiare, perché compare
nel romanzo anche Pablo, il cugino protagonista di “Le risposte del silenzio”,
che ha condiviso con Davide il periodo dell’infanzia, e avrà un ruolo
importante anche in questo secondo romanzo.
Ma gli elementi memorabili in “Quanta felicità sai sopportare?” non
finiscono qui.
Questo romanzo non è solo un romanzo: porta incastonati alcune pietre
miliari, piccole e grandi, della vita di Alessandro: una poesia, il resoconto
di una partita e quello, entusiasmato ed entusiasmante, di un concerto milanese
del Boss, il grande Bruce Springsteen, insieme ad altre citazioni musicali, e
poi note e riferimenti al Dharma, la via Buddhista, non dogmatica, alla ricerca
della serenità. Il tutto raccontato in prima persona, utilizzando una grande, quasi gaddiana, varietà dello
stile.
A differenza di “Le risposte del silenzio”, che ci aveva portato in luoghi
remoti, dal Vietnam al Nepal, questo romanzo ci dischiude lo scrigno prezioso
di un mondo più vicino, la poesia e la dolcezza della nostra terra, che
Alessandro esplora spesso, soprattutto in bici e a piedi: Abbiategrasso,
Morimondo, Bereguardo e tutta la valle del Ticino
circostante.
Un’ultima curiosità: compaiono, citati per nome, alcuni amici di
Alessandro, e frasi effettivamente pronunciate da suoi lettori e followers: una
scelta decisamente interessante nell’ambito del romanzo realistico, ferma
restando la costante della ricerca spirituale di De Vecchi.
Una scelta che potrebbe fare scuola. (EDMONDO MASUZZI)
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