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giovedì 17 novembre 2011

Le finestre appannate....

Rieccoci...
Novembre sta per concludersi e con esso vanno in scena gli ultimi atti di un intenso anno.
Non mi soffermerò a parlare di cosa è stato o non è stato questo 2011, nè allungherò  il collo per sbirciare le ipotetiche sfere di cristallo nel tentativo patetico di scorgere cosa ne sarà del prossimo: una delle poche cose che ho imparato in queste 34 primavere di vita è guardare solo all'oggi, vivere nel "QUI E ADESSO".
Una macedonia di emozioni, sapori ed immagini di questi istanti ve la voglio consegnare a modo mio, il succo è tutto qui: in una spremuta di percezioni che ho intitolato "le finestre appannate".
Buona lettura a chiunque ne ha piacere... 
Voglio infine donarvi i miei più sinceri rigraziamenti per i vostri interventi nel nuovo spazio "LA BACHECA COMUNE " (consultabile cliccando apounto sulla voce "bacheca comune", nella colonna a destra del blog.. sotto il titolo "menù")....è davvero straordinario il dialogo che in pochi giorni è spontaneamente nato e cresciuto  in questo spazio! Vi attendo quindi quotidianamente con gioia!!
<< LE  FINESTRE  APPANNATE>>


Mastico l’ultimo chewingum del pacchetto mentre mi accingo a spegnere il computer.
In lontananza mi giunge il rumore della ventola che frulla come il motore di un motoscafo… in effetti il mio p.c. è rimasto acceso tutto il giorno oggi, anche mentre ero fuori casa.
Accanto ad esso c’è il mio cellulare, una tazza di caffé bollente ed un block-notes colmo di appunti disordinati e azzoppati da centinaia di scarabocchi e cancellature.
Il mio manoscritto sembra vestito a festa ed irriconoscibilmente ordinato quando l’osservo li campeggiato sullo schermo. Clicco sul pulsante in basso alla schermata blu di windows, per mettere a riposo l’aggeggio elettronico.
Il riflesso della luce che il monitor ancora emana, attraversa la stanza nella sua interezza, sino a rimbalzare sul vetro della finestra in fondo alla sala.
Mentre il p.c. lentamente si spegne come un riflettore a fine spettacolo, vedo il drappello luminoso specchiarsi nel vetro. Incollo le mie mani aperte alla superficie e la scopro piacevolmente appannata.
Uno strato umido annebbia completamente la visuale, regalandomi una prospettiva simile a quelle che si riscontrano quando ad alta quota capita di camminare in un sentiero che attraversa una nuvola.
Provo ad aprire la persiana per osservare meglio la scenografia che la sera ha allestito ed i suoni che provengono dalla strada. Distinguo chiaramente le luci gialle dei lampioni antinebbia, i bagliori delle tv nella via, il rumorio del pentolame e delle stoviglie della famiglie adiacenti, l’abbaiare quasi musicale dei cani a passeggio con gli umani… ed infine le minuscole stille rugiadose che incorniciano le automobili.
Che prodigio lasciarsi sopraffare dalla quotidiana essenzialità. Siamo sempre così disattenti, così imprudentemente ciechi moralmente, da non accorgerci dell’apogeo naturale delle cose.
Rimango ancora per un istante in questa sorta di dipinto vivo: adoro percepire il fresco alito novembrino che mi si appiccica alle ciglia.
Richiudo la finestra e torno a scrutare l’esterno attraverso nuove lenti: è tutto così incredibilmente sfumato, tanto da apparirmi come una sorta d’allucinazione del creato ottenuta attraverso un caleidoscopio.
Il mio respiro riempie di macchie il centro della facciata ed io mi lascio andare ad un sorriso che si compiace, ingannandosi e convincendosi d’ammirare un’opera di Monet.
L’indice della mano destra si prende la libertà di scrivere sul vetro frasi spontanee, mentre con le dita della mano sinistra sottolineo ogni vocabolo.
<< Calore, contatto umano, felicità, sognare senza sosta, amare, domandare, cercare, rispondere, trovare, tenere botta, ubriacarsi di vita… >>
Come in un brainstorming alloggio a casaccio questi pensieri, concludendo il caotico tema con un simbolo che a mio parere è il padre di ogni successo: il punto interrogativo.
Se è vero che le risposte migliori giungono in seguito alle più dotate domande, il vero patrimonio umano sta nel chi formula gli interrogativi, in seguito ai quali occorre innescare un percorso di ricerca e scoperta per giungere ai responsi.
Che altro dire? Forse sono un uomo convinto…estremamente convinto dei propri dubbi, o probabilmente noi esseri umani siamo portatori sani di dilemmi.
Il potere ipnotico della musica mi richiama in cucina: la radio accesa in sottofondo sta trasmettendo “November rain” dei Guns ‘n’ Roses ed io mi ritrovo con le mani spoglie a mimare l’assolo di chitarra con il quale Slash ha impreziosito questa canzone, rendendola immune al tempo e all’oblio. 
Socchiudo gli occhi e penso: << Ci sono storie che non possono stare dentro ai 5 minuti di una canzone. Necessitano di spazi infiniti per raccontarsi, per questo si espandono tra cielo e terra sdraiandosi lungo il profilo dell’orizzonte >>.
Fabio mi chiama al cellulare: non trova parcheggio sotto casa mia, mi aspetterà in piazzetta.
Berremo una birra assieme e ci lasceremo trasportare da torrenti di parole intervallati da altrettanti silenzi importanti.
M’infilo la felpa viola col cappuccio, afferro giubbotto, chiavi ed i miei gingilli vari. E’ il turno del portafoglio: mentre lo inserisco in tasca vi trovo il biglietto del parcheggio sotterraneo del centro commerciale dove l’ultima volta io ed il mio amico ci siamo dati appuntamento.
Lo stendo sul palmo della mia mano e, come una bottiglia incapace di trattenere al proprio interno le bollicine, scoppio in una fragorosa manifestazione di gioia ed allegria.
Sul tagliando c’è stampato un disegno che raffigura due coccinelle in inequivocabile rituale d’amore ed accoppiamento… non sto sghignazzando solo per la comica rappresentazione grafica, lo sto facendo perché mi sento improvvisamente un tutt’uno con l’infinito. Perché apprendo solo ora d’aver fatto pace con me stesso ed aver sotterrato i guantoni coi quali facevo a pugni un giorno con l’intelletto ed il successivo con il sentimento.
La coccinella è da anni una specie di marchio a fuoco per me: è un simbolo che mi appartiene, che mi rimembra esperienze indelebili come le persone che han fatto parte d’esse.
Ogni mia singola molecola è felice di “dare del tu” a questa creatura così speciale nel mio immaginario.
La conoscono bene i miei globuli rossi e quelli bianchi. I litri di sangue che mi percorrono in lungo ed in largo ogni santo giorno. Le cornee dei miei occhi. L’ossigeno dei miei alveoli polmonari. Gli atri ed i ventricoli del mio cuore.
Le vuole tanto bene anche il mio smalto dentale, che ogni volta che vede quel simpatico insettino, trova l’occasione di mettersi in mostra come un divo scintillante.
La verità è che nel complesso fondale oceanico che è la vita, ognuno di noi ha bisogno di un punto di riferimento, di un ormeggio conosciuto al quale aggrapparsi per poi riprendere la coraggiosa nuotata subacquea.
Ebbene io ho appena pescato quell’arpione nella tasca dei miei jeans: l’ho benedetto con tutto me stesso, l’ho interpretato come un segno del fato ed al fato stesso ho sussurrato il mio amore e la mia gratitudine per avermi omaggiato di un altro sospiro di stupore.
Ora faccio il pieno d’ossigeno, ne necessiterò abbondanti quantità dato che desidero accarezzare il grazioso corallo marino che il mio vivere fiduciosamente attende.

- ALESSANDRO  DE  VECCHI -








14 commenti:

  1. Bellissimo...(rosemary mantovani).

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  2. Grazie....schietto...incisivo...e vero...è sempre un piacere leggerti Grande Ale!! <3 Silvia.

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  3. Complimenti Alessandro, mi sembra di aver assistito ad un film muto, le tue descrizioni così reali e per niente esagerate per un momento mi sono trovata davanti al tuo pc con luci e rumori reali, ma non reali è la tua essenza che ha saputo catapultarmi in un piccolo attimo della tua giornata!! Bravo!! Maria Pia

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  4. Un piacevole racconto, molto scorrevole, dalle atmosfere nostalgiche.
    Bravo Ale! Adoro leggerti...

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  5. Ho letto il tuo scritto e sono rimasta a bocca aperta...E' proprio incredibile!!!!


    l'8 febbraio scorso, ho sognato una riunione di famiglia a Palermo, alla quale partecipavate (graditissimi ospiti)
    Mentre si rideva e si scherzava allegramente, improvvisamente entrava dalla finestra aperta (che dava su un bel prato fiorito), una coccinella!!! Tutti la notavamo ed eravamo contenti di quella visita, mentre lei svolazzava allegramente su di noi, saltellando di mano in mano! Alla fine volava via, lasciandoci come un auspicio di buona fortuna e una sensazione di grande armonia!
    Un bellissimo sogno che volevo condividere visto che eravate..."presenti"!:)))
    Vi abbraccio!

    Gabriella

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  6. così come un fotografo cattura un attimo di vita tramutandolo in un'immagine, tu riesci a cogliere la vita stessa e ad immortalarla tra le vocali e le consonanti di un alfabeto che sai destreggiare come il più abile giocatore di poker sa mischiare le carte...
    Mi piacciono vari pezzi, tra i tanti, l'immagine del "pugile" che fa a botte con l'intelletto e i sentimenti a giorni alternati, e la lista dei vocaboli scritti sul vetro e sottolineati...
    Splendido davvero!
    Lorely

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  7. Bellissimo..mi sono immersa in queste parole come se fossi lì..in quella stanza...ciao :)

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  8. E la chitarra vibra...e leggo,senza fretta, e sento leggero il sapore delle cose che ornano anche, la mia vita, non c'e' eta' ..le stesse che tornano familiari a chi vive di sensazioni amiche,presenze necessarie per afferrare i mille perche'.E leggo piacevolmente sorpresa da un giovane che si ritrova e ama, il ripetersi di gesti, abitudini, incontri e sensazioni, che molti lasciano nell'indifferenza della pochezza di spirito. Vero e sciolto ,semplice e ricco,come la dedizione ad una coccinella che regala sorrisi di pensieri e una tranquillita' che ancora stupisce non solo lo scrittore Alessandro, ma una lettrice che aspetta il prossimo ''qui e adesso'...perche' l'emozione che doni ,ha voce!!e che voce!!! belle le finestre appannate. Bravo.:-)


    Carla

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  9. A volte viviamo per tutta la vita con le finestre appannate, inconsapevoli che basta un gesto per spostare l’umido impedimento avvinghiato alla semplicità dell’essere…..
    un piccolo umile gesto, come un passo in dietro, un po’ più a destra o un po’ più a sinistra ma non …più avanti di noi stessi, per notare quante emozioni si possono raccogliere e respirare…
    La grandezza di un’emozione sta nella semplicità di predisposizione, e di conseguenza nella purezza d’animo a cui più verosimilmente ci si abbandona.
    Recuperare la capacità di meravigliarsi è opera di grande pregio ….fermarsi ed ascoltare quello che non c’è, finché non torna ad essere la voce meravigliosa che ci stupì, consapevoli che ci stupirà ancora, è già il capo chino e la spada sulla spalla sotto il chiaro della luna………..

    "Ci sono storie che non possono stare dentro ai 5 minuti di una canzone. Necessitano di spazi infiniti per raccontarsi, per questo si espandono tra cielo e terra sdraiandosi lungo il profilo dell’orizzonte"...questa frase mi ha colpito molto..è immensa....leggerti è percorrere insieme a te un attimo, prenderlo in prestito e restituirlo aggiungendovi un segno…..
    Grande sensibilità, grande capacità espressiva, grande capacità di coinvolgere il lettore…..
    Grazie Ale….buona serata :-)
    Giuly

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  10. Leggerti, è sempre un bellissimo viaggio! Le finestre appannate sulle quali si posa il fiato di un poeta che non si arrampica sulla memoria né s’incastra più ad essa ma si titola d’istinto contorsionista, nemmeno aiutato dal respiro della punteggiatura!
    Un racconto che riesce a documentare la vita attraverso le passioni, da quelle leggere e sorridenti a quelle che infuocano il cuore fino allo stare male, quelle che hanno la forza di infiammare le foreste dei pensieri più intimi, per poi restituire la voglia di andare lontano,avventurieri di un nuovo infinito e di un nuovo messaggio di gioia da spartire col sogno più raro
    Ale, riesci a parlare d’amore come campane domenicali vogliose di inseguire il cielo per farsi sentire e che fa, d’ogni amore che ci circonda, l’autore del nostro vivere sano!Il tuo modo di scrivere mi ammalia, ho molta stima di te amico mio,
    sei una nuova finestra da cui affacciarsi per capire e respirare il profumo di ogni terra nuova, di ogni nuovo racconto o poesia, capace d’emozionare qualsiasi sensibilità.In questo raccconto spicca la bellezza della tua anima, del tuo tempo migliore, un anima su cui affacciarsi, e respirare il profumo di un amore puro, come diceva Battisti, puro come il tuo amor.;))
    Grazie Ale...un abbraccio al tuo cuore <3

    Kiki

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  11. Sei molto molto bravo, mi sembrava di essere lì, hai descritto perfettamente momento per momento.
    Ciao, ti auguro un buon fine settimana

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  12. Le finestre o i vetri in generale sono sempre simbolo di uno schermo che spesso ci tutela dalla realtà...se in più sono appannate il rischio è di non voler vedere...gli occhi fanno ciò che possono, ma il cuore sa...e allora bisogna farci i conti, perchè i fantasmi tornano e non rompono i vetri...di solito strisciano...
    VDC

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  13. ...non sono molto brava con le parole...dico solo che questo racconto è stupendo!...ogni volta che leggo qualcasa di tuo mi emoziono sempre!!!..ed è per questo che penso che il tuo libro sarà un successone!!..bravo Ale! non perdere mai la forza di andare avanti!!

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