Le visioni erronee (la non conoscenza dettata dall’ignoranza
fondamentale): racconto, riflessioni, antidoti.
Eccoci alla prima afflizione mentale, l’ignoranza
fondamentale delle visioni erronee. E’ essa la matrice di tutti i difetti che
si sviluppano in seguito e sulla base di questa. Ci si aggrappa alla principale
distorsione della realtà che causa ogni altra nostra condizione insoddisfacente
(Samsara).
Che cosa di intende per non conoscenza? Cos’è viziato
da ignoranza di base? Si tratta della nostra concezione erronea del Sé
auto-esistente. L’illusione, frutto di una percezione non completa e non
saggia, che ci fa percepire noi stessi e ogni altra cosa, come esistente di per
sé, in maniera autonoma, indipendente. Lo vedremo meglio in seguito: attraverso
un mio breve racconto di fantasia, che vi propongo, (dal titolo “Il giorno in
cui la Luna si specchiò nel vuoto colmo di tutto”). Successivamente faremo
delle considerazioni e chiuderemo questo argomento con una meditazione.
Certamente non abbiamo alcuna velleità di comprendere a fondo e realizzare la
vacuità, ma anche solo un piccolo passo verso una visione meno confusa ci potrà
aiutare.
Il racconto: «La notte in cui la Luna si specchiò nel vuoto
colmo di tutto.»
Vi fu un giorno, diversi millenni fa, in cui la Luna,
dopo un’eclissi, non volle riaffacciarsi al cielo.
Per tre notti consecutive il tempo fu orfano della
magia argentata che ancora oggi possiamo ammirare.
Si racconta che in quei tempi l’umanità fosse
preoccupata di non vedere più la “signora della sera” e che alcuni sacerdoti si
riunirono a pregare, temendo la fine del mondo.
«Che cosa sta accadendo?» Chiese il gran sacerdote
Giove, interrogando il suo amico di preghiera, un uomo di nome Solare.
Solare rispose: «Accade che la Luna non voglia più
farsi vedere dall’umanità. E’ diventata gelosa della stella che porta il mio
nome, il Sole!»
«E perché mai? Replicò il sacerdote. «Da dove nasce
questa sciocca gelosia? Cosa sono questi capricci? Possibile che la Signora non
capisca che così facendo gli uomini non sapranno più orientarsi nella notte?»
Solare capì che la situazione era grave, così chiese a
Giove di mandare sulla terra una coppia di innamorati alla ricerca della Luna.
Nel secondo giorno di assenza, quest’ultima,
incominciò a riflettere su ste stessa: si sentiva inferiore alle stelle: «Tutte
brillano di luce propria, io no! Io ho bisogno del Sole per riflettere luce.
Tutte hanno una loro posizione chiara, sembrano primedonne. Io no! Io sono
costretta a girare intorno alla Terra come fossi una mendicante. Non valgo
nulla e sono stufa di farmi vedere così miserabile!»
La Luna era davvero depressa, così il sacerdote che
portava il nome del pianeta più imponente, decise di mandare due innamorati al
Lago dei cigni d’argento, di farli sedere sulla sponda in attesa della Luna,
per rendere il loro bacio qualcosa di speciale e memorabile.
La coppia obbedì e si sedette in prossimità dello
specchio d’acqua in spasmodica attesa di un riflesso argentato.
«Amore guarda, persino i cigni questa sera
l’aspettano!» Disse l’uomo alla propria amata, la quale rispose: «Hai ragione,
ma stasera la signora sembra non voler rispondere! Se solo sapesse quanto
l’amiamo! Quanto abbiamo bisogno di lei! Tutti quanti. Noi due, i cigni che
l’ammirano ogni volta e persino il Sole, che la insegue senza poterla mai
incontrare. E’ proprio per questo che le manda i suoi raggi! E’ l’unico modo
che ha per poterla abbracciare.»
La Luna, che era nascosta dietro ad una grossa nuvola,
udì quelle parole e si commosse.
Comprese chi era davvero e capì di essere stata
egoista e confusa. Così riapparve e si specchiò nell’acqua placida e serena del
lago, proprio mentre i due innamorati si baciavano e i cigni facevano festa
alla sua presenza.
In quel preciso frangente la Luna intuì che poteva
esistere solo perché era dipendente da tutto il resto: l’acqua, il cielo, i
raggi del sole e gli occhi degli innamorati. Ma allo stesso tempo penetrò con
la sua luce la realtà: anche le cose che aveva appena notato, i fili d’erba, le
maree e le notti, potevano esistere solo in dipendenza sua: così lei era il Sole
ed il Sole era lei. Lei era quei baci e quei baci erano lei, senza alcuna
separazione, solo un unico grande sapore di tutte le cose. Il sapore del vero.
Da quella notte la Luna sa chi è…e tu, che stai
leggendo questa mia fiaba, sai di essere la Luna, nel momento stesso in cui la
osservi con amore.
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